Ce l’hai fatta fare una pausa, quest’estate? A staccare un po’? No? Acc… potrebbe essere un bel problema.
Staccare non è solo un piacere: è un bisogno e, ne sono convinto, qualcosa che ti meriti. Se non riesci a staccare, stai sottraendo piacere e necessità al tuo corpo e alla tua mente, e gli effetti collaterali possono essere diversi:
- stanchezza fisica
- difficoltà di attenzione
- difficoltà di memoria
- irritabilità
- umore depresso
Solo per citarne una manciata.
Ma siamo sicuri che non hai più possibilità di fare una pausa?
A cosa serve la pausa?
Nell’articolo Una pausa per distaccarsi spiego alcune basi fondamentali della pausa.
Non tutti possono andare in vacanza, ma fare delle vacanze non è l’unico modo per concedersi delle pause. E mentre fare delle vacanze è un surplus estivo, una postilla al periodo di minor attività tipico dei mesi estivi centrali, fare delle pause è, da un lato, obbligatorio e, dall’altro, continuo.
Ieri sera parlavo con un amico che ha passato queste settimane a Roma, in attesa della sua prima bimba (nata l’altro ieri!). Mentre mi congratulavo con lui gli ho chiesto se questo periodo di attesa, sicuramente emozionante ed eccitante, ma d’altro canto carico di tensione, gli avesse fatto sentire molto la mancanza delle ferie estive.
La sua risposta è stata questa: “Sai, Flavio, puoi andare in vacanza senza fare un viaggio. Il viaggio è qualcosa in più. È bello, certo, ti permette di vedere posti nuovi, e magari ti alzi anche prima del solito per visitarne il più possibile! Ma la vacanza – che in latino viene da vacare, essere vuoto – la puoi fare staccando dalla routine in tanti modi diversi.”
Concordo pienamente con lui (al punto che nella mia newsletter pre-estiva parlavo esattamente di questo).
Tanto per fare un esempio, qualche settimana fa sono stato fuori per alcuni giorni (viaggio) e ho deciso di non portare con me il computer nonostante lo usi per vedere film: questo perché lo uso anche per lavorare e volevo invece vivermi delle giornate totalmente lontano dalle abitudini e dai mezzi vicini al mio lavoro (stacco).
Ho posto un netto distacco tra ciò che faccio abitualmente e questo periodo di dolce, piacevole vuoto.
Anche Sigmund Freud faceva delle pause
A dire il vero ne faceva un sacco! Approfondiscilo qui.
Quando vengono da me dei manager o degli studenti carichi di stress per i loro incarichi o per gli esami da dare, spesso mi trovo a dover fargli notare che persino le menti più geniali avevano bisogno di fare delle pause.
Il corpo si consuma. Il cervello anche.
Conosco lavoratori famosi che se dopo 12 ore gli dici che torni a casa ti guardano storti e affermano: “Cos’è? Sei in ferie, oggi?”. L’atteggiamento cinico e sprezzante alla Dr House sarà anche di moda, ma vi assicuro che la vita non funziona così e che anche quando leggiamo la notizia di Marissa Mayer, la manager di Yahoo! che arriva a lavorare anche 130 a settimana, l’esempio è tutt’altro che da seguire.
Non bisogna lavorare tanto, bisogna lavorare bene
Ti sei mai chiesto perché la giornata lavorativa è di 8 ore?
Perché non 9 e 15 minuti? O 7 e mezzo?
Tolto il fatto che da tempo il concetto di giornata lavorativa di 8 ore sta entrando in crisi, le 8 ore lavorative (che in Italia entrarono in vigore nemmeno un secolo fa) furono una risposta della Rivoluzione Industriale di fine ‘800, quando i lavoratori venivano sfruttati per 14-16 ore al giorno.
Si ritenne, all’epoca, che 8 ore fossero sufficienti e, soprattutto, umane. Ma la maggior parte delle attività di allora erano ben diverse da quelle attuali. L’attuale stile di vita (lavorativo e personale) ci permette di fare molto di più. Nel bene e nel male.
«Che significa?»
Faccio un esempio generico, ma utile. Quando arrivarono i computer l’idea fu: “Si potranno fare determinate attività in modo molto più veloce: ciò che prima ti richiedeva 4 ore ora te ne richiederà solo una”. La conseguenza sarebbe dovuta essere: “Lavoreremo tutti di meno”.
Ovviamente non è andata così (per diverse ragioni, molte legate alle logiche dei mercati del lavoro). Quindi ciò che si produce oggi nelle 8 ore lavorative è molto di più di quello che si produceva un secolo fa. Con una metafora, è come se una ruota che faceva 100 giri al minuto, oggi riesce a farne 400.
Il che può andare anche bene, fino a un certo punto. Ma se queste prestazioni continuano ad aumentare, e la ruota arriva a fare 800, 1000, 4000 giri al minuto, a un certo punto si spaccherà.
Hai capito che la ruota sei tu, sì?
Una mia amica ha recentemente percorso il Cammino di Santiago. E non ci è arrivata tutta d’un fiato: ha fatto diverse tappe, lungo la strada.
Staccare ti fa lavorare meglio
Infine, staccare fa bene. In termini di prestazione: ne giova la creatività e il problem solving.
Su questo non mi dilungo troppo: ci sono una serie di studi che lo dimostrano, e li ho riportati qui, dando anche alcuni suggerimenti pratici e consigliando un libro sull’argomento (In pausa. Come l’ossessione per il fare sta distruggendo le nostre menti, di Andrew Smart – e da uno che di cognome fa “smart” mi aspetto solo risposte intelligenti!).
Insomma, detto questo, la palla sta in mano a te: la mente è tua, il cervello anche, le prestazioni pure. Chiudi il computer, spegni lo smartphone, stacca da quello che fai di solito, e scopri qualcosa di nuovo, diverso e piacevole per te.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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