Alzi la mano chi non ha dei cibi preferiti e dei cibi che proprio non vorrebbe fossero nel proprio piatto?
La preferenza per alcuni alimenti e il disgusto verso altri, indipendentemente da problemi di intolleranza o allergia, è un fenomeno molto diffuso.
Quando però la lista degli alimenti che mangiamo diventa molto corta e quella degli alimenti che non mangiamo molto lunga, è il caso di valutare bene la situazione.
Non è raro, infatti, che ci siano persone che mangino esclusivamente cibi in forma liquida, quindi solo se frullati, oppure evitano del tutto cibi di alcuni colori o prediligono quelli che hanno solo alcune forme.

Dal 2013 questo disordine alimentare è stato introdotto nel DSM-5 con il nome di ARFID, che sta ad indicare un disturbo fortemente restrittivo nell’assunzione del cibo.
Che cos’è l’ARFID?
L’ARFID (Avoidant Restrictive Food Intake Disorder) è un disturbo alimentare che porta con sé il terrore per il cibo: paura di non digerire, paura di soffocare oppure semplicemente la paura per la consistenza, l’odore, il colore e il gusto dell’alimento incriminato.
Solitamente riguarda i bambini, ma ormai è sempre più diffuso anche fra gli adulti, specie nei maschi.
Attenzione: questo disordine non deve essere confuso con l’anoressia. Se vuoi approfondire questo argomento, leggi questo articolo.
Qual è la differenza?
A differenza di quest’ultimo disturbo, chi è affetto da ARFID non rifiuta il cibo per una distorta immagine di sé o perché è alla continua ricerca della forma estetica perfetta nella magrezza estrema, ma piuttosto per una forma di paura!
È chiaro che, come in molti disturbi del comportamento alimentare, anche nell’ARFID vi è una perdita di peso dovuta al fatto che molti cibi vengono evitati e questo, inevitabilmente, ha come conseguenza una diminuzione del pese e malnutrizione, ricorrendo spesso all’uso di integratori alimentari.
Cosa dice il DSM-5?
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) sostiene che sia possibile fare diagnosi di ARFID quando si verifica un persistente fallimento nel soddisfare le necessità nutrizionali e/o energetiche che determina una (o più) delle seguenti conseguenze:
- perdita di peso significativa (o fallimento di raggiungere l’aumento di peso atteso o inadeguata crescita nei bambini);
- deficit nutrizionale significativo;
- funzionamento dipendente dalla nutrizione enterale o dai supplementi orali (integratori, vitamine, barrette energetiche);
- marcata interferenza con il funzionamento psicosociale.
Cene e feste possono essere evitate a causa del disagio per la propria condotta alimentare…
Difficilmente gli adulti che soffrono di questa malattia mostrano carenze nutrizionali tali da compromettere gravemente la salute.
A essere minata è soprattutto la vita sociale, dato che si finisce col rinunciare a cene, feste, aperitivi, pranzi di lavoro perché ci si sente in imbarazzo rispetto alla propria condotta alimentare.
Che cosa fare?
Solitamente si ricorre alla psico-educazione alimentare con l’obiettivo di organizzare al meglio i pasti, monitorarli e definire delle regole della tavola.
Anche i diari alimentari possono essere utili, perché monitorano nel dettaglio gli apporti calorici e nutrizionali e allo stesso tempo permettono di capire meglio come funzionano i propri pasti, cosa succede prima, durante e dopo aver mangiato, che cosa si prova quando si selezionano gli alimenti, quando se ne mangiano alcuni e se ne evitano altri.
Se ti rendi conto di aver bisogno di un aiuto più concreto per superare questa problematica, è il caso di rivolgerti ad uno Psicologo.
Con la Terapia Breve è possibile migliorare il rapporto con il cibo anche in poco tempo: attraverso strumenti concreti e pratici, infatti, è possibile far uscire la persona da questo problema in tempi accettabili, senza quindi dover restare in terapia per tanti anni.
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Bibliografia
Bryant-Waugh, R. (2013). Avoidant restrictive food intake disorder: An illustrative case example. International Journal of Eating Disorders, 46, 420-423.
Kreipe, R. E., & Palomaki, A. (2012). Beyond picky eating: Avoidant/restrictive food intake disorder. Current Psychiatry Reports, 14, 421–431.
Zimmerman J, Fisher M (2017). Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder (ARFID). Curr Probl Pediatr Adolesc Health Care; 47(4): 95-103.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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