Rompere il muro del silenzio in una coppia

Rompere Il Muro Del Silenzio In Una Coppia Il silenzio nella coppia.

Il silenzio in una relazione può voler dire molte cose.

Certo è che, per alcune persone, il silenzio del partner o, più in generale, il silenzio nella coppia può essere vissuto con disagio, sofferenza, persino angoscia.

Ci si domanda: “Va tutto bene? Dove sta andando la nostra coppia? Cosa significa il fatto che parliamo così poco?”

Spesso nella terapia breve di coppia basta proprio riuscire a infrangere quel muro del silenzio per rimettere i due partner sulla giusta rotta, e far cessare un periodo di stagnazione o di guerra fredda, per ritrovare alla coppia armonia, serenità e… comunicazione.

I significati del silenzio in una coppia

Dovremmo prima di tutto farci un’idea del perché la coppia sta in silenzio o parla poco. E i perché possono essere davvero tanti. Qui mi limito a vederne alcuni, per dare delle idee.

Il silenzio per ferite subite

Alcune volte il silenzio è un sintomo le cui cause sono evidenti a entrambi i partner: c’è una guerra fredda in atto.
C’è stato uno sgarro, un problema, una questione irrisolta, e il silenzio diventa una reazione di rabbia inespressa (o meglio, espressa silenziosamente, è il caso di dirlo) tra i due. Nessuno fa il primo passo.

Attenzione, non è necessariamente una situazione problematica, il silenzio. Come il tempo permette a una ferita del corpo di rimarginarsi, spesso senza nemmeno lasciare cicatrici, così può accadere per certe ferite della relazione. Certo, questo tempo dovrebbe essere auguratamente breve, probabilmente qualche giorno o poco più. Se si trascina per settimane o mesi, abbiamo un problema.

Il silenzio come punizione

Altre volte il silenzio è una punizione verso l’altro. Ti punisco con il silenzio. Ritiro il mio amore da te, per mostrarti che non sono a disposizione, o che mi sto proteggendo da te (e che quindi mi hai fatto male), o per aggredirti passivamente, o.

Possono esserci tanti motivi, ma in generale in questi casi il silenzio è attivamente agito come sorta di rimedio a un torto subito. Anche qui, il tempo a volte fa il suo lavoro, ma non dev’essere una scusa per non parlare di cosa non va.

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Il silenzio ha diversi significati.

Il silenzio unilaterale

Anche il silenzio come punizione è, generalmente, unilaterale (ma tutte le forme di silenzio possono nascere da uno dei due partner e poi attivarsi anche nell’altro). Ma per “silenzio unilaterale” intendo quel silenzio che prescinde dalla coppia, ad esempio quando uno dei due partner sta vivendo un periodo difficile: difficoltà sul lavoro, la perdita di un familiare caro, l’infrangersi di un sogno…

Il silenzio si ripercuote sulla coppia, ma la coppia non è la causa del silenzio. E, tuttavia, se il tuo partner si trova in questa situazione, puoi di sicuro cercare di aiutarlo: ricordati però che non sei il suo terapeuta. Così come uno psicologo non può fare terapia a un suo familiare, un partner non può essere il terapeuta del proprio compagno. Il tuo ruolo un altro.

Ci tengo a precisare ancora meglio: ti invito a non pensare di poter fare da vero e proprio terapeuta al tuo partner, pur tenendo sempre in considerazione che tu sei una delle più importanti persone al mondo per lui/lei (forse la più importante di tutte), quindi di sicuro qualcosa potrai farla.

Il silenzio delle prime volte

Quando si sta insieme da poco ci possono essere dei silenzi dovuti al fatto che, l’altro, sta cercando di capirci, di capirsi rispetto a noi, di capire la relazione, di sintonizzarsi, o anche di gestire le nuove emozioni che gli facciamo provare.

Sei tu a decidere se questi silenzi ti vanno bene o no, se vuoi incoraggiare di più o di meno il dialogo – io ti consiglio di incoraggiare senza spingere, comprendendo e rispettando l’altro, senza scordarti di te.

Il silenzio della routine

Stare insieme da tanti anni vuol dire condividere tante cose. Vuol anche dire che tante cose le si conoscono. Ma non vuol assolutamente dire che non c’è più niente da dirsi.

Il silenzio della routine è quel silenzio che si instaura quando la coppia non condivide più progetti in comune, quando si decide di disinteressarsi dell’altro, quando si pensa che la relazione ormai “campa da sola”. Un campo lasciato a se stesso può diventare arido o far nascere erbacce, o magari dare anche qualche frutto. Ma se vogliamo che dia molti frutti, belli e succosi,  dobbiamo prendercene cura.

Come abbattere il muro del silenzio

Dare un consiglio, come avrai capito, è difficile.

Sopra ho appena accennato ad alcune possibilità che generano e, soprattutto, mantengono il silenzio all’interno della coppia. Di sicuro, come detto, il silenzio di per sé non è un problema. Lo è quando intendiamo quel continuo non parlarsi, non avere scambi, intimità (fisica, ma anche verbale), interazioni, diventa una costante, che domina tutti gli aspetti della coppia, o molti di essi, o alcuni considerati “vitali”.

Per capirci, se la coppia si parla su tutto ciò che riguarda i figli e basta, si sta occupando solo di se stessa in quanto “coppia genitoriale”. Nel rapporto tra i due partner, però, c’è di fatto il silenzio. Ne ho parlato ad esempio nell’articolo Ho bisogno dei miei spazi: dalla famiglia alla persona.

Alcuni suggerimenti utili, che spesso le coppie stesse trovano all’interno di una sessione di Terapia Breve, possono essere di aiuto.

5 suggerimenti per tornare al dialogo

  1. terapia coppia monterotondo
    Avete uno spazio solo per voi due?

    L’ora della coppia: l’ora della coppia è una sorta di appuntamento che, la coppia stessa, si dà ogni giorno. Non dev’essere per forza un’ora, benché suggerisca che non sia meno di trenta minuti e che siano grossomodo sempre allo stesso orario. Quel momento è della coppia e nessun altro. Ci si incontra, si mettono via i cellulari e si sta insieme: ci si racconta la giornata, si fa un aperitivo, si beve del vino, si scherza… Tutto quello che volete, basta che sia chiaro che i protagonisti siete voi. Nella sua semplicità, ho visto coppie trarre grande beneficio da questo esperimento.

  2. Domandare: tecnica difficilissima, elaborata dietro le quinte dei laboratori di grandi psicologi e psicologhe internazionali, consiste nel rivolgersi al proprio partner e dire: “Come è andata oggi?”. Uno dei problemi della coppia è che spesso c’è un ritiro bilaterale: tu ti interessi di meno a me e io rispondo facendo la stessa cosa. Qual è il risultato? Probabilmente che tu ti ritirerai ancora di più e io idem a seguire, in quella che Watzlawick e colleghi chiamerebbero un’escalation simmetrica (verso il basso). Domandare, avvicinarsi, serve proprio a spezzare questo circolo vizioso in cui la coppia si è incastrata. Ma va somministrata come se fosse una terapia farmacologica: tutti i giorni, 2 volte al giorno, per almeno 2 settimane.
  3. Toccare e sorridere: è la diretta conseguenza del suggerimento precedente. Nella coppia dev’esserci anche un’intimità fisica. Non parlo di sesso, parlo di contatto: il sesso ne è in parte una conseguenza. Generalmente, sebbene non sempre, il silenzio verbale può portare anche a un silenzio fisico, che va ripristinato. Idem per un più generico “silenzio non verbale”, cioè un silenzio di sguardi, sorrisi, ammiccamenti ecc. Come sopra, tutti i giorni, 2 volte al giorno, per 2 settimane, mettete in campo un sorriso, un “Buongiorno amore”, una carezza, un abbraccio “a tradimento”, un bacio sulla guancia, un piccolo massaggio…
  4. Chiediti cosa puoi fare: “Non chiedetevi cosa può fare l’America per voi. Chiedetevi cosa potete fare voi per l’America”. Lo disse John Kennedy in un momento in cui gli Stati Uniti si trovavano in difficoltà ed era necessaria una reazione “dal di dentro”. A volte la soluzione è a portata di mano, eppure non ce ne rendiamo conto. Possono bastare veramente piccoli gesti. Ogni mattina, per cinque minuti, chiediti cosa secondo te potresti fare per rompere il muro del silenzio che è sceso tra voi.
  5. Osserva cosa sta facendo l’altro: è facile, quando siamo in un mare di rovi, non vedere neanche un singolo fiore. Eppure, come una pianta che sta tentando di mettere nuove gemme, a cercare bene qualcosa si può sempre trovare. L’idea, allora, è quella di fare il documentarista della savana, colui che osserva da lontano i comportamenti degli animali, per trarne delle conclusioni. L’animale, in questo caso, è il vostro partner (che detta così…): voi dovrete osservarlo ogni giorno, attenti a ricercare qualunque piccolo indizio che vi faccia capire che qualcosa, per la coppia, la sta facendo anche lui.

Conclusioni

La Terapia Breve di coppia non si risolve in 5 suggerimenti, ma spero di averti dato degli spunti interessanti da cui partire.

L’idea di base è che bisogna fare, per poter cambiare. Rimuginare su cosa non va e non funziona, “agitarsi nei rovi”, non farà altro che aumentare i graffi e le distanze, con tutta probabilità: se infatti avesse funzionato, lo avrebbe fatto già tempo fa.

Allo stesso modo, mantenere il distacco, magari nella speranza che sia l’altro a fare il primo passo, non è una strategia vincente. C’è sempre l’idea del “Ma potrebbe pure avvicinarsi lui!”. Il punto, però, è che se sei tu a leggere questo articolo, forse sei anche chi, tra i due, ha più risorse per fare il primo passo.

Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia Seduta Singola

Ipnosi

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