Quand’è che compaiono certe crisi nella famiglia? E come superarle? Forse non sai che ci sono dei momenti precisi e conoscerli è di grande aiuto.
In un articolo precedente avevo parlato dei momenti di crisi e oggi approfondisco una cosa accennata allora: durante l’arco di vita di una famiglia ci sono dei momenti precisi, facilmente individuabili, in cui è più probabile che si abbiano delle crisi.
Entra in gioco il concetto di “ciclo vitale della famiglia”.
E conoscere le sue fasi è importante.
Terapie non comuni
Nel 1973 lo psicoterapeuta Jay Haley scrisse un libro destinato a rivoluzionare almeno due grandi aree: quella della psicoterapia e quella della psicologia della famiglia. Il libro s’intitola Terapie non comuni.
Rivoluzionò la psicoterapia perché tramite esso Haley riuscì a far conoscere al mondo intero l’eccezionale lavoro di Milton H. Erickson, psichiatra e ipnoterapeuta dai metodi innovativi.
Erickson era già conosciuto all’epoca, ma grazie a questo libro divenne davvero famoso – pur mantenendo la propria indole umile e integra. Il libro, infatti, presenta con un linguaggio semplice e narrativo una gran quantità di casi trattati da Erickson, come se fossero delle storie, che però lasciano del tutto stupefatto il lettore, sia esso uno psicologo o un semplice curioso. Terapie non comuni getta le basi per avvicinarsi alle terapie brevi, influenzate dalle straordinarie capacità di Milton H. Erickson.
Il ciclo di vita della famiglia
Il libro introdusse anche un importante concetto, quello del ciclo di vita della famiglia.
Benché già altri avevano parlato di stadi attraversate dalla famiglia, Jay Haley elaborò in modo più sistematico e convincente il concetto della famiglia come sistema che passa attraverso diverse fasi, e notò come il passaggio da una fase all’altra porta a quelle che lui chiamò “crisi di transizione“.
In pratica, nei momenti di passaggio da una fase all’altra è più facile che si manifestino dei problemi, di qualunque natura e in qualunque componente della famiglia. Questo perché la transizione prevede dei cambiamenti, delle sfide, la necessità di modificare alcuni comportamenti e adottarne di nuovi.
Non è facile, si può perdere la bussola e si possono innescare così delle reazioni disfunzionali, dei comportamenti che non vanno bene e che sono inadeguati a far fronte alle sfide che la nuova fase richiede.
Ma quali sono queste fasi?
Le 5 fasi della famiglia
Puoi immaginare come, dopo Terapie non comuni, molti si siano cimentati a perfezionare il concetto di ciclo di vita della famiglia. Negli anni ’80 troviamo una sistematizzazione semplice e moderna, principalmente a cura di Carter e McGoldrick (le quali in realtà lavoravano su questo concetto già da oltre un ventennio), e che divide questo ciclo in 6 fasi distinte.
Ma migliore ancora è la divisione in 5 fasi proposte da Eugenia Scabini (e se ti interessa la psicologia della famiglia puoi leggerti il suo libro Psicologia dei legami famigliari).
Conoscere le fasi è molto utile, perché ti permette di capire se un problema possa essere dovuto al periodo di transizione che sta passando la famiglia.
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La giovane coppia: partiamo da un figlio, un giovane adulto, che incomincia una “storia seria”. Non si tratta più di amori tardo-adolescenziali: ora le cose si fanno serie. Dopo la fase di innamoramento (che può durare mesi o anche ben più di un anno) la coppia è rodata e pronta per entrare in nuove dimensioni. Progetta e si impegna sempre di più con se stessa, pronta a costruire un futuro.
Attenzione. Fermo lì. So già che avrai sgranato gli occhi pensando qualcosa tipo: “Dopo un anno io non sono pronto a fare progetti!” (oppure, se sei una donna, avrai pensato: “Dopo un anno lui non è in grado di fare progetti”, e probabilmente hai ragione…). Per “progetti” non devi pensare subito a “casa e famiglia”, ma a iniziare a vedersi insieme in un modo diverso: non più quella trasognante fantasia alla “io e te 6 metri sopra al cielo – perché a 3 metri è già tutto occupato”, ma un più concreto desiderio di stare insieme, creare insieme, realizzare insieme.
E la crisi familiare? La crisi c’è, e in almeno due sensi.
All’interno della coppia stessa (la famigerata “crisi dei due anni”), dove ciascuno dei due deve adesso cominciare a pensare “seriamente”, confrontandosi con ciò che significa “essere adulto” da un punto di vista relazionale.
E all’interno delle rispettive famiglie, che vedono arrivare colui (o colei) che “porterà via il figlio dal nido”. Se non saranno in grado di fare i conti con questa realtà, saranno guai. -
La famiglia con bambini piccoli: molte famiglie decidono di non avere bambini, molte altre sì. Questa fase ovviamente riguarda loro, sebbene anche le prime siano interessate.
Questa è la fase in cui nasce il primo figlio (o la coppia di gemelli) e poi magari quello successivo. I cambiamenti sono talmente evidenti che non c’è neanche bisogno di approfondirli. Diciamo semplicemente che da coppia si passa a diventare una famiglia… e le cose cambiano molto.
