Vittima e carnefice: liberarsi dal rapporto con la Terapia Breve

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Sei una vittima o un carnefice?

E se fossi una vittima nel tuo rapporto di coppia… ma non lo sapessi?

Spesso si leggono storie di rapporti totalmente sbilanciati, dove i partner sono rigidamente chiusi in due posizioni: uno è la vittima e l’altro è il carnefice. Di solito è abbastanza facile identificare queste dinamiche – magari è più difficile liberarsene – perché sono abbastanza evidenti.

Ma se vittima e carnefice fossero in realtà meno evidenti, come ruoli?
Oggi, sotto richiesta una fatta da Mirka* nella mia Pagina Facebook, esamino come funzionano quelle relazioni vittima/carnefice più “quotidiane”, meno evidenti, ma che possono comunque creare danni all’interno della coppia.

Stai sopra o sotto?

Nel 1967, Paul Watzlawick e colleghi definirono un tipo di interazione detta “complementare”, dove una delle due persone (in una coppia, ma anche tra amici, colleghi, o nelle relazioni genitore-figlio, ecc.) è in qualche modo “dominante” o “primaria” (one-up) rispetto all’altra, che è “subordinata” (one-down).

Questo tipo di interazioni avvengono tutti i giorni, più volte al giorno, e sono totalmente normali, fisiologiche e sane.
Infatti, in tutte le diadi ci sono momenti in cui uno sta “su” e l’altro sta “giù”.

Pensa, ad esempio, al tipico rapporto professore-studente: il professore insegna (one-up) e lo studente ascolta (one-down) – beh, questo almeno in teoria. Ma ci può essere il momento in cui lo studente insorge (one-up) e il professore subisce (one-down). Salvo poi ritrovare quest’ultimo con il registro di classe in mano (one-up) e il “povero” studente costretto ad andare dal preside (one-down).

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Le interazioni complementari sono sane e quotidiane.

O pensa ai rapporti genitore-figlio, dove il primo ha il “potere” di prestare la macchina (one-up) e il secondo, se la vuole, non può far altro che andare a chiedergliela (one-down); sebbene in un’altra occasione il secondo possa insegnargli come usare lo smartphone di ultima generazione (one-up), e il genitore si ritrova a “dipendere” dalle sue spiegazioni per capirci qualcosa (one-down).

Sono esempi molto quotidiani, forse anche un po’ imperfetti ai miei occhi tecnici, ma penso che rendano l’idea di quanto queste interazioni siano comuni e quotidiane, e avvengano in tutte le diadi, siano esse coppie tra partner, colleghi, amici, parenti ecc. ecc.

Ma cosa succede se questa interazione si irrigidisce?

Stare solo sopra o solo sotto

Negli esempi di prima – e, se ci pensi, nella vita quotidiana – possiamo vedere come a volte si sta sopra e a volte si sta sotto. Nessuna delle due posizioni è “migliore” dell’altra. Potresti pensare che chi sta “sotto” è quello che subisce, ma non è così.

Pensa al bambino piccolo: lui sta (quasi) sempre sotto, eppure può usare il potere della suo essere “one-down” per passare per vittima indifesa e ottenere premi e benevolenza dagli altri.

Oppure, pensa a quando sei malato. La tua compagna, o il tuo compagno, ti prepara la cena, ti accudisce, ti “ordina” di rimanere a letto: è vero, tu sei in una posizione “one-down”, ma non è una pacchia?!

Il problema, allora, non è stare sopra o sotto: il problema è quando si sta sempre sopra o sempre sotto. Quando, cioè, la relazione si irrigidisce su uno schema in cui un partner è sempre one-down e l’altro è sempre one-up.

E una particolare relazione di questo tipo è quella tra vittima e carnefice.

Lo svantaggio di stare sempre nello stesso ruolo

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Sull’argomento si potrebbero spendere moltissime parole, anche approfondendo alcuni contenuti interessanti. Io vorrei concentrarmi su un modo un po’ diverso di trattare l’argomento, ma se vuoi approfondire i temi più classici (sempre interessanti), puoi trovare molto da leggere. Ad esempio, un libro agile e interessante è Dire basta alla dipendenza affettiva, di Marie-Chantal Deetjens, che ha riscosso un certo successo.

Accanto a questa lettura, qui possiamo analizzare uno svantaggio fondamentale di stare nello stesso ruolo, che è molto semplice da individuare: è il fatto di stare in gabbia.

E una gabbia, si sa, è uno spazio limitato, cioè uno spazio in cui i gradi di libertà sono pochi, le azioni che puoi compiere sono limitate, e i risultati che otterrai saranno, bene o male, sempre gli stessi.

Cosa significa questo?

Ad ogni (uguale) azione corrisponde una (uguale) reazione

Siamo degli abilissimi ingannatori di noi stessi, ma c’è una realtà che dovresti sapere: le interazioni ridondanti di una coppia si possono individuare in pochi minuti.

