“Chi descrive il proprio dolore, anche se piange è sul punto di consolarsi” diceva Ugo Ojetti .
Il processo che impiega una ferita per la cicatrizzazione è molto complesso: è infatti costituito da una serie di eventi finalizzati alla neo formazione di un tessuto di natura connettivale, quindi diverso da quello originario, la cicatrice, avente la funzione di riempire la perdita di sostanza rappresentata dalla ferita.
La sostanziale differenza tra una ferita e un disturbo da stress post traumatico sta nella visibilità del danno.
Non tutte le ferite sono uguali e non tutte hanno gli stessi tempi per guarire, ma la cultura giapponese ci insegna una preziosa lezione: “Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello”.
Questa stessa metafora vale per la storia di Sally, un reale caso clinico, presentato all’interno di Capturing the moment: single session therapy and walk-in services (2014), libro scritto e curato dagli psicologi M. Hoyt e M. Talmon.
Ovviamente, come deve avvenire sempre quando si riportano casi clinici (che si tratti di racconti, come questo, o di fedeli trascrizioni), i dati e le informazioni sensibili sono stati mascherati, in modo da garantire la privacy assoluta della persona.
Un colpo al cuore lungo un’esistenza: il trauma di Sally
Sally era un’ex infermiera a cui era stato diagnosticato un disturbo post-traumatico da stress (PTSD). La donna aveva cominciato ad avere frequenti incubi e flashback in seguito a un incidente particolare che si era verificato durante il suo servizio in Vietnam.
Sally aveva salvato alcuni bambini e anziani di un villaggio vietnamita e mentre li stava curando nell’ospedale da campo un sergente dell’esercito americano andò da lei, ordinandole di mandare via tutti perché era necessario lo spazio per curare il personale di servizio americano. Sally non obbedì e si rifiutò. A quel punto, il sergente tirò fuori il suo revolver di servizio dalla fondina e glielo puntò alla testa dicendole che in un modo o nell’altro avrebbe ucciso gli abitanti del villaggio e che lei avrebbe potuto solo scegliere se morire prima o dopo di loro.
Rendendosi conto della grave situazione in cui si trovava, Sally sapeva che non avrebbe avuto scelta e che salvare gli abitanti del villaggio sarebbe stata un’impresa completamente fuori dal suo controllo. Sapeva anche che l’unica cosa da fare era quella di consentire loro di andare in pace con dignità, senza creare paura o panico e nel rispetto della loro cultura. Per proteggerli dalla violenza del sergente, fece radunare i bambini attorno agli anziani per supportarli e li incoraggiò a lasciare l’ospedale in gruppo. Una volta fuori, furono fucilati dal sergente. Sally non si riprese mai emotivamente dall’esperienza. Si incolpò per essere stata responsabile dell’omicidio, continuando ad avere incubi sull’incidente per quarant’anni.
Accettare per superare
Sally poté lavorare su questa memoria traumatica, proprio grazie alla Terapia a Seduta Singola abbinata a una specifica tecnica, in questo caso l’EFT (Emotional Freedom Techniques), una tecnica che combina gli elementi della terapia cognitiva con la tecnica della digitopressione. Sono stati effettuati molti studi scientifici su questa tecnica in particolare sui veterani di guerra che hanno dimostrato la sua efficacia nel trattamento del disturbo da stress post traumatico PTSD, delle fobie, dell’ansia, della depressione e del dolore.
L’EFT durante una singola sessione di terapia si concentra sui punti meridiani o punti caldi di energia per ripristinare l’equilibrio energetico del corpo. L’applicazione di questa tecnica parte dal presupposto che il ripristino dell’equilibrio energetico permetta alla persona di alleviare i sintomi derivanti da esperienze o emozioni negative vissute.
Affinché la tecnica sia efficace, è necessario prima identificare il problema o la paura alla base del problema stesso su cui si manterrà il focus attraverso il tocco, inoltre è necessario stabilire una frase che spieghi cosa si sta cercando di affrontare. La frase iniziale utilizzata generalmente è: “Anche se ho questa paura o problema, accetto profondamente e completamente me stesso”. La sequenza dell’EFT prevede il tocco di nove punti meridiani. Alla fine della sequenza, la persona valuta il livello di intensità sulla scala da 0 a 10, confrontando i risultati con il livello di intensità iniziale.
Conclusioni
Grazie a questo intervento Sally fece pace con l’evento e la sua colpa si trasformò nella consapevolezza che gli abitanti del villaggio le erano effettivamente grati. Avevano visto la pistola puntata alla sua testa e sapevano che non c’era nient’altro che potesse fare. Non la biasimarono, ma apprezzarono ciò che aveva fatto. Dopo la terapia, gli incubi e i flashback cessarono.
Come spesso accade, per ottenere un cambiamento significativo, anche quando questo è legato a eventi profondamente traumatici, non è sempre necessario affrontare un lungo percorso di terapia. Ciò che in talune circostanze risulta essere efficace perché tutto avvenga invece è piuttosto la presenza di un insieme di fattori, tra cui un terapeuta specializzato nelle Terapie Brevi e un cliente pronto a cambiare.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Hoyt, M.F., & Talmon, M. (2014). Capturing the Moment: Single Session Therapy and Walk-In Services. Crown House Pub.
Nardone, G. (1993). Paura, Panico, Fobie. La terapia in tempi brevi. Milano: Ponte alle Grazie.
Watzlawick, P., Weakland, J., Fisch, R. (1974). Change. La formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio, 1975.