Insomma, immagina se a un certo punto il Dinamico Duo (Batman e Robin) diventa un Dinamico Trio (Batman, Robin e Giuseppe). Crisi. E ora? Le cose non possono essere più come prima. La Batmobile va sostituita con una Bat-Stationwagon; Batman e Robin devono fare a turno per chi esce la sera a menare i cattivi e chi resta in casa ad allattare Giuseppe (do per scontato che Alfred, il maggiordomo, a un certo punto sia semplicemente troppo vecchio per mettersi a fare il babysitter); e probabilmente Batman dovrà vendere Villa Wayne e trovare una casa più adatta alle nuove esigenze. Se a questo aggiungiamo che i genitori di Batman sono morti e che Robin è un orfano, non ci saranno nemmeno dei nonni nel futuro del piccolo Giuseppe (il che è un presupposto abbastanza drammatico per dar vita a un nuovo supereroe).
Perdonatemi, non ho resistito… Credo che sia chiaro, comunque, che un figlio comporta un bel po’ di cambiamenti e adattamenti, e non è certo facile farvi fronte.
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La famiglia con adolescenti: qui ti risparmio la metafora con supereroi adolescenti – tanto ti puoi sempre vedere Smallville.
L’adolescenza è un età complessa e riassumerla in poche righe è limitativo. Basti però pensare che l’adolescente non si sente più un bambino, ma non si percepisce ancora come un adulto. Questo è sufficiente a ingenerare un po’ di crisi in chiunque.
Se poi aggiungi che anche i suoi genitori non lo vedono più come un bambino, ma di certo non lo considerano ancora un adulto, la domanda “Come ci dobbiamo comportare?!” è il minimo sindacale che possiamo aspettarci in questo periodo.
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La famiglia nell’età di mezzo: l’età di mezzo è tale soprattutto per i genitori, ma i cambiamenti ci sono per tutti. Da un lato abbiamo i figli che cominciano a essere grandi: ora sono davvero degli adulti, magari “giovani adulti”, ma di sicuro non più adolescenti (perlomeno i più grandi).
Questo comporta un cambiamento nel loro modo di essere e nelle cose che fanno. Diventano lavoratori, o “studenti in carriera” (per questo si parla di “carriera universitaria”), e soprattutto acquisiscono nuove prospettive: responsabilità, autonomia, impegno. Non è facile barcamenarsi ora che la rete di protezione è stata tolta, e dal punto di vista dei genitori… non è sempre facile togliere la rete!
Inoltre i genitori stessi vivono un cambiamento interno: la coppia muta ancora. Adesso non c’è più un figlio piccolo a cui badare o un adolescente da spronare (o controllare): ora c’è un figlio adulto, fatto e finito (o quasi). Questo vuol dire che la coppia stessa, che aveva fatto spazio a un terzo, adesso che quel terzo si allontana torna ad avvicinarsi. Vi sembra facile?
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La famiglia in tarda età: i padri spesso non ci vogliono stare, ma arriva un momento in cui i figli diventano più forti e più svegli di loro: non tanto per mancanze dei primi, ma per il fatto che sono probabilmente più a contatto con i cambiamenti del mondo (state tranquilli papà, la stessa sorte toccherà anche a loro, e ai loro figli, e ai figli dei loro figli… non si scappa: si chiama “evoluzione”).
I cambiamenti sono tangibili anche qui, ma uno in particolare potrebbe attirare la nostra attenzione: l’inversione dei ruoli. Se prima erano i genitori a prendersi cura dei figli, via via questo processo si inverte. Non dobbiamo pensare a qualcosa di drammatico o evidente. Spesso avviene nelle piccole cose. Ti dirò di più: comincia ad avvenire già in adolescenza, quando il genitore chiede per la prima volta al figlio come si manda un’email o come si fa “a scaricare internet”.
In quest’età, naturalmente, le inversioni di ruolo si fanno più evidenti. E anche qui non c’è nulla di male: è sempre stato così ed è bene che sia così. Ma non è sempre facile vivere questa transizione con serenità. E ovviamente non ho parlato dei 06…
E con questa si chiude il ciclo, che ovviamente rinizia sempre, di famiglia in famiglia. Terapie non comuni è stato in grado di descriverlo in modo semplice, con una serie di esempi pratici di come queste crisi possano manifestarsi – e dei modi spettacolari che Erickson usò per aiutare le persone a risolverle.
Sapere in che punto ci si trova è molto utile e spiega molte cose: aiuta ad avere una chiave di lettura in più, per comprendere certi problemi e cominciare a farvi fronte.
Se ti rendi conto di aver bisogno di un aiuto in più, puoi rivolgerti ad uno Psicologo. Ricordati che puoi usufruire della terapia online, che ha la stessa efficacia di quella dal vivo.
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Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
Per approfondimenti:
Haley, J. (1973). Terapie non comuni. Roma: Astrolabio, 1976.
Scabini, E., Iafrate, R. (2003). Psicologia dei legami famigliari. Bologna: Il Mulino.