“I litigi degli amanti rinnovano l’amore” diceva Terenzio.
Ma quando una coppia sente l’esigenza di andare in terapia bisogna andarci per forza insieme oppure no? Partiamo da un punto: non c’è una regola univoca. Molto dipende dall’approccio teorico di riferimento e molto anche dalle preferenze dello psicoterapeuta.
Quello che farò, quindi, in questo articolo è dirti come ragiono io, o meglio come ragiono nelle vesti di terapeuta esperto in Terapie Brevi.
Avanti il prossimo: meglio soli che mal accompagnati?
Innanzitutto di cosa stiamo parlando, di una terapia DELLA coppia o di una terapia IN coppia? Non è solo una differenza grammaticale tra l’uso di una preposizione articolata e l’uso di una preposizione semplice, ma è una differenza abissale.
La prima fa riferimento a una terapia congiunta dei due partner, la seconda di una terapia individuale fatta però vedendo in terapia anche il partner. Generalmente è più facile che nel secondo caso io veda uno solo dei membri, quello che ha richiesto la terapia per sé, e in certe sedute chieda la presenza del partner. Se invece parliamo di terapia DELLA coppia, dove cioè il problema riguarda più specificatamente la diade, le cose sono diverse. Infatti, in questo caso mi capita di vedere separatamente i membri, ma più generalmente li vedo insieme. Questo per varie ragioni.
Da un punto di vista strettamente tecnico, una delle prassi che preferisco è la Tecnica di Rapoport, questa tecnica è geniale e utilissima, e richiede la presenza di entrambi i membri, quindi è il primo motivo quello tecnico per cui spesso vedo i partner insieme. Da un punto di vista dell’alleanza, invece, separare i due membri può essere problematico: non tutti accettano di buon grado di vederti separatamente dall’altro partner, di sottostare al fatto che tu veda l’altro partner da solo, spesso è anche per una semplice questione di fiducia: manterrai segrete le cose che ci diciamo?
Quando è meglio che la coppia si scoppi?
In alcuni casi le divergenze sono tali da richiedere degli incontri individuali per scoprire se esistono le condizioni per effettuare un intervento sulla coppia, nella fattispecie, per verificare la possibilità di concordare un obiettivo, che si vorrebbe ottenere mediante il percorso terapeutico, comune per entrambi i partner.
Solitamente, all’inizio della terapia, i partner, trovandosi in situazioni conflittuali, hanno obiettivi diversi: uno di loro vuole cambiare l’altro no, uno di loro vuole la terapia ma l’altro no, uno di loro vuole che tu veda la coppia insieme mentre l’altro vuole vederti da solo. Questo dilemma, quindi, può essere risolto separatamente, per fare maggiore chiarezza e per capire se ci sono buoni presupposti sui quali fondare un obiettivo comune, dato che la condivisione di un obiettivo rappresenta una condizione imprescindibile per evidenziare il desiderio e la volontà reciproca di mettere in gioco se stessi nel processo di cambiamento terapeutico.
Quindi, la terapia di coppia deve essere adattata sia alle specifiche richieste di ogni partner sia alla natura della relazione di coppia. Per questo, ci sono diversi livelli di intervento ai quali è importante prestare attenzione.
Dr Flavio Cannistrà
Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy
co-Direttore dell’Istituto ICNOS
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Garcia T. , Qualche tecnica di Terapia Breve Strategica Sistemica per la terapia di coppia. Rivista Europea di Terapia Breve Strategica e Sistemica. N.1 2004
Nardone G., Watzlawick P., L’arte del cambiamento. La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi. TEA Editore, 2005.
Nardone, G. (2005). Correggimi se sbaglio. Milano: Ponte alle Grazie.
Zeig, J., Kulbatski, T. (2012). I dieci comandamenti della coppia. Milano: Ponte alle Grazie.