Perché ho sempre l’ansia? Le Terapie Brevi rispondono

Ansia è la parola più cercata nel web dopo la parola depressione. D’altronde viviamo in un’epoca in cui i termini “psicologici” entrano a far parte del linguaggio comune, trasformandolo e trasformandosi.

Ma molto probabilmente la parola ansia è anche la più usata nella nostra società e, soprattutto, all’interno degli studi degli psicologi durante le sedute.

“Aver paura è una cosa. Lasciare che la paura ti afferri per coda e ti faccia girare come una trottola è un’altra” diceva Katherine Paterson. Infatti, a differenza della paura, l’ansia è una reazione di allarme, spesso costante, dovuta a preoccupazione, che però diventa patologica quando assume un carattere pervasivo e incontrollabile. In questo caso i sintomi ansiosi diventano allora un disturbo d’ansia.

Ma di cos’è fatta l’ansia? Forse di tante cose, ma quasi sempre è composta da pensieri negativi e catastrofici, che possono innescare anche reazioni somatiche. Nell’articolo “Come superare l’ansia? Le Terapie Brevi rispondono” spiegherò come superare l’ansia, oggi invece vorrei rispondere alla domanda: “ma perché avviene tutto ciò?”. Proviamo a spiegarlo con le Terapie Brevi.

Andrà tutto male…

Solitamente chi soffre di disturbi ansiosi ascolta con preoccupazione ogni variazione dello stato fisico e cerca di controllare le proprie reazioni fisiologiche involontarie (es. battito cardiaco e respirazione, deglutizione, stimolo di minzione).

Queste funzioni, essendo spontanee, vengono, in tal modo alterate dalla persona, spaventandola sempre più e minandone la sicurezza e, se questo meccanismo disfunzionale di interazione mente-corpo non viene interrotto, si può giungere fino all’attacco di panico.

Tutto ciò può dar luogo pensieri catastrofici come la paura di morire, la paura di impazzire e la paura di fare qualcosa di incontrollato e/o imbarazzante.

Il pensiero catastrofico è, infatti, un’idea intensa e pervasiva, che ti porta ad immaginare i peggiori scenari possibili, a nutrire una serie di credenze irrazionali che finiscono per influenzare i tuoi atteggiamenti, comportamenti e decisioni. Se sei una persona ossessionata dai pensieri catastrofici tendi a vedere conseguenze negative in tutto ciò che accade.

E questi pensieri e queste convinzioni prendono il sopravvento su di te, anche se non ci sono motivi ragionevoli o indizi affidabili che ti confermino che sta per succedere qualcosa di spiacevole o un disastro.

Addirittura il fatto di non avere prove a sufficienza non fa scomparire il pensiero catastrofico…anzi! Lo peggiora. Perché meno prove trovi e più pensi che qualcosa di imprevedibile sta succedendo.

Cosa non funziona con l’ansia

Ci sono delle “tentate soluzioni disfunzionali”, che con l’ansia non funzionano mai. Ad esempio quante volte, mentre eri in preda all’ansia, qualcuno ti ha detto: “Vabbè ma stai tranquillo”, “Ora passa”, “Non preoccuparti”, “Dai non ti agitare che è peggio”? Credo che, pur essendo frasi pronunciate con le migliori attenzioni, non ti hanno trasmesso la tranquillità sperata.

Ci sono volte in cui l’aiuto degli altri può essere utile… per evitare (di affrontare) il problema. Hai mai pensato che, infatti, chi ti aiuta da una parte ti sta comunicando che ti vuole bene e che è felice di aiutarti, ma dall’altra tu stai comunicando a te stesso che da solo non ce la fai?

L’ansia va affrontata in prima persona, passandoci in mezzo, infatti più la eviti, più ti convinci che è spaventosa e inaffrontabile.  In altre parole: “se di fronte a un fantasma scappi, quello ti rincorrerà. Ma se lo tocchi… svanirà”. Quindi la prima cosa da fare è evitare di evitare.

E i farmaci? Nemmeno quelli servono? La terapia farmacologica ansiolitica può essere un valido aiuto, soprattutto inizialmente. Questi farmaci, che rientrano nella categoria dei tranquillanti, bloccano, infatti, le reazioni fisiologiche associate al panico, ovvero, mantengono sotto soglia tutte quelle reazioni come battito cardiaco, respirazione, sudorazione, ecc… 

Però una terapia unicamente farmacologica è un problema, dato che, pur sedando le reazioni, non incide sulla “percezione della paura” per cui la persona continua a provare timore per le stesse cose. Quindi questo significa che, quando l’organismo si adatta alla sostanza (in genere dopo qualche mese), si potrebbero ripresentare le stesse reazioni di panico, che inizialmente erano tenute sotto controllo.

Per questo motivo la terapia farmacologica dovrebbe sempre essere associata ad una efficace psicoterapia, e deve essere abbandonata appena il problema è risolto.

Dr Flavio Cannistrà

Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy

co-Direttore dell’Istituto ICNOS

Terapia Breve

Terapia a Seduta Singola

Ipnosi

Bibliografia

Come difenderti dagli psicoesperti. Quello che non ti hanno mai detto sulla psicologia e sui suoi protagonisti. Flavio Cannistrà (Firera & Liuzzo Editore)
Disponibile qui.

Fiorenza, A. & Giovannini, C. (2015). Stop al panico. La terapia strategica breve per gli attacchi di panico. Ravenna: Giorgio Pozzi Editore.

Nardone, G. (2003). Non c’è notte che non veda il giorno. Milano: Ponte alle Grazie.