24.000 finestre, 162 piani, 828 metri di altezza: è il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo, orgoglio di Dubai. Per pulirlo ci vogliono 4 mesi e 36 acrobati che si calano armati di vetrix e strofinacci.
Come ti sentiresti lassù?
Alcuni potrebbero avere qualche comprensibile capogiro. Altri, però, non hanno bisogno di andare così in alto: basta un balcone al secondo piano per sentirsi male, o addirittura diventa impossibile avvicinarsi persino alle ringhiere di quel balcone.
Si tratta dell’acrofobia, la paura delle altezze, che o ce l’hai o non ce l’hai, senza vie di mezzo. Come tutte le fobie è ingiustificata e ingiustificabile, ma alla persona di questo non interessa assolutamente nulla.
Cerchiamo di capirla meglio e di avere un piccolo suggerimento su come provare a vincerla.
Di che cosa hai paura?
Ovvio, di cadere, di essere risucchiato dal vuoto, di essere spinto giù, a volte persino di avere l’impulso a buttarti di sotto… sebbene questo sia assurdo e nessuno lo ha mai fatto (né nessuno è mai caduto di sotto per via dell’acrofobia).
Naturalmente esistono situazioni in cui questo rischio è concreto. Il problema è che questa paura non si scatena se devi passeggiare su di un’asse di pochi centimetri sospesa nel vuoto a diverse decine di metri d’altezza, oppure se qualcuno ti fa il solletico sull’orlo di un baratro. Cioè, sì, si manifesta anche lì, ma in quel caso non è acrofobia: è paura fisiologica e razionale.
La paura dell’altezza, invece, si manifesta anche solo se ti affacci dalla ringhiera del tuo balcone piano, per cadere dalla quale dovresti impegnarti veramente molto.
Causa o effetto?
La discesa verticale è lì, di fronte a te. Ti avvicini lentamente cercando di mantenere una sorta di distanza di sicurezza, un diaframma fra te e il “pericolo”, ma il tuo corpo comincia a mandarti segnali direttamente collegati all’ansia: vertigini, accelerazione cardiaca, respiro che inizia a mozzarsi, le orecchie si tappano, lo stomaco si stringe.
Tuttavia, le orecchie e lo stomaco non c’entrano: l’unica colpevole è la mente che cerca di auto-ingannarsi scatenando sintomi fisici. E a volte arriva a scavalcarli, a non farli percepire, per saltare direttamente alla crisi di panico e a vere e proprie dispercezioni o pensieri irrealistici:
- Il davanzale o la ringhiera ti sembrano troppo bassi
- Sei salito su di una scala ma ora non riesci più a scendere
- Il guardrail sulla strada di montagna sembra decisamente incapace di frenare un possibile schianto di un’automobile (della tua automobile)
- Le giostre del Luna Park si smonteranno di punto in bianco
Come superare la paura delle altezze
Innanzitutto devi essere ben consapevole del fatto che per alcuni la paura dell’altezza può scomparire anche velocemente, per altri ci vuole un po’ di più. Vanno bene tutte e due le situazioni, poiché ci sono persone e persone. L’importante, è applicarsi con costanza.
La Terapia Breve offre una soluzione piuttosto rapida, come per tutto l’immenso panorama di fobie. Un buon libro che spiega i meccanismi delle paure (tra cui questa) e anche delle possibili soluzioni è l’agile Oltre i limiti della paura, che ti consiglio se sei curioso.
E intanto puoi provarci anche da solo.
Come? Trovando un appiglio sicuro ma mobile, che ti segua e non ti lasci invece vincolato lontano dal “pericolo”. E quale migliore e fidato appiglio puoi trovare che non te stesso?
La tecnica di Terapia Breve per l’acrofobia
Ecco un semplice esercizio step-by-step che puoi fare tranquillamente da solo. Prima di farlo “dal vivo”, lo puoi fare anche qui davanti allo schermo, seguendo le istruzioni che puoi mettere in atto (stringere le mani ecc.) e immaginandoti fare le altre (fissare un punto nel cielo, avvicinarti al balcone, ecc.). Dopodiché potrai farlo dal vivo.
