«Siamo venuti perché manca qualcosa. Io lo amo, lui mi ama, ce lo diciamo in continuazione e… credo che sia vero. Insomma, certe emozioni le proviamo: c’è l’affetto, c’è l’attenzione alle piccole cose, c’è il dialogo… Manca solo il desiderio».*
Questa è una descrizione comune, quando si parla di coppie. Due persone si sono scelte, stanno bene insieme, non hanno conflitti in corso né ferite sanguinanti, ma si sentono come due candele consumate, arrivate alla fine dello stoppino, che aspettano con un senso di impotenza che la fiamma si spenga del tutto.
Cosa possono fare?
Un parte della psicologia (la psicoanalisi, ad esempio) spesso va a rastrellare l’inconscio per trovare motivazioni inconsapevoli che portano a questa condizione.
La maggior parte delle volte, però, non è necessario tentare l’arrampicata verso forze inconsapevoli, pensando che dischiuderle (se è possibile farlo) risolverà i problemi.
La maggior parte delle volte, è ciò che facciamo concretamente che mantiene il problema.
«Quindi, in questo caso, è la coppia stessa che ha creato quella mancanza di desiderio?»
Di sicuro potremo trovare delle cause esterne (lavoro, clima sociale, periodo di vita…) e interne (personalità, umore, e anche motivazioni inconsce, certo), ma prima di tutto chiediamoci: cosa sta facendo la coppia per affrontare quel problema?
A volte si instaura un circolo vizioso, in cui i comportamenti si rafforzano. In questo caso, ad esempio, uno dei due partner, per via di una delle tante possibili cause esterne o interne di cui sopra, comincia a rivolgere qualche attenzione in meno all’altro, a dargli qualche carezza in meno, a fare meno commenti di apprezzamento, ecc.
Non ce l’ha con lui, è solo “un periodo”. L’altro, però, reagisce a questi comportamenti distaccandosi a sua volta. Magari per risentimento, o magari perché pensa che sia meglio lasciarlo in pace, o magari perché nella coppia era abituato ad essere il meno propositivo – e cambiare il ruolo di punto in bianco gli sembra difficile, o magari neanche la concepisce come possibilità.
Ecco creato il circolo vizioso, un gioco senza fine che velocemente si alimenta di se stesso e finisce per crescere. Il distacco si amplifica, i partner si cercano sempre di meno, il desiderio si affievolisce.
«In pratica il desiderio se ne va perché non viene smosso, rinforzato.»
Esatto. A volte pensiamo che sensazioni, emozioni, sentimenti, desideri ecc. debbano nascere, crescere e mantenersi in automatico, senza bisogno di fare nulla da parte nostra. Ma questa è una condizione molto rara, forse nemmeno esistente.

D’altronde perché curiamo il nostro aspetto se non per suscitare interesse nell’altro?
A cosa servono le cene romantiche e i week-end in posti esotici se non per creare atmosfere che ravvivino la passione?
Allo stesso modo, i baci, le carezze, le frasi, i piccoli giochi seduttivi quotidiani sono parte integrante di una vita di coppia dal fuoco acceso e vivo, che continua a scaldare.
Nel suo storico libro Commedie e drammi del matrimonio, Guglielmo Gulotta dà una serie di idee illuminanti su come funzionano queste dinamiche disfunzionali – e traccia delle direzioni per liberarsene.
La psicologia ha studiato a lungo la necessità di rinforzare i comportamenti per poterli mantenere vivi: il rischio, altrimenti, è quello di vederli sparire e di veder sparire le relazioni in cui si manifestano.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
Riferimenti bibliografici
Gulotta, G. (1976). Commedie e drammi nel matrimonio. Milano: Feltrinelli.
*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.