Il termine depressione è sicuramente il più usato e abusato degli ultimi vent’anni, ma di fatto che cosa si intende per depressione?
Non amo le categorie e tanto meno le etichette, ma stando a quanto riportato nel DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), la depressione riguarda alcuni sintomi specifici:
- astenia,
- insonnia,
- perdita del piacere,
- tristezza e senso di vuoto per la maggior parte del giorno senza una apparente giustificazione,
- dolore morale,
- significativa perdita o aumento del peso,
- agitazione o rallentamento motorio osservabile dagli altri,
- mancanza di energia,
- ridotta capacità di pensare e concentrarsi,
- autosvalutazione e senso di colpa.
Non è però sufficiente che ci siano uno o due di questi sintomi per qualche giorno; per diagnosticare una depressione maggiore, almeno cinque sintomi si devono presentare ininterrottamente per almeno due settimane.
Stando alla letteratura, ai manuali e perché no anche al senso comune, sembra quasi impossibile uscire dalla depressione definitivamente e ancor di più iniziare a farlo da soli.
Spesso, invece, basta poco come vedremo in questo articolo.
Per capire cosa puoi fare, partiamo da cosa stai già facendo
“Se non ci riesco, ci rinuncio”
Quante volte hai pensato o detto questa frase?
Ed ecco che la rinuncia diventa la strategia per risolvere tutto.
Ma poi risolve davvero?
Credo di no…apparentemente può sembrarti che rinunciare possa essere la soluzione, ma a lungo andare questa soluzione apparente non solo non risolve il problema, ma lo mantiene in vita, trascinandoti in una spirale di rinunce continue.
La rinuncia consiste nell’abbandono di qualsiasi forma di reazione attiva di fronte alle difficoltà della vita, alla gestione della quotidianità e della sfera relazionale, familiare, lavorativa e amicale. Come se una barca viene lasciata alla deriva, senza rotta né remi né vele.
Insieme alla rinuncia, c’è un’altra soluzione che stai attuando e che non ti dà i risultati che speri: delegare. Richiedere aiuto, lamentarsi, sfogarsi e affidarsi completamente agli altri nella gestione di se stessi, sono tutte azioni che rientrano nel delegare, che ancora una volta, quindi è un rinunciare.
Emile Cioran scrisse con grande lungimiranza che «la rinuncia è un piccolo suicidio quotidiano».
Io aggiungerei che la rinuncia è un piccolo circolo vizioso quotidiano: meno fai ogni giorno, meno ti senti capace il giorno dopo.
Il fattore più importante per uscire dalla depressione: TU
Se ti ritrovi in queste tentate soluzioni che ti ho descritto poco sopra, è già facile capire la direzione diversa da perseguire.
Per fare questo, il miglior terapeuta sei tu!
Inizia rompendo questi meccanismi: rinuncia, delega, lamentarsi.
Questi sono i tre comportamenti parassitari che, se all’inizio di una fase difficile possono esserci d’aiuto, nel loro perpetuarsi finiscono per complicare la nostra situazione, facendoci scivolare lentamente verso la depressione.
Ravvisarli nel proprio comportamento è il modo migliore per cominciare a combatterli, andandogli contro e cominciando a spezzare il circolo vizioso in cui vogliono farti precipitare.
Ecco un piccolo esercizio che puoi iniziare a fare fin da subito: ogni sera fai mente locale e scrivi su un quaderno con carta e penna 3 cose che hai fatto durante la giornata e che hai volontariamente deciso tu. Più piccole sono quelle cose che hai deciso e meglio è. Ad esempio “Questa mattina ho suonato la chitarra” oppure “Oggi ho preparato il pranzo” o ancora “Oggi pomeriggio deciso di andare a fare la spesa”. Una l’hai già fatta per oggi: hai deciso di leggere questo articolo e forse metterlo in pratica.
Un altro esercizio è quello di prendere sempre carta e penna e scrivere ogni sera “3 grazie”, cioè 3 cose che hai fatto e per le quali sei grato della giornata appena trascorsa. Chiediti: che cos’è che prendo della giornata di oggi? Devono essere solo 3 cose piccole e concrete.
Ed i farmaci?
I farmaci antidepressivi sono controversi, come dicevo già nel mio articolo 10 anni fa e ribadito ancora oggi anche in questo libro di Caputo e Milanese, Psicopillole.
I farmaci hanno una funzione di attivazione, cioè spingono il paziente all’azione, ma non fanno certo apparire il mondo del paziente migliore.
Alcune terapie (come la Terapia Breve) mostrano che, con la depressione, si ottengono risultati superiori all’80% senza l’uso di alcun farmaco, anzi lavorando per toglierlo.
Infatti, a volte serve uno stimo esterno, un punto di vista diverso e professionale, che anche in poche sedute sia utile per vedere le proprie risorse e per definire una strategia di azione concreta ed immediata per uscire dalla depressione.
Se ti rendi conto di aver bisogno di un aiuto in più, quindi, puoi rivolgerti ad uno Psicologo. Ricordati che puoi usufruire della Terapia online, che ha la stessa efficacia di quella dal vivo.
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Bibliografia
Muriana E., Verbitz T. (2006). I volti della Depressione. Ponte alle Grazie, Milano
Nardone G. (2007). Cambiare occhi toccare il cuore. Ponte alle Grazie, Milano.
Nardone G. (2013), Psicotrappole. Ponte alle Grazie, Milano.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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