Negli articoli “L’attacco di (Pan)ico: istruzioni per l’uso” e “Niente panico: come risolverlo tra mito e (peggiori) fantasie” ti ho illustrato una panoramica del mondo degli attacchi di panico.
Gli attacchi di panico, con le Terapie Brevi ed in particolare nelle mie terapie, si superano mediamente in 5-6 incontri, liberandoti del tutto da essi.
Potresti non crederci, essere dubbioso, scettico o incredulo. E per tale ragione ho deciso di raccontarti di un caso clinico reale, tratto dal libro di Giorgio Nardone “Psicotrappole”.
Il libro, come molti di Nardone, è pensato per terapeuti ma in realtà è facilmente comprensibile da chiunque, e la nutrita serie di casi clinici aiuta a capire le diverse sfaccettature di questa problematica.
L’arte di far volatilizzare gli attacchi di panico
Una dottoressa, soggetta ad attacchi di panico, ipocondria ed agorafobia si rivolge a Nardone. Da subito definisce i suoi sintomi severissimi e al tempo stesso si pone in maniera sfidante nei confronti del terapeuta, affermando di aver già depennato diversi terapeuti. Inoltre afferma di aver letto molti libri di Nardone e di conoscere bene le sue tecniche, ragion per cui, per risolvere il suo problema, non ha la minima intenzione di “mettersi a fare sciocche piroette”.
Perciò per prima cosa il terapeuta la invita a continuare a boicottarlo, perché le fa comprendere che, così facendo, la sta aiutando ad aiutarla. Inoltre dopo 5 sedute il terapeuta invita la signora a prepararsi per un viaggio in treno, cosa che fino a quel momento era impensabile per la signora, dato che, a causa dei suoi sintomi aveva ridotto gran parte dei suoi spostamenti quotidiani. Il viaggio in treno avrà come destinazione lo studio del terapeuta ad Arezzo. Prima di partire da casa la signora è invitata a chiamare Nardone, il quale le prescriverà di scendere in strada e di iniziare a serrare i pollici in modo doloroso ogni volta che sentirà una fitta di panico.
Dovrà prendere un taxi, con le mani allacciate, per farsi portare alla stazione e dovrà pagarlo, sempