L’ombra del tradimento

Dott. Flavio Cannistrà, psicologo a Monterotondo e a Roma
Il tradimento getta un’ombra onnipresente sulla coppia

Perché si tradisce? Tanti studiosi hanno cercato di dare risposte più o meno valide.

Charlotte Le Van è tra questi, sebbene più che agli ipotetici perché è interessata ai come si tradisce, con uno studio dal titolo Les quatre visages de l’infidélité en France (di cui una sintesi è stata appena pubblicata da Psicologia Contemporanea, n° 227).

Quel che ne è venuto fuori sono quattro tipologie di infedeltà. 

In sintesi, abbiamo:

  • quella risultante da un’insoddisfazione di coppia (momentanea, cronica o per disamore)
  • quella strumentale (pretestuosa per rompere il rapporto, vendicativa per un torto subito, o dovuta a una condizione da cui si vuole sfuggire – tutt’e tre, curiosamente, riscontrate solo nelle partecipanti donne)
  • quella, più tipica dei giovani, vissuta come una sorta di esperienza di vita
  • e quella vissuta come componente normale della vita di coppia (o perché l’infedele non riesce a non tradire, quasi fosse una sorta di compulsione, o perché ha una filosofia di vita edonistica e improntata alla totale libertà personale)

A prescindere dal tipo di infedeltà, la domanda successiva è: i partner riusciranno a stare ancora insieme?

Di sicuro l’infedeltà è una cicatrice dolorosa, che getta la sua ombra sul futuro della coppia. Personalmente ritengo che la decisione spetti alla coppia stessa e che la regola aurea sul da farsi, in questo caso, non esista. I fattori individuali e relazionali che concorrono a prendere una qualunque decisione sono diversi e nessuno è a priori più giusto dell’altro. Finiremmo nella morale, che è un’invenzione dell’uomo e pertanto non adattabile a tutti.

Alcune coppie si rivolgono a me perché c’è stato un tradimento che ne ha rotto l’equilibrio, l’armonia; e capita, comprensibilmente, che tanto uno quanto l’altro partner cerchino un’alleanza, una comprensione da parte mia.

Come possiamo continuare a stare insieme dopo quello che mi ha fatto?
Ho sbagliato, lo so, ma vorrei davvero avere un’altra possibilità”.
Frasi come queste cercano condiscendenza, coalizione, a volte complicità, prodotte da un calderone di sensazioni ribollenti che possono andare dal dolore alla paura, sebbene più spesso sia la rabbia a dominare.

Questo tipo di coppia sente di voler rimanere insieme, ma questa sensazione contrasta, stridendo, con altri sentimenti quali l’umiliazione, e lotta furiosamente con la razionalità: “Se è capitato una volta, può ricapitare: non posso più fidarmi” (è da notare come questa frase possano dirla entrambi). Finisce così per diventare un tormento, un’ossessione a cui non si riesce a non pensare, che si ripercuote nella comunicazione della coppia e nella sua intimità: spesso il sesso è una delle aree in cui si manifestano più difficoltà, fino ad arrivare a veri e propri problemi.

Il lavoro, in questa direzione, prevede un impegno a cui non tutte le coppie sono disposte a far fronte. Così, come prima cosa, metto i partner di fronte a un dilemma analogo al loro: il dilemma del prigioniero.

“Due sospettati sono arrestati dalla polizia. Questa non ha prove sufficienti per trovare il colpevole e, dopo averli rinchiusi in due celle diverse, li interroga offrendogli le seguenti prospettive: se uno confessa e l’altro non confessa, questo sconterà dieci anni di carcere mentre il primo sarà libero; se entrambi non confesseranno, allora la polizia li condannerà a un solo anno di carcere; se, invece, confesseranno entrambi, la pena sarà di cinque anni. Ogni prigioniero può riflettere sulla strategia da scegliere tra confessare o non confessare. In ogni caso, nessuno dei due potrà conoscere la scelta fatta dall’altro”.

Ciò che più risalta in questo dilemma è il dilemma stesso. La scelta più immediata pare quella di giocare per sé, senza andare incontro all’altro: come fai a sapere che l’altro non tradirà la tua fiducia?

Nella coppia, questo significa andare contro l’altro, giocare per sé, non dargli più fiducia e quindi non considerarsi una coppia. Eppure, guardando bene, la risposta più vantaggiosa è proprio giocare… in coppia, dire: “Dobbiamo risolvere il problema, se vogliamo uscirne entrambi”.

La coppia che ha scelto di rimanere insieme dopo un tradimento per essere davvero libera deve scegliere di giocare come una squadra, scontare “l’anno di prigione” che inevitabilmente ne consegue per poi andare oltre, senza più tornare indietro, con la mente e con le (recrimin)azioni a ciò che è accaduto. Attenzione, non sto dicendo che il traditore la può passare liscia. Sto solo dicendo che se la coppia (cioè traditore e tradito) ha deciso di rimanere insieme, allora l’anno di galera (il tradimento) non può più essere usato come recriminazione, non può più far parte dei loro pensieri (“Forse mi tradirà di nuovo?”), dei loro discorsi (“Mi chiedo ancora oggi come hai potuto…”), delle loro azioni. Se la coppia ha deciso di rimanere insieme, questa decisione dev’essere totale.

L’alternativa, altrimenti, è che tutti e due rimangano a lungo imprigionati. E finché entrambi, o solo uno, saranno chiusi in cella, non parleremo più di coppia. A quel punto, allora, forse è meglio lasciarsi.

Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia

Riferimenti bibliografici
Le Van, C. (2010). Les quatre visages de l’infidélité en France. Une enquéte sociologique. Paris: Payot.
Nardone, G. (2005). Correggimi se sbaglio. Strategie di comunicazione per appianare i conflitti nella coppia. Milano: Ponte alle Grazie.

P.S.: a chi è interessato ricordo la prossima partenza di due corsi: il “Corso pratico di Psico-Teatro“, per chi ha voglia di sperimentare e incrementare le proprie capacità individuali, relazionali e comunicative, e il “Corso di preparazione all’Esame di Stato in psicologia“, per i giovani laureandi pronti a diventare Psicologi.