Stai tranquillamente seduta, intorno a te ci sono tante persone, una moltitudine e quindi devi mantenere il controllo, la gente ti guarda, tutti sono tranquilli, tutti sorridono, allora devi sorridere anche tu.
Ma tu inizi a sentire il cuore battere forte – come un martello pneumatico che ti avrebbe potuto spaccare il petto.
Allora inizi a respirare – inspira, espira, ispira, espira – per i dolori del parto funziona, forse funzionerà anche in questa occasione, forse riuscirai a riprendere il controllo, ma l’aria non arriva ai polmoni: stai boccheggiando, come un pesce fuor d’acqua.
Allora chiudi gli occhi per fuggire, ma li riapri in fretta, perché lì fuori il mondo ti guarda: eppure la stanza si sta rimpicciolendo, le facce delle persone sono ormai delle orribili maschere minacciose, degli spettri inquietanti.
Le gambe non ti sorreggono più. La testa gira, o forse è la stanza stessa a ruotare intorno a te.
E le mani tremano, come se stessi congelando, ma in realtà ciò che ti cosparge è il sudore. E in quel momento, come un fuoco congelato ti sussurri terrorizzata: “Ecco: sto morendo!”.
L’attacco di panico: una storia ancestrale, ma ancora moderna
Gli Antichi Greci avevano trasformato tutto ciò in una divinità: Pan, un dio fortemente legato alla potenza della natura, selvaggio e indomabile, abitante dei boschi. Egli trascorreva le sue giornate alla ricerca di ninfe da possedere: cambiando aspetto, camuffandosi, assalendole all’improvviso, per poi scappare via, abbandonandole nell’ansia e nella paura di poterlo incontrare ancora.
Hai mai vissuto questa situazione paradossale? Forse proprio perché l’hai vissuta una volta temi che essa ritorni a rapirti nuovamente. Così, spesso emerge l’estenuante vissuto di attesa tra un attacco e l’altro, il timore dell’inaspettato, l’ansia anticipatoria del “Quando sarà la prossima volta?”, la preoccupazione di ciò che il prossimo attacco potrà comportare. E si comincia ad avere paura della paura.
La Terapia Breve conosce bene questa problematica invalidante e non si limita ad etichettarla con il nome di attacco di Panico, ma si focalizza sulle cognizioni e sulle azioni, che, mai come in questo caso, hanno un ruolo predominante, per fuoriuscire da questa trappola.
I sintomi dell’attacco di panico
L’attacco di panico è definito come uno stato di intensa paura, che raggiunge il suo picco nel giro di circa dieci minuti, esso è caratterizzato dalla comparsa, spesso inaspettata, di almeno quattro dei seguenti sintomi (American Psychiatric Association, 2001):
- Palpitazioni
- sudorazione
- tremori
- dispnea
- sensazione di asfissia
- dolore al petto
- nausea
- sensazione di instabilità e sbandamento
- derealizzazione (ossia, la realtà esterna appare strana ed irreale) o
depersonalizzazione (ad esempio, avere la sensazione di essere staccati dal proprio corpo) - sensazione di perdere il controllo, impazzire o morire
- parestesie (ad esempio, avvertire formicolii)
- brividi o vampate di calore.
Una lunga lista di spiacevoli sensazioni, vero?
Tentate soluzioni che nuocciono e soluzioni da tentare che non nuocciono
Quando vivi un attacco di panico, sai bene che non c’è un motivo “razionale” di avere paura, eppure la provi e magari cerchi di controllarti, ma più tenti meno riesci, finendo per perdere il controllo, oppure ne parli in continuazione, con chiunque, perché magari qualcuno ci è già passato o magari qualcun altro può capirti o magari qualcun altro ancora può darti una buona soluzione per mettere fine a questa faccenda.
Ma ricorda: più ne parli e più le tue ansie e le tue paure crescono. Come se innaffiassi continuamente l’erbaccia nel tuo vaso. Innaffiandola ogni giorno diventerà un arbusto che ti sarà difficile sradicare. Invece, evitando di parlarne, gli toglierai l’acqua, il nutrimento e dopo poco appassirà.
Inoltre l’attacco di panico può addirittura associarsi con l’ansia di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un attacco, ansia che porta a timori relativi all’essere fuori casa da soli, in mezzo alla folla o in coda, in galleria, in auto, sul bus… E che spesso porta ad avere sempre al proprio fianco qualcuno: un fedele alleato contro ogni minaccia “aliena”.
Non attaccarti agli altri per superare l’attacco di panico
Pensaci: ogni volta che chiedi aiuto, non fai altro che confermare agli altri, ma soprattutto a te stesso che non sei in grado di farcela da solo e che sei una persona malata. Stai minacciando e mettendo in scacco il tuo senso di efficacia!
A volte non basta nemmeno l’aiuto dei comuni mortali e allora ricorri, per timore di avere una grave malattia, all’ausilio di qualcosa di “più forte”.
Ma proprio così spesso quella vana corsa alla ricerca di una via di fuga finisce per rivelarsi un percorso a ritroso, in compagnia degli psicofarmaci, che diventano la tua stampella, la pillola della felicità, benché se pur riducono la presenza di attacchi, lasciano la scia della paura, che resta perpetua al nostro fianco.
Conclusioni
La Terapia Breve, con tecniche e strategie dirette e specifiche per questo tipo di problema, aiuta la persona a riconquistare i propri spazi, a smettere di evitare e controllare, a vincere sulla paura, per tornare ad essere lei stessa a dominare la propria vita e a non farsi più dominare dal panico.
Nel prossimo articolo, intitolato “Niente panico: come risolverlo tra mito e (peggiori) fantasie” ti svelerò una delle tecniche principe per questo tipo di problema.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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Bibliografia
Fiorenza, A. & Giovannini, C. (2015). Stop al panico. La terapia strategica breve per gli attacchi di panico. Ravenna: Giorgio Pozzi Editore.
Nardone, G. (2000). Oltre i limiti della paura. Superare rapidamente le fobie, le ossessioni e il panico. Milano: Bur.