Ma quanto corriamo al giorno d’oggi? La vita sembra sempre più frenetica e le sollecitazioni sono molte: siamo sempre di corsa, divisi tra impegni di lavoro, figli, casa, amici e spesso abbiamo la sensazione che non ci basti il tempo.
La sensazione di non avere il controllo del proprio tempo è la fonte principale di stress, ansia e depressione e tutti, almeno una volta nella nostra vita, l’abbiamo sperimentata.
“Tempus fugit” dicevano i latini, anche se, a volte, in questa corsa contro il tempo non capiamo se il tempo non ci basta o noi non lo ottimizziamo al meglio.
Per questo ci viene spesso da chiederci: ma sarà vero che non abbiamo tempo? O dire di non avere mai tempo è la scusa dietro la quale ci nascondiamo? Proviamo a rispondere con l’aiuto delle Terapie Brevi.
Alla ricerca del tempo perduto
Seneca sosteneva che “E’ vero che abbiamo poco tempo, ma la verità è che ne perdiamo molto”. Forse mentre stai leggendo questa frase starai pensando: “Ma non è vero, io davvero non ho tempo”. Ma aspetta… Io (e Seneca) non stiamo dicendo che tu hai tempo e dici di non averlo, piuttosto stiamo dicendo che non lo ottimizzi al meglio.
Avere o non avere tempo dipende soprattutto da noi, da come gestiamo noi stessi. Possiamo imparare a utilizzare meglio il nostro tempo, possiamo imparare a conciliare lavoro, vita familiare e sociale, salute fisica e mentale. Ma come? So che ti stai chiedendo proprio questo…
In primis per avere tempo per fare tutto non dobbiamo permettere che ci siano “sprechi”. Capita a tutti di perdere tempo, ma forse la tua domanda è: “Ma dove lo perdiamo?”.
Lo perdiamo quando non poniamo l’accento sulla nostra capacità di scegliere e di deliberare. E’ invece essenziale riconoscere e definire le proprie priorità, le cose che sono importanti per noi. E, a proposito di questo, voglio raccontarti un breve aneddoto.
Durante una lezione un anziano professore americano fece questa dimostrazione. Egli prese un secchio e lo riempì di una dozzina di grossi sassi. “Il secchio è pieno?” domandò. Sorridendo gli studenti risposero: “sì”. Egli attese qualche secondo e rispose: “davvero?”. Poi prese un sacco di ghiaia e la vuotò nel secchio fino all’orlo scuotendo il secchio in modo che la ghiaia si infilasse tra i sassi fino al fondo del recipiente. “Questo vaso è pieno?”. “Forse no” risposero gli studenti cominciando a capire. Il professore prese allora della sabbia che versò dentro il vaso. La sabbia andò a riempire gli spazi tra i ciottoli e la ghiaia. Ancora una volta domandò: “il vaso è pieno?”. Questa volta senza esitare gli studenti risposero: “no”. “Bene”, soggiunse l’anziano professore.
Poi domandò: “Quale verità ci dimostra questo esperimento?”. Un allievo rispose: “dimostra che anche quando la nostra agenda è piena si possono aggiungere altri appuntamenti, altre cose da fare”. “No” rispose il professore, “non è questo”. “Quello che volevo ricordarvi è che se non ponete i vostri grandi sassi per primi all’interno del vaso voi non riuscirete più in seguito a inserirli nel contenitore”. Per gestire bene il proprio tempo bisogna chiedersi quali sono i “sassi più grossi” della propria vita. La salute? La famiglia? L’amicizia? La realizzazione personale? Poter coltivare una passione?
Come imparare a stare nei (propri) tempi
C’è un paradosso per il quale quanto più riempiamo il nostro tempo di cose che viviamo come indispensabili, tanto più sentiamo di non avere tempo abbastanza. Eppure, sarebbe importante provare a chiederci che cosa succederebbe se tornassimo indietro nel tempo ed avessimo la possibilità di sfruttare nuovamente quel tempo: per cosa lo useremmo? Perché è così importante per noi destinare una parte così grande della nostra vita a quelle specifiche attività?
Inoltre, insieme ad essere consapevoli delle proprie priorità, un ulteriore passo fondamentale è quello d’impostare, di volta in volta, degli obiettivi realizzabili, perché porsi un obiettivo ideale espone al rischio di essere costantemente insoddisfatti.
Inoltre dimentichiamo che, a volte, siamo troppo oberati, perché diciamo sempre di sì a tutto, senza riconoscere i nostri limiti. Dire “no” presenta molte sfumature: in alcuni casi dire “no” può corrispondere a dire “sì, ma più tardi”. Se siamo oberati e ci viene posta una richiesta come urgente, possiamo semplicemente accoglierla e rimandarla a quando avremo più tempo. Dire “no” può corrispondere anche a dire “sì” ma ad altre condizioni: avere più tempo a disposizione, ridurre la portata dell’impegno, ecc…
Non bisogna poi dimenticare che ciò che conta non è la quantità di tempo che dedichiamo a qualcosa ma la qualità, l’uso che ne facciamo. Possiamo passare 10 ore sui libri senza studiare perché non siamo concentrati oppure poche ore efficacemente. Possiamo restare tutto il giorno con nostro figlio senza dedicargli attenzione o avere solo poche ore al giorno da trascorrere insieme e vivere momenti qualitativamente significativi.
Infine non dimenticare che quello che non puoi fare tu lo possono fare gli altri. Non bisogna considerare la delega di alcune mansioni come una perdita di potere, di autonomia, una dichiarazione di impotenza o di incapacità ma come una condivisione, una collaborazione e un attestato di fiducia. A volte si pensa di dover essere forti, tenere duro, tenere tutto sotto il proprio controllo, senza riconoscere che non si può fare tutto da soli e si ha bisogno dell’aiuto degli altri.
Dr Flavio Cannistrà
Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy
co-Direttore dell’Istituto ICNOS
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Portelli C. & Papantuono M., (2017). Le nuove dipendenze. Riconoscerle, capirle, superarle. San Paolo Edizioni.
Smart, A. (2014). In pausa. Come l’ossessione per il fare sta distruggendo le nostre menti. Milano: Indiana.