4 Punti Per Superare L’ansia Da Esame Di MaturitàOk, ci siamo: l’esame di maturità è arrivato. È difficile? È facile? Conta poco.
«Beh, ma se è facile sono più tranquillo».*
Sì, ma se è facile lo saprai solo dopo averlo fatto.
«L’anno scorso hanno detto…».
Cosa? Che era facile? Difficile? E chi l’ha detto? Una persona preparata? Una ansiosa?
Direi che non possiamo basarci troppo su le voci di corridoio. Andiamo con ordine e vediamo 4 punti per affrontare gli esami di maturità.
Punto 1: l’ansia da maturità è normale.
«Cioè me la devo tenere?».
Cioè, è normale che tu la provi. L’ansia, di suo, è fisiologica: anche un atleta che si prepara a una sfida o un cantante che sta per entrare in scena provano un certo livello d’ansia.
«E perché?».
Perché l’ansia ti attiva: ti rende più pronto a reagire, più attento, più preciso, più concentrato.
Il problema non è provare ansia, ma provarne troppa. Quindi, quello che devi fare è imparare a gestirla, cioè imparare a non farla crescere. E ora vedremo come.
Punto 2: l’ansia non scompare parlandone.
«Ma io mi sfogo, quando ne parlo!».
Questa è un’illusione che abbiamo tutti ed è legata a un errore di percezione.
«Cioè?».
Quando sei arrabbiato, o quando sei triste, parlare ti fa effettivamente sfogare. Per associazione, allora, pensiamo che parlare ci aiuti anche quando siamo ansiosi.
«E invece non è così».
No, perché le emozioni alla base sono diverse: da un lato abbiamo rabbia e dolore, mentre dall’altro abbiamo la paura. Sono emozioni differenti e quindi funzionano in modo diverso.
«Però a volte quando sono ansioso mi sembra di tranquillizzarmi parlandone».
Perché può capitare, ma se ci fai caso quella tranquillità dura poco, spesso una manciata di minuti, e poi l’ansia ritorna e ti assale alle spalle come una belva.
Con la paura le cose funzionano così: più ne parli, più la tieni in testa e le dai modo di sembrare una spaventosa ombra notturna. Se ti controlli e non ne parli il pensiero ansiogeno comincia a diminuire di forza. Provare per credere.
Punto 3: non puoi controllare ogni singola informazione.
«Che vuol dire?».
Mettiamo che stai preparando un argomento preciso. A un certo punto ti viene un dubbio: ne saprò abbastanza? Oppure il dubbio te lo mette in testa un compagno di classe con cui hai un breve scambio di idee. Come una macina i pensieri iniziano a girare interrottamente: “Forse non ne so abbastanza”.
Allora inizi a cercare online nuove informazioni, a sfogliare altri libri, a consultare forum e chiedere riscontri. E trovi conferma al tuo dubbio: a ogni pagina sfogliata, a ogni domanda posta, a ogni nuova risposta, ti rendi conto che ci sono una serie di dettagli che hai trascurato – e sembrano tutti importantissimi.
«È vero, mi è successo….»
Anche questo è normale.
Pensaci. I libri che parlano di uno stesso argomento sono scritti da persone diverse. Significa che danno interpretazioni diverse dello stesso argomento, oppure le spiegheranno in modo diverso. I forum, poi, sono peggio: trovi le opinioni soggettive di studenti come te che si sono preparati su libri diversi. Ma anche se fossero gli stessi non cambierebbe: ti darebbero la loro versione personale di quanto hanno studiato, che potrebbe non coincidere con la tua.
«In pratica più cerco informazioni, più posso trovarne di contrastanti con le mie, senza però che questo significhi che le mie siano inadeguate».
Esatto. E tutto questo ha un nome: Information Overloading Anxiety, cioè ansia da sovraccarico di informazioni. Più ne cerchi, meno ti bastano.
«Come ne esco?».
Ferma le ricerche. Stabilisci un limite. Seleziona alcuni testi che ritieni più autorevoli e concentrati solo su quelli. Tanto nessuno all’esame pretende che tu dica ogni minimo dettaglio – anzi, in realtà nessuno all’esame conosce ogni minimo dettaglio, neanche i Prof!
Punto 4: svagati.
L’esame di maturità è ansiogeno. È naturale: c’è tanto da studiare e in più è un bel passo da fare: chiude un ciclo importante della vita (ma io direi che, più che chiuderlo, fa parte di esso).
Spesso vengono da me ragazzi e ragazze per superare l’ansia da esame con la terapia breve, e alcuni di loro, poi, chiedono una mano per orientarsi sul “dopo”, cioè per capire come affrontare lo scenario che gli si sta aprendo.
Detto questo, quindi, mentre studi è importante che ti dedichi dei momenti di relax.
Innanzitutto, ogni 45 minuti di studio, fanne 15 di pausa. E poi, dopo 3-4 ore, stacca per un po’ e fai qualcosa che ti piace. La tua mente, in questo caso, è come un muscolo: non puoi tenerla sotto sforzo costante, o finirai per stressarla. Dalle dei momenti di svago e di sano piacere: vedrai che quando tornerai ad aprire i libri sarai più attento, concentrato e alleggerito dall’ansia.
Se vuoi informazioni in più, due libri che possono esserti utili sono Come imparare a studiare e Come non farsi bocciare a scuola, di Matteo Rampin.
In bocca al lupo!
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
Riferimenti bibliografici
Rampin, M. (2013). Come imparare a studiare. Milano: Salani
Rampin, M., Monduzzi, F. (2012). Come non farsi bocciare a scuola. Milano: Salani.
P.S.: questo giovedì terrò per tutti un incontro divulgativo di psicologia a Monterotondo, dal titolo: “Comunque fai, sbagli!”. 5 comunicazioni paradossali usate con i figli. Se vuoi saperne di più clicca qui.
*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.