Immagina di svegliarti una mattina con un leggero formicolio alla mano. Una persona qualsiasi potrebbe scrollarselo di dosso. Ma se sei ipocondriaco, quella piccola sensazione diventa un macigno: “E se fosse un infarto? Un tumore al cervello? Una malattia rara?”.
Ogni sensazione corporea si trasforma in un tunnel senza luce, una ricerca ossessiva su Google, il cuore in gola, la mente che corre e non si ferma. Non è un capriccio, non è fantasia. È paura vera. È l’ipocondria, una forma di ansia spesso non riconosciuta, sottovalutata, eppure capace di togliere respiro alla vita.
L’ipocondria è una paura persistente di avere una malattia grave, anche in assenza di prove mediche. Si manifesta con una costante attenzione ai segnali del corpo, visite mediche ripetute, richieste di rassicurazione, e un uso compulsivo di internet per fare autodiagnosi.
Chi ne soffre spesso si sente dire: “È solo stress”, “Ti fai troppi film”. Ma dentro, il corpo urla, il cuore corre, la mente si perde. E tu ti senti solo, non creduto, incompreso.
Le Terapie Brevi non ti etichettano. Ti ascoltano, ti incontrano, ti guidano.
La Terapia Breve, in particolare quella strategica e centrata sulla soluzione, parte da un presupposto fondamentale: non è necessario scavare per anni nel passato per produrre cambiamenti concreti. Non serve “guarire” dalla tua storia, ma cambiare il tuo modo di relazionarti con il problema nel qui e ora.
Chi soffre di ipocondria non ha bisogno di essere convinto che sta bene: lo sa già, ma non ci crede abbastanza. Per questo la Terapia Breve lavora su un piano esperienziale: ti fa vivere, non solo capire, che puoi stare bene. Ti accompagna passo dopo passo verso la libertà, con tecniche che si adattano alla tua unicità.
Come funziona l’ipocondria?
1. La trappola della rassicurazione: quando cercare sollievo diventa dipendenza
Ogni ipocondriaco lo sa: la rassicurazione è una droga. Funziona per qualche ora, forse un giorno. Ma poi torna la paura. La Terapia Breve aiuta a interrompere questo ciclo vizioso.
Ad esempio un paziente abituato a fare esami ogni settimana viene invitato a posticipare volontariamente le sue verifiche di un giorno alla volta. All’inizio l’ansia cresce, ma poi accade qualcosa di nuovo: il corpo si calma, la mente scopre di poter resistere. È la prima crepa nel muro della paura.
2. L’ascolto del corpo: da nemico a messaggero
Chi soffre di ipocondria vive in uno stato di iper-vigilanza corporea. Ogni battito, ogni formicolio, ogni variazione è un allarme.
In Terapia Breve si lavora per modificare la percezione del sintomo. Invece di evitarlo o combatterlo, si può imparare ad ascoltarlo in modo diverso. Una tecnica usata è quella di amplificare volontariamente il sintomo percepito: “Siediti. Respira. Concentrati su quel formicolio. Fai finta che cresca. Osservalo.” Il paradosso? Spesso l’intensità cala, il sintomo si dissolve. Il corpo non viene più vissuto come una bomba a orologeria, ma come un alleato da conoscere.
3. Riscoprire la vita oltre la malattia immaginata
L’ipocondria ruba spazio: alle relazioni, al lavoro, al piacere. Ogni programma è condizionato dal “e se sto male?”.
Fai una lista di azioni che hai evitato negli ultimi mesi per paura della salute. Scegline una. Piccola. Fattibile. E fallo, anche con la paura. La Terapia Breve ti accompagna a fare esperienze nuove che disconfermano la convinzione: “Se non controllo, morirò”.
4. La libertà non è assenza di sintomi, ma presenza di vita
La guarigione dall’ipocondria non è diventare invincibili, ma ritrovare fiducia nella propria capacità di affrontare la vita, anche con l’incertezza. La Terapia Breve non ti promette che smetterai per sempre di avere paura, ma ti insegna a non temere la paura.
“Non è la realtà a farci soffrire, ma il modo in cui ci relazioniamo ad essa.”
Cosa puoi iniziare a fare oggi?
- Smetti di cercare sintomi su Google. È benzina sul fuoco.
- Annota quando arriva la paura. Che ora è? Dove sei? Cosa hai pensato? Tracciare ti rende consapevole.
- Fai amicizia con l’incertezza. Nessuno ha la certezza assoluta di stare bene, eppure viviamo.
- Cerca un terapeuta specializzato in Terapie Brevi. Meglio se esperto in ansia e ipocondria.
- Parla con qualcuno che ascolta. L’ipocondria si sgonfia se smette di essere un segreto.
L’ipocondria non è follia, è una forma di amore mal indirizzato. È un eccesso di cura che si trasforma in prigione. Le Terapie Brevi ti insegnano a trasformare quell’energia in libertà, a tornare a fidarti del tuo corpo, della tua mente, della vita.
Se hai letto fin qui, forse è perché una parte di te non vuole più vivere così. Ascoltala. Piccoli passi, scelte gentili, incontri terapeutici. La via d’uscita esiste. E non è lontana. È dentro di te, e nella relazione con chi sa accompagnarti senza giudizio.
Dr Flavio Cannistrà
Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy
co-Direttore dell’Istituto ICNOS
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Nardone, G. (2005). Non c’è notte che non veda il giorno. Milano: TEA.
Nardone, G., De Santis, C. (2011). Cogito Ergo Soffro. Milano: Ponte alle Grazie.
Leveni, D., Lussetti, M., Piacentini, D. (2011). Ipocondria. Guida per il clinico e manuale per chi soffre del disturbo. Trento: Erickson.