Violenza nelle relazioni di coppia

Cosa si intende per violenza?

E’ violenta ogni situazione in cui si verifica un abuso fisico o psichico da parte di una persona su un’altra che quasi sempre si trova in condizioni di inferiorità rispetto alla prima.

Nella mia pratica clinica le differenze che incontro nelle tipologie di violenza, o nelle caratteristiche di uomini e donne che vivono rapporti turbolenti e violenti, sono molto sfumate.

In queste tipologie di relazioni, a mio avviso, non esiste aggredito ed aggressore, ma si crea un intreccio in cui ognuno dei due partner ricopre un ruolo attivo nel mantenere un certo grado di tensione e conflitto all’interno della coppia: “Ciò che costituisce un rapporto violento vero e proprio è la ripetizione degli attacchi e la circolarità dei processi” (Testor, 2010, p. 28).

Quali sono le caratteristiche di una coppia violenta?

Spesso una serie di elementi sono ricorrenti all’interno della coppia violenta:

  • l’impossibilità di sintonizzarsi emotivamente con l’altro;
  • la necessità di mantenere un controllo sul partner;
  • la sensazione costante che il rapporto sia minacciato;
  • l’impossibilità di tollerare l’autonomia dell’altro;
  • la sensazione che stia vacillando la profondità del legame o la dipendenza reciproca che si è creata oppure, al contrario, che si venga a contatto con la sensazione di una profonda dipendenza verso il partner ritenuta inaccettabile.

La violenza può diventare l’elemento attraverso cui la coppia mantiene il legame, una tentata soluzione estrema e del tutto distruttiva per continuare ad essere legati al partner.

Il ciclo della violenza

Le relazioni maltrattanti in molti casi si sviluppano attraverso uno schema tipico che si articola in quattro fasi che si ripetono in modo ciclico:


 1. Luna di miele:la coppia si avvicina, vive un periodo di “innamoramento”, di reciprocità, di vicinanza in cui tutto sembra andare per il meglio, i precedenti conflitti vengono messi da parte e archiviati.

 2. Aumento della tensione
basta un piccolo evento, anche apparentemente insignificante, per innescare la tensione. In questo modo il partner violento, attraverso intimidazioni e denigrazioni destabilizza e controlla la vittima, mettendo in discussione la sua capacità di giudizio.

 3. Violenza: ha luogo l’agito, la violenza vera e propria. Subito dopo l’azione violenta, l’aggressore ha una sensazione di tranquillità, che testimonia la riuscita distruzione dell’indipendenza psichica della vittima, sulla quale ha ristabilito il controllo.

 4. Pentimento e scuse: dopo l’agito violento il partner ritorna chiedendo scusa, dichiarandosi pentito. E può essere sinceramente pentito. Il problema è che questi due aspetti sembrano non integrabili in lui: il “lato buono” e il “lato cattivo” si susseguono nel tempo, si esprimono a fasi alterne, prima uno e poi l’altro, e non riescono ad integrarsi e arricchirsi a vicenda per costruire una modalità di relazione più equilibrata, pur tra alti e bassi ma senza ricorso alla violenza fisica o psicologica. Ciò significa che, nonostante le scuse sincere, gli agiti violenti probabilmente si ripeteranno e probabilmente saranno anche peggiori.

Cosa fare?

Lasciare un partner violento non è semplice come potrebbe a prima vista sembrare a chi non ha familiarità con il fenomeno.

Il primo importante passaggio è uscire dall’isolamento che di solito accompagna queste relazioni rivolgendosi ad un familiare, un amico o un professionista. Riconoscere la violenza con il ciclico ripetersi degli eventi è lo stimolo che porta a prendere le distanze dalla situazione e a ricercare un sostegno esterno alla coppia.

La scelta di interrompere una relazione violenta può comportare in alcuni casi conseguenze sulla vittima che devono essere prevenute e gestite. Nei casi di violenza e maltrattamento fisico, sessuale, grave violenza psicologica (es. stalking e atti persecutori) quando la vittima è posta in condizioni di rischio per la sua salute e incolumità è sempre opportuno sporgere denuncia.

La presenza di una rete relazionale di supporto (famiglia, amici, colleghi) è un fattore protettivo importante e, in alcuni casi, può essere necessaria la permanenza in una struttura di accoglienza e protezione.

Ricercare un aiuto psicologico è necessario per permettere alla persona di riadattarsi ad una nuova situazione di vita ed incominciare il processo di guarigione.

“Se il gesto violento non riceve, da parte della vittima, una risposta immediata, decisa, drastica e mutativa, il “limite invalicabile” può essere valicato una seconda, una terza, una quarta volta e così via, senza più limite”.   

(S. Filippini, 2005)

Bibliografia

De Zulueta F. (2006), Dal dolore alla violenza. Le origini traumatiche dell’aggressività, Raffaello Cortina Editore, Milano.

Filippini S. (2005), Relazioni perverse. La violenza psicologica nella coppia, Franco Angeli, Milano.

Testor C.P. (2010), La violenza di coppia nella collusione ossessiva, Interazioni, 2, Franco Angeli, Milano, 24-34.

Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi

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