Perché? Perché è successo? Cosa ho fatto? Cosa è cambiato? Queste sono solo alcune delle domande che chi è stato lasciato tende a porsi, guidato dall’erronea convinzione che il cercare, a tutti i costi, di capire sistemerà la situazione o che questo è l’unico modo per superare il senso di vuoto, di perdita provato.
Forse non lo sai, ma come ho scritto nell’articolo “Perché non riesco a superare la fine della relazione? Le Terapie Brevi rispondono”, quando ci si lascia si vive una sorta di lutto, per questo è bene elaborare le fasi del lutto (da fine relazione).
Sarà capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di essere lasciati o comunque di aver dovuto interrompere una relazione a cui tenevamo. Ma cos’è che possiamo fare per riuscire a tornare a vivere archiviando quell’esperienza e soprattutto traendone insegnamento?
Ognuno ha i suoi modi personali di affrontare il dolore per la fine di una relazione, ma è anche vero che alcune conoscenze dalla psicologia e dalle Terapie Brevi ci possono dare una mano a uscirne più facilmente.
Cosa fa chi viene lasciato?
Chi viene lasciato, in alcuni casi, per non soffrire “troppo” tende, invano, di cercare di allontanare i ricordi che lo legano all’amore perduto, in altri casi invece innesca una vera e propria ossessione che la porta a trovare ogni possibile escamotage per entrare in contatto diretto o indiretto con il partner.
Com’è facilmente intuibile sia la prima modalità di fronteggiare la situazione che la seconda non possono rivelarsi di nessun aiuto, infatti più la persona cerca di non pensare all’oggetto d’amore, più cerca di cancellare i ricordi dei momenti vissuti, più questi si presenteranno prepotenti, causando alle volte dolore e alle volte rabbia. Anche il cercare di entrare in contatto con l’ex-partner non riserva niente di buono, anzi questa modalità probabilmente non farà altro che aumentare il rifiuto…
Inoltre anche il condividere con familiari e amici il dolore provato può essere utile durante i primi momenti, ma è bene fare appello al buon senso, infatti se tale modalità viene costantemente replicata nella speranza di stare meglio ciò non solo non accade ma anzi conduce all’effetto opposto.
Allora cosa fare di fronte all’impotenza che un abbandono amoroso provoca?
Innanzitutto bisogna ricordarsi che ogni persona reagisce in maniera diversa, con sentimenti diversi e per questo il tempo necessario per elaborare il lutto è del tutto soggettivo. Sebbene il passare del tempo può essere un alleato importante, è anche vero che l’unico modo per guarire e superare un dolore è sperimentarlo, concederselo fino in fondo. L’unico modo per superare il dolore sarebbe “passarci nel mezzo per venirne fuori”, come scriveva il poeta statunitense Robert Frost.
Piccoli passi per ricominciare
Chiaramente sono sempre in prima linea nel dire che lo psicologo è di grande aiuto, ma non è necessariamente il primo passo da fare: se molti lo trovano utile per affrontare fin dalle prime battute un problema – cosa che spesso velocizza la risoluzione del problema – altri sentono di voler cominciare per conto proprio.
Ed è per questo che ho pensato a dei suggerimenti pratici da attuare autonomamente in caso di fine relazione.
- Lascia libere le tue emozioni: piangi. Piangere è molto meglio di un antidepressivo: lo ha dimostrato una ricerca (2014), in cui si è visto che nel 90% dei casi piangere aiuta a sollevare l’umore. Se però sei tendenzialmente una persona molto ansiosa o già incline alla depressione fai attenzione: potrebbe dare l’effetto contrario. In tal caso al posto del piangere scrivi. Scrivere ha talmente tanti effetti benefici che non saprei da dove cominciare… In generale, buttare giù sensazioni ed emozioni negative (dolore, tristezza, rabbia, frustrazione, stress…) aiuta a scaricarsi, migliora l’umore, favorisce l’elaborazione.
- Lasciati coinvolgere da contesti sociali e divertenti. Dal cinema a una serata con amici, da una pizza a una chiacchierata al telefono raccontandosi cavolate. Tutto con l’unico scopo di lasciarti strappare qualche sorriso: tutte le volte che accade, il tuo corpo produce endorfine, che contribuiscono a farti sentire bene. E la cosa straordinaria è che lo fa anche se il sorriso non è spontaneo! Esatto: se in questo preciso momento sorridi, il tuo corpo produrrà delle endorfine dagli effetti piacevoli.
- Fai esercizio fisico. Una larga serie di studi (come quelli analizzati nel 2006 dalla Dr.ssa Georgia Stathopoulou) hanno dimostrato gli effetti benefici dell’esercizio fisico: ad esempio, 30 minuti al giorno di camminata aiutano a uscire dalla depressione. E in generale, l’esercizio fisico, di qualunque natura esso sia, aiuta a sentirsi meglio. Uscire dalla rottura di una storia, con tutte le negative conseguenze emotive che comporta, sarà sicuramente più facile se cominci a prenderti un piccolo spazio quotidiano in cui fare un po’ di attività fisica.
- Non evitare (necessariamente) nuove relazioni. L’idea comune è che “finita una storia non devi subito iniziarne un’altra”. Nel 2015 Brumbaugh e Fraley hanno mostrato che per alcune persone iniziare una nuova storia di “rimbalzo” a una appena finita (“rebound relationships”, relazioni di rimbalzo) non fa male, anzi, le aiuta molto. Naturalmente non può essere valido per tutti, per tutte le situazioni e in qualunque momento. Però ti aiuta a ricordare che non devi per forza aspettare tanto. In generale il mio suggerimento è di “seguire le sensazioni”: se senti un buon feeling con una persona che hai conosciuto dopo la rottura col tuo ex partner, buttati. Se senti che non è il momento, invece, non forzarti. E se hai iniziato, ma senti che qualcosa non va, fermati.
E tu cosa ne pensi? Hai mai adottato qualcuna di queste strategie? Ne hai trovate altre utili per le tue esperienze?
Dr Flavio Cannistrà
Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy
co-Direttore dell’Istituto ICNOS
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Kübler Ross, E. (1976). La morte e il morire. Assisi: Cittadella.
Nardone, G. (2007). Cambiare occhi, toccare il cuore. Milano: Ponte alle Grazie.
Nardone, G. (2003). Correggimi se sbaglio. Milano: Ponte alle Grazie.
Rampin, M. (2008). Il grano e la zizzania. Milano: Ponte alle Grazie.