Siamo esseri molto complessi, ma anche molto “economici”. Significa che privilegiamo degli stili di comportamento ricorrenti, piuttosto che cambiare di continuo il nostro modo di essere. Questo significa che alcuni nostri modi essere, tra cui alcuni nostri modi di essere con gli altri (interazioni), saranno ridondanti, cioè si ripeteranno in forma più o meno simile.

Quando dici, ad esempio, che “Marco è simpatico” o che “Federica è una ‘tutta cuore'”, stai definendo queste due persone in base a un loro tipico modo di relazionarsi con gli altri. Ovviamente Marco non sarà sempre simpatico, e Federica avrà anche i suoi momenti no, ma in generale possiamo aspettarci alcuni tipici modi di agire/reagire da parte loro.

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Le interazioni più tipiche di una coppia si individuano facilmente.

Questo vale anche per le coppie. E nelle coppie irrigidite in un ruolo, come quello vittima-carnefice, è ancora più vero! Significa, insomma, che da loro potremo aspettarci con ancora più probabilità un certo tipo di azioni e reazioni.

E questo cosa comporta?

“Ecco cosa sei tu per me. Ecco cosa sono io per me.”

Se Federica è “tutta cuore”, significa che per gli altri dà tutta se stessa. Questo significa che “gli altri” si sentiranno trattati da lei come persone importanti, di valore, che meritano le sue attenzioni. E, volendo sintetizzare, significa anche che Federica comunicherà a se stessa che gli altri sono di valore e che lei deve impegnarsi per loro.

E se parliamo di una vittima? O di un carnefice?

Tutte le volte che la vittima si comporta da tale sta comunicando al carnefice che lui ha potere su di lei, che è più forte, più importante, più degno, migliore di lei. Gli sta comunicando che lui vale, e lei no. Magari anche che i bisogni del carnefice vengono prima dei suoi. O sopra i suoi.

In altre parole, tutte le volte che la vittima si comporta da tale nei confronti del carnefice, gli sta dicendo: “Ecco cosa sei tu per me: …”. Il carnefice, ovviamente, agendo da tale confermerà questo tipo di messaggio. E il bello è che magari la vittima ha il desiderio di trovare qualcuno che non convalidi questi suoi messaggi – ma spesso è persa in relazioni che non fanno altro che darle tale conferma.

Ma forse la cosa peggiore è ciò che la vittima comunica a se stessa. Infatti, continuando ad attuare quel tipo di comportamenti, starà dicendo a se stessa “Ecco cosa sono io per me: …”, e riempirà quei puntini di sospensione con etichette come “una senza valore”, “destinata a subire”, “incapace di essere amata”, “incapace di ribellarsi”.

Più agisce nello stesso modo, più ottiene le stesse conferme.

La Terapia Breve per le relazioni di coppia sbagliate

In genere le persone che vengono da me per questo tipo di problemi cercano di cambiare senza voler cambiare: sembra difficile uscirne, cioè uscire da uno schema che, da anni, magari da tutta una vita, si ripete sempre nello stesso modo. Eppure si può.

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La psicoterapia di coppia per relazioni difficili.

Generalmente quello che vuole la persona è che il partner cambi, ma se lo facesse non sarebbe più il partner che ha scelto lei. Chi deve cambiare è la persona stessa.

Quello che si fa con la Terapia Breve, allora, è iniziare a creare delle piccole azioni diverse, che cambino la percezione che la persona ha di se stessa e quindi i messaggi che comunica all’altro (“Ecco chi sei tu per me”) e a se stessa (“Ecco chi sono io per me”).

A volte sono entrambi i partner che si rendono conto che qualcosa non va nella coppia, anche senza capire di essere una relazione in stile vittima-carnefice. Sia chiaro: come ho detto all’inizio di questo articolo, con questo termine non sto prendendo in esame quelle relazioni fortemente dannose, ma quelle in cui c’è comunque un irrigidimento nella posizione one-up/one-down che non fa bene ai due partner (o a uno dei due).

Conclusioni

Penso onestamente che le coppie abbiano le risorse per uscire da sole dai momenti di difficoltà. Un po’ più difficile quando questi sono creati da aspetti e caratteristiche delle persone che si radicano nei loro comportamenti più ricorrenti e nelle loro percezioni e reazioni più tipiche.

In ogni caso, sia che serva un “semplice” calcio di inizio, per cominciare a stare meglio, sia che occorra creare assieme una strategia più elaborata per cambiare il proprio rapporto di coppia (o per uscire da uno in cui si sta male), lo psicologo è la migliore figura di riferimento per questo caso, poiché la psicologi di coppia – e le sue sfaccettature – fanno parte del suo bagaglio di esperienze. Se vuoi, puoi usufruire anche della Terapia Online, che è efficace come la terapia in studio. 

Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola

Ipnosi

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*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.