La dipendenza dall’alcol sembra un vortice infinito, in cui toccare il fondo sembra essere il desiderio più grande, perché a volte dopo che si è toccato il fondo si può soltanto risalire. Invece con l’alcolismo, quando si tocca il fondo (del bicchiere) lo si riempie con il prossimo goccio, naufragando in un fiume infinito di oblio.
La ciclicità di questa situazione non lascia intravedere una via d’uscita, ogni convincimento sembra vano, ogni parola è superflua davanti a quell’irrefrenabile bisogno. Tuttavia però, voglio raccontarti di un caso in cui, nel più breve tempo possibile, una parola ha rovesciato per sempre quel dannato bicchiere senza fondo.
Come avrai notato, uso spesso metafore quando parlo di alcolismo, la metafora viene usata spesso nelle Terapie Brevi, ma non sono l’unico ad usarle. Per questo oggi ti racconto un caso di Milton Erickson, per mostrarti come “una metafora può (letteralmente) cambiare la vita”.
L’uomo che osservò i cactus
Un uomo entrò nello studio di Milton Erickson, con uno dei più gravi problemi che si possa avere: l’alcolismo. Parlò della sua vita, della sua famiglia, della sua figlia piccola, e di come l’alcolismo stesse distruggendo tutto. I suoi genitori erano alcolisti, sua moglie era alcolista e lui stesso aveva avuto undici volte il delirium tremens. Più volte aveva provato a smettere, ma senza successo: non si riteneva in grado di farcela e ogni volta cadeva in quel problema sempre di più, sempre più a fondo. Dava colpa a se stesso, ma anche all’ambiente lavorativo in cui stava e alle amicizie che frequentava: tutto sembrava remare contro di lui e rendergli impossibile uscirne. Erickson lo ascoltò con attenzione, poi gli diede un ordine. L’uomo lo guardò sorpreso, uscì e da quel giorno non bevve più.
Molti anni dopo una donna andò da Erickson a chiedere spiegazioni. “Molti anni fa lei disse a mio padre di andare al Giardino Botanico a guardare i cactus. E da quel giorno lui non ha più bevuto”.
L’ordine di Erickson fu proprio quello: andare al Giardino Botanico, guardare i cactus e riflettere che sono in grado di sopravvivere tre anni senza bere.
Questo è passato alla storia come uno dei casi più noti di Erickson, per via della sua spettacolarità e incredibilità.
Conclusione
Quello che ti starai chiedendo, dopo questa storia paradossale, sarà sicuramente: “Si può davvero far smettere di bere in un modo talmente assurdo?”. Partiamo da un presupposto: che vuol dire “assurdo”? Significa letteralmente che è incomprensibile, ma che, allo stesso tempo, può essere compreso. A quell’uomo Erickson diede una suggestione dall’alto valore simbolico. L’uomo sembra che fosse altamente motivato a smettere di bere: era a un punto di rottura con il problema, ma credeva di non avere la possibilità di farcela. Erickson cavalcò esattamente questa sua forte motivazione a smettere e ci incastrò all’interno una suggestione potente: è possibile rimanere senza bere per lungo tempo.
La suggestione indiretta non è la panacea per tutti i mali, ma sicuramente è una freccia che ogni terapeuta dovrebbe saper incoccare al proprio arco, per permettere al paziente di aprire nuovi scenari, oltre il problema.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Barry, K. L. (1999). Brief Interventions and Brief Therapies for Substance Abuse: Treatment Improvement Protocol (TIP) Series 34. Rockville: U.S. Department of Health and Human Services.
Berg, I. K. & Miller, S. (1992). Quando bere diventa un problema. Milano: Ponte alle Grazie, 2001.
Milton H. Erickson – La mia voce ti accompagnerà (Astrolabio)