“Una famiglia è un luogo in cui le menti entrano in contatto l’una con l’altra” dice Buddha. E questo può diventare sempre più complesso a mano a mano che la famiglia si allarga.
Infatti la vita delle famiglie si svolge lungo un vero e proprio ciclo, nel quale avvengono continui cambiamenti. Questi cambiamenti hanno spesso a che fare con nuovi ingressi e quindi con l’apertura del campo relazionale coniugale per la nascita di un figlio o per l’inclusione di nuore o generi.
Immaginala come una costellazione, in cui, a mano a mano, nascono nuove stelle, dando vita a forme sempre diverse.
In ognuna di queste occasioni la famiglia sarà chiamata ad allargare o stringere i propri confini, in modo tale che l’organizzazione familiare risulti sempre equilibrata. Questo verrà fatto o dalla famiglia nel suo insieme o singolarmente dai membri di questa famiglia.
A prima vista potrebbe sembrare un processo semplice e lineare, ma in pratica può risultare anche molto difficile e creare disagi. Questo può avvenire soprattutto quando le famiglie di origine non riescono ad accettare la realtà di certi cambiamenti e faticano a lasciar andare. Per questo oggi voglio affrontare questo tema con il supporto delle Terapie Brevi.
L’abbandono del nido
Molti giovani fanno fatica a svincolarsi dalle famiglie d’origine, perché avvertono la sensazione di non poterlo fare, di non poter lasciare del tutto il nido.
Il distacco dalla famiglia d’origine può avvenire in senso concreto quando il giovane adulto esce di casa, ma ciò non implica che sia avvenuto anche a livello emotivo. Ciò, chiaramente, può avere ripercussioni sulla relazione di coppia, che, a sua volta, può andare ad alterare gli equilibri della famiglia che si sta tentando di costituire.
Spesso le famiglie d’origine si inseriscono nelle decisioni della coppia e, anche se il loro intento sarà quello di supportare e di proteggere, sorge il rischio per i membri della nuova coppia di non riuscire a riconoscersi pienamente come individui adulti e come nuovo nucleo, dinamica che a lungo andare può minare la progettualità della coppia.
Si può arrivare ad uno stile di parenting intrusivo, che consiste in una modalità disfunzionale nella quale i genitori non riconoscono ai figli la possibilità di conquistare uno spazio psicologico e una capacità di differenziarsi dalla famiglia di origine.
Famiglie intrusive
Della famiglia invischiata ne ho parlato già in questo articolo qui. Crescere in una famiglia invischiata significa subire un eccesso di preoccupazione e protezione, dove ogni tentativo di separazione o allontanamento dei membri viene ostacolato o considerato come un tradimento. La famiglia invischiata teme fortemente il cambiamento, che viene visto come una minaccia al senso di appartenenza e provocherebbe uno sconvolgimento insostenibile.
I confini relazionali tra i vari membri in questo tipo di famiglia non sono ben definiti, tanto che spesso il genitore vede il figlio come un prolungamento di sé e questo è può portare a conseguenze dannose per entrambi. A tal proposito, i genitori in queste famiglie contano spesso sui loro figli per il supporto emotivo, si aspettano che vivano nelle vicinanze e seguano un percorso professionale specifico.
In questo caso porre dei paletti e rivendicare l’indipendenza del nuovo nucleo familiare è molto difficile, inoltre è molto probabile che, in questa situazione, nascano attriti di coppia e litigi.
Spesso i comportamenti fastidiosi e opprimenti sono la conseguenza di una grande paura, ovvero quella dei genitori d’origine di essere “messi da parte”, di “non servire più”, ovvero di non avere più alcun ruolo nella vita dei figli.
Spesso si possono addirittura andare a creare una sorta di dipendenza della coppia più giovane nei confronti di quella anziana, attraverso il dal ricatto economico o la gestione dei nipoti. Attraverso questi stratagemmi i suoceri si sentono, quindi, legittimati a invadere la privacy della nuova famiglia, e pensano di poter esercitare il loro controllo con molta più facilità.
La buona notizia è che dei sani confini si possono costruire in qualsiasi momento della vita. Riconoscere i propri confini e imparare a rispettarli è un lavoro faticoso e profondo, ma che può dare grossi frutti in quando prevede enormi implicazioni identitarie e interpersonali.
Stabilire sani confini interpersonali è il miglior modo che abbiamo per prenderci cura di noi stessi, perché definire con chiarezza cosa possiamo e non possiamo tollerare, non è una forma di ricatto o una prova di forza: è solo stima di sé. Infatti se è vero che non possiamo controllare o cambiare i comportamenti dell’altro, è altrettanto vero che possiamo decidere come comportarci e come agire, invece di reagire, ai torti, alle mancanze e alle provocazioni.
Dr Flavio Cannistrà
Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy
co-Direttore dell’Istituto ICNOS
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Haley, J. (1973). Terapie non comuni. Roma: Astrolabio, 1976.
Scabini, E., Iafrate, R. (2003). Psicologia dei legami famigliari. Bologna: Il Mulino.
Nardone, G., Giannotti, E., Rocchi, R.(2001).Modelli di famiglia. Milano: Ponte alle Grazie.