Fai l’esercizio lentamente (ci vogliono 7-8 minuti), prenditi tempo per compiere ogni singolo passaggio:
- Fai un bel respiro e avvicinati fino al limite di quella che percepisci come “distanza di sicurezza”: deve essere un punto in cui ti senti ancora tranquillo, fosse anche ancora prima di mettere un piede sul balcone.
- Unisci le mani insieme, con una stretta forte e decisa, le dita avvinghiate tra loro.
- Ora, fai caso a qual è il tuo “pollice dominante”, cioè il pollice che spontaneamente metti sopra l’altro. Per molti è il destro a essere sopra il sinistro; per altri è il contrario.
- A questo punto invertili di posizione: metti il pollice dominante sotto l’altro. Quindi, se congiungendo le mani ti viene spontaneamente da mettere il pollice destro sopra il sinistro, adesso dovrai mettere il sinistro sopra il destro.
- Con il pollice che hai appena messo sopra esercita una leggera pressione su quello che sta sotto. Dev’essere leggera, ma devi sentire un lieve dolorino, appena percepibile. Concentrati per un po’ di secondi su quel dolorino.
- Adesso fissa un punto davanti a te, lievemente più in alto della linea dei tuoi occhi; va bene anche se si tratta della distesa azzurra del cielo: fissa un punto lì, leggermente in alto. Mentre lo fissi, tieni le mani congiunte tranquillamente, continua a sentire il dolorino, e guarda con l’occhio della mente il pollice che spinge sull’altro.
- Muovi un passo avanti. Continua a fissare il tuo bel punto. Tieni le tue mani sempre unite. Guarda con la mente il pollice che spinge. Senti sempre il dolorino. Respira l’aria fresca che scende nei polmoni.
- Continua a fare dei passi, lentamente, uno alla volta. Fissa sempre il tuo bel punto. Stringi sempre le mani. Immagina il tuo pollice che spinge. Senti con costanza il dolorino. Respira tranquillamente.
- Continua così, piacevolmente, un passo alla volta. Arriva tranquillamente fin dove vuoi, fin dove ti senti in grado, e appena sei lì, fermati un attimo. Mentre lo fai, fissa sempre il tuo bel punto. Tieni le mani strette. Senti quel rassicurante dolorino. Immagina il pollice mentre sta continuando a premere. Respira piacevolmente.
- Ora che sei nel punto in cui ti senti sicuro, fai solo un ultimo passo avanti. Continua a sentire le mani congiunte, a immaginare il pollice, a percepire il dolorino. E comincia a fissare un punto leggermente più in basso. E mano a mano che abbassi – lentamente, molto lentamente – lo sguardo, comincia a sentire le labbra che si sollevano in un sorriso leggero.
- Continua così, ad abbassare lo sguardo, a sorridere, a sentire il dolorino, a immaginare il pollice, a tenere le mani strette. E goditi il momento finché vuoi, stando dove vuoi, così, piacevolmente. Rimani un po’ così, prima di continuare a leggere.
Allenarsi al cambiamento
Come nella tua immaginazione, la prima volta che lo attuerai dal vivo è molto probabile che, senza accorgertene, avrai superato la tua “distanza di sicurezza” e/o che saranno cambiate le percezioni dell’altezza.
Se poi la tua acrofobia sopraggiunge in situazioni in cui non puoi camminare, come quando ad esempio sei in macchina su dei tornanti e stai inondando l’auto di sudore freddo (con il rischio di distrarre pure chi è alla guida), oppure se sei in fase di decollo su di un aereo e vorresti saltare sul vicino (per quello però ti suggerisco l’articolo Aerofobia: Tornare A Prendere L’aereo), limitati alla pressione del dito e allenati sulla tecnica del sorriso
Il principio di base, come in ogni paura incontrollata, è che nessuno al di fuori di te può superarla e vincerla. Insomma, non puoi scaricare ad altri le tue fobie, quindi, prenditi per mano e affrontala.
Se ti rendi conto di aver bisogno di un aiuto in più, puoi rivolgerti ad uno Psicologo. Ricordati che puoi usufruire della terapia online, che ha la stessa efficacia di quella dal vivo.
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Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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