Depressione: un ostacolo nel rapporto con gli altri

La depressione s’insinua nella vita allargandosi a macchia d’olio in tutte le sfere, a volte senza essere riconosciuta fino a portare mutamenti nel modo di pensare, di sentire e di agire.

E può contaminare anche le relazioni più importanti, come quelle affettive, familiari, relazionali e amicali.

In un precedente articolo ti ho parlato di come la depressione possa intaccare il rapporto di coppia e di come la Terapia Breve è di aiuto per uscire da questa situazione nel più breve tempo possibile.

Oggi, invece, ci concentreremo sulle relazioni sociali, su come la depressione possa essere di ostacolo nel rapporto con gli altri.

Un circolo vizioso che si autoalimenta

In che modo la depressione influenza le relazioni con gli altri?

E viceversa, in che modo difficoltà nelle relazioni sono legate alla depressione?

Chi soffre di depressione tende ad avere dei pensieri orientati alla negatività nei confronti di se stesso, del futuro e ovviamente anche degli altri, rendendo quindi disfunzionale il rapporto con questi ultimi.

L’umore triste porta la persona depressa ad allontanarsi dagli altri: temendo paradossalmente di essere abbandonata, abbandona lei per prima. Il calo dell’interesse verso gli altri e verso le attività porta alla diffidenza anche nei confronti dei gesti di affetto manifestati da amici e parenti. Diffidenza che porta, a sua volta, ad un maggior isolamento dove la solitudine conferma l’idea che la persona depressa ha di se stessa come inadatta, sbagliata, immeritevole di valore, incentivando l’impulsività e lo scontro con gli altri. L’atteggiamento distaccato, ritirato e spesso ostile della persona con depressione molte volte genera negli altri una risposta di allontanamento.

Il progressivo allontanamento degli altri tramuta quest’aspettativa in esperienza reale rinforzando l’idea di essere sbagliati, inadeguati, non apprezzabili: “Lo sapevo, non vado bene e gli altri non mi vogliono”.

Il processo appena descritto trasforma il bisogno di vicinanza e supporto in un atteggiamento di evitamento e ritiro dalle relazioni.

Circoli viziosi che si autoalimentano.

3 suggerimenti per aiutare un amico depresso

Chi è depresso, spesso, sta vivendo le cose in un modo diverso da te. Questo significa che ciò che dici e fai, e che è guidato dal buon senso, potrebbe non avere effetto.

Suggerimento 1: Che cosa funziona?

Può sembrare una cosa ovvia, ma spesso ci dimentichiamo di “verificare” se una data strategia che stiamo utilizzando sia efficace o meno. Quindi, nel momento in cui stai cercando di incoraggiare, aiutare, guidare una persona depressa, chiediti se davvero è efficace. Se non è così, non continuare ad insistere. Stai cercando di aprire una porta con la chiave sbagliata. Spesso, infatti, i problemi si mantengono in vita perché continuiamo a fare cose che non producono i risultati desiderati. Quindi come regola generale: se in quel momento sta funzionando, continua ad utilizzare quella strategia. Al contrario, se non funziona interrompila a prova qualcosa di diverso.

Suggerimento 2: Evita la delega

Con la parola delega, intendo il rimandare ad altri compiti e responsabilità. La persona depressa smette di fare una serie di cose e lascia che sia tu a farle al posto suo, magari chiedendotele proprio.

Ecco, dovresti evitare di assecondare queste richieste, perché questo non farà altro che farlo sentire sempre più depresso, incapace, inadatto. Quindi, inizia a dire dei piccolissimi “No” per lasciare lo spazio a lui di ricominciare a fare delle piccole cose.

Suggerimento 3: Ascolta anziché dare consigli

Spesso la persona depressa non ha bisogno di consigli, ma ha bisogno di sentirsi ascoltata. Limitati a sentire cosa ha da dire, come si sente, cosa prova. Puoi incoraggiarla semplicemente stando lì con lei in modo attivo, mostrando interesse, approfondendo appena con delle domande molto semplici (“E come ti senti rispetto a questo?”).

Se poi vuoi apprendere un po’ di più sull’argomento, potresti leggere (e far leggere al diretto interessato), il libro Rompere gli schemi della depressione, di Michael Yapko. 

Cosa fare se la persona depressa sei tu?

Un suggerimento per iniziare a muovere i tuoi primi passi per uscire da solo dalla depressione, è quello di utilizzare la tecnica del “come se…”.

In che consiste?

Ogni mattina per le prossime 2 settimane, rivolgi a te stesso questa domanda: “Cosa farei di diverso oggi, come mi comporterei diversamente in questa giornata, se il problema che ho non ci fosse?”

Sicuramente ti verranno in mente una serie di azioni e comportamenti.

Ecco, vorrei che tu ogni giorno scegliessi la cosa più piccola e semplice da fare e la mettessi in pratica, come, appunto, se il problema non ci fosse.

La Terapia Breve per la depressione ha un buon riscontro. Per alcune persone si tratta davvero di un percorso molto breve, per quanto strano possa sembrare. Per altre è un percorso più lungo, sebbene con una frequenza e una durata inferiore alle terapie tradizionali.

Se vuoi, puoi usufruire anche della Terapia Online, che è efficace come la terapia in studio. Contattami per avere maggiori informazioni.

Bibliografia

American Psychiatric Association (2014): “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5”. Milano, Raffaello Cortina Editore.

Muriana, E., Pettenò, L., Verbitz, T. (2000). I volti della depressione. Abbandonare il ruolo della vittima grazie alla terapia in tempi brevi. Milano: Ponte alle Grazie.
Stathopoulou, G. et al (2006). Exercise Interventions for Mental Health: A Quantitative and Qualitative Review. In Clinical Psychology: Science and Pratice, Volume 13, Issue 2, pages 179–193.
Trivedi, M.H. et al. (2011). Exercise as an Augmentation Treatment for Nonremitted Major Depressive Disorder: A Randomized, Parallel Dose Comparison. In Journal of Clinical Psychiatry, 72(5), pp. 677-84.

Yapko, M. (2002). Rompere gli schemi della depressione. Milano: Ponte alle Grazie.

Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi

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