Niente panico: come risolverlo tra mito e (peggiori) fantasie

Nello scorso articolo “L’attacco di (Pan)ico: istruzioni per l’uso”, abbiamo percorso insieme il tumulto di Pan, che voracemente e repentinamente assale le sue vittime.

Infatti è soltanto quando il cuore batte all’impazzata ed insieme ad esso anche il respiro diviene affannoso, quando il corpo pare attraversato da una scossa elettrica ad alto voltaggio e la mente corre veloce, che capisci di essere preda di un attacco di panico.

E allora la tua testa lotta per la sopravvivenza, come ci insegna il buon Darwin, e cerca una soluzione a quelle sensazioni che non si sa spiegare. E perciò arriva la necessità di aiuto e di protezione, così come il tentativo di fuggire da quella situazione che si desidera soltanto che cessi, ma più si cerca questo porto sicuro del controllo, più la zattera naufraga tra la tempesta, impedendo qualsiasi intento di riuscire a controllare te stesso e le tue reazioni.
Poi, all’improvviso, tutto finisce, lasciando la stessa sensazione di devastazione prodotta da uno tsunami, in questo caso psicologico. Fino alla prossima volta.

E’ più o meno questo il panorama che si intravede durante un attacco di panico, ma, come ti dicevo l’altra volta, la Terapia Breve in questi casi sfodera una delle sue tecniche più efficaci: la Peggiore fantasia, ma prima facciamo qualche passo indietro e torniamo a qualche secolo fa…

Mitologia dell’attacco di Pan(ico): dalla metafora alla soluzione

Nei miti antichi Pan prese le sembianze di una divinità terribile, ma secondo Hillman, questa forza, grazie al principio “Similia similibus curantur”, sfuma la sua brutalità istintiva, fino a dissolverla. D’altronde i miti greci hanno parlato molto di Pan e proprio nel mito della nascita del flauto di Pan confermano questo prodigio.

Mentre Pan si aggirava per i boschi com’era sua abitudine, vide la bella Siringa, ninfa e figlia di Ladone, un dio fluviale. Il dio la inseguì per possederla ma ella, gettandosi nel fiume, implorò suo padre e le altre Ninfe di salvarla. Perciò fu trasformata in canne palustri. Il vento soffiò tra le canne ed emise un suono così delicato che Pan decise di coglierle e riprodurne le melodie. Fu così, secondo la leggenda, che nacque il flauto di Pan, in onore della ninfa Siringa.

Perché ti racconto questa leggenda? Vorrei che ti soffermassi su uno dei significati profondi che può essere legato a questa vicenda.

Pan cerca di possedere lo spirito della natura ma non può: lo spirito ,di fronte al suo approccio violento, si riappropria del suo soffio divino che la anima. Nella corsa a perdifiato la ninfa chiede di divenire fiato. Una richiesta paradossale, grazie alla quale Pan scompare, per lasciare posto ad una melodia delicata e gentile, che pervade il mondo grazie alla musica del flauto.

E se ti dicessi che sto per proporti qualcosa di simile? D’altronde “Similia similibus curantur”…

Aumentare per diminuire: il solvente dell’attacco di panico

La reazione di perdita di controllo dell’organismo  porta la ragione a cercare di controllare, e più si cerca di controllare più si perde il controllo, fino al tilt fisiologico dell’attacco di panico.
L’aver paura della paura innesca l’escalation paradossale sino al panico.
Paradossalmente, la paura si trasforma in profezia che si autoavvera senza la necessità di alcuna situazione esterna scatenante.

Per questo nasce la tecnica della “peggiore fantasia”, frutto del costante lavoro di ricerca-intervento di Nardone sul campo e di esempi concreti di successo del paradosso addirittura nella storia.

I pazienti indotti a calarsi in tutte le possibili peggiori fantasie rispetto al panico, invece che spaventarsi, si rilassano, creando un effetto controparadossale (Nardone, Balbi, 2008) rispetto al paradosso dell’escalation dalla paura al panico, non è raro che spesso i pazienti mettendola in pratica possano addirittura addormentarsi.

Inoltre questa tecnica, in qualche modo, la usò anche il “coraggio stoico Seneca” che, condannato ad uccidersi, tagliandosi le vene con le proprie stesse mani ed essendo costretto ad essere spettatore, della stessa sorte, di sua moglie, riuscì a superare la paura trascorrendo il periodo precedente all’esecuzione immaginandosi tutte le fantasie più terribili in merito a quel destino di cui sarebbe diventato inevitabilmente protagonista.

Infatti nello specifico, quello che ti chiedo è che tutti i giorni, a un’ora precisa dopo pranzo, tu prenda una sveglia e la regoli a suonare mezz’ora più tardi… Nel corso di questa mezz’ora, mettiti comodo, sdraiati o siediti su una poltrona, ed evoca volontariamente tutte le tue peggiori fantasie rispetto agli attacchi di panico… Rimani in questo stato per tutta la mezz’ora, lasciandoti andare a ciò che ti verrà da fare: se ti viene da piangere, piangi, se ti viene da urlare, urli… Non appena suonerà la sveglia, stop, è finito tutto… Ti andrai a lavare il viso e riprenderai la tua usuale giornata.

Conclusioni

La tua mente può distruggerti tanto quanto curarti. Come la ninfa Siringa, che perdendo fiato chiese di diventare soffio, così tu, nella tua peggiore fantasia, esaspera i tuoi pensieri, fino a liberare te stessa.

Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi

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Bibliografia

Nardone, G. (2013). Psicotrappole. Milano: Ponte alle Grazie.

Nardone, G. (2003). Non c’è notte che non veda il giorno. Milano: Ponte alle Grazie.