Ormai esistono così tanti trend, uno tra questi è sicuramente quello di parlare dell’autostima.
Ma cos’è veramente questa autostima? Un costrutto. E come tutte le percezioni complesse, il senso di autostima è una costruzione interiore ed è il frutto di processi percettivi, cognitivi ed emotivi.
È una costruzione mentale che piano piano si forma fin dalla prima infanzia ed è lo specchio della nostra interazione con il mondo esterno e con il mondo interiore. Sono le esperienze che facciamo, il rapporto che costruiamo con noi stessi, che gradualmente contribuiscono a formare il personale senso dell’autostima.
E’ per questi motivi che se si tratta di un lavoro, un partner, un’abilità che vorremmo imparare, la domanda che ci poniamo è sempre la stessa: “Sarò all’altezza?”.
Una domanda che spesso solleva, in alcune persone, molti dubbi e paure. Per questo oggi voglio mostrarti come le Terapie Brevi affrontano questa situazione.
Voler essere all’altezza e non sentirsi all’altezza: qual è la differenza?
Un detto giapponese recita: “la paura di non essere all’altezza ci fa fare un passo in più al giorno“. Questa visione orientale trasforma il timore in una spinta a migliorarsi. Nel mondo occidentale, invece, sentire di non essere in grado di fare qualcosa conduce alla paura del fallimento e quindi assume una connotazione negativa.
Oggi sempre più le persone convivono ogni giorno con la sensazione di non essere all’altezza o di non essere del tutto adeguate. Alcuni temono di venir giudicati sul piano intellettuale (pensano che sono stupido, ignorante, poco interessante…). Altri sulla base delle caratteristiche estetiche (brutto, insignificante, poco interessante, trasparente…). Altri ancora di personalità (antipatico, fragile, troppo emotivo…).
D’altronde cosa insegna la nostra società? Ad essere infallibili, sicuri di noi stessi, capaci di gestire al meglio le nostre emozioni, apprezzati e ammirati e appagati dalla nostra vita. Questi sembrano essere i nuovi standard a cui aderire per potersi sentire veramente adeguati e all’altezza. I social network, poi, hanno contribuito ad amplificare il bisogno di apparire e la conseguente paura di essere giudicati inadeguati.
Inoltre siamo la società della comfort zone e abituiamo le nostre future generazioni all’iper-protezione, per questo se non sperimentiamo abbastanza ostacoli per sviluppare e fiducia nelle proprie risorse personali, allora difficilmente ci verrà spontaneo metterci alla prova. Lo sosteneva anche Thomas Stearns Eliot: “Solo quelli che rischiano di spingersi troppo lontano possono eventualmente scoprire quanto lontano si possa andare”.
Il copione di chi non si sente all’altezza
Quando non ci sentiamo all’altezza è come se si percepisse la presenza di un giudice, che può essere interno o esterno. La percezione di un giudice esterno può declinarsi in quattro paure: la paura di esporsi, di non piacere, del conflitto e del rifiuto. Quando, invece, il giudice è interno le paure dominanti sono: paura dell’inadeguatezza e paura del fallimento.
A prescindere dal giudice esterno o interno, nella paura di non essere all’altezza i comportamenti più frequenti sono principalmente quattro.
1. Evitare ciò che temiamo. Si tratta di un’arma a doppio taglio. Da una parte evitare ci protegge dalla paura di provare insicurezza. Dall’altra conferma la nostra incapacità di affrontare e superare le difficoltà.
2. Chiedere aiuto. Anche in questo caso delegare agli altri ciò che dovremmo fare noi consolida l’idea che siamo incapaci di fare le cose da soli.
3. Eccesso di controllo. Da un lato cerchiamo di controllare l’ansia, ma dall’altro creiamo quell’effetto per il quale il controllo fa perdere il controllo.
4. Provare sfiducia verso gli altri. Si innesca quando temiamo che l’altro possa danneggiarci e che noi non saremo in grado di fronteggiare questa situazione. Ovviamente ciò impedisce la costruzione di relazioni sane.
Vincere la paura di non essere all’altezza
Per vincere la paura di non essere all’altezza può essere utile:
1. Affrontare le sfide che la vita ti propone. Solo affrontando ciò che la vita ci propone possiamo metterci alla prova e sviluppare le nostre capacità. La fiducia nelle proprie risorse si guadagna sul campo, dimostrando a noi stessi che siamo in grado di fare concretamente.
2. Porsi obiettivi raggiungibili. Dobbiamo evitare di porci obiettivi irraggiungibili sia nei tempi che nei modi e accettare che qualunque abilità complessa vada acquisita a piccoli passi. Nessun grande obiettivo può essere raggiunto senza sforzo e determinazione.
3. Assumersi le proprie responsabilità. Evitiamo di delegare ad altri ciò che dovremmo fare noi, altrimenti ci priviamo della preziosa opportunità di crescita.
4. Accettare l’imperfezione e l’errore. Chi vuole eccellere deve accettare di poter avere qualche piccola imperfezione che lo protegge dalla grande imperfezione. Un errore non è mai una sconfitta, ma parte integrante della possibilità di raggiungere il successo.
Per fare tutto ciò può essere molto utile rivolgersi ad un professionista per identificare le percezioni principali attorno alle quali ruota la propria insicurezza, per poi, attraverso un lavoro “sartoriale” su misura, aiutare la persona mediante piccoli stratagemmi ed “esperimenti sul campo” a sperimentarsi in modo diverso e a superare paure o blocchi che lo hanno portato a costruire una bassa autostima.
Dr Flavio Cannistrà
Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy
co-Direttore dell’Istituto ICNOS
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Milanese R., Mordazzi P. (2007), Coaching strategico. Trasformare i limiti in risorse, Ponte alle Grazie Milano
Milanese R. (2020), L’ingannevole paura di non essere all’altezza, Ponte alle Grazie Milano
Muriana E., Pettenò L., Verbit T. (2006), I volti della depressione, Ponte alle Grazie Milano
Nardone G. (2014), L’arte di mentire a se stessi e agli altri, Ponte alle Grazie Milano
Nardone G. (2014), La paura delle decisioni, Ponte alle Grazie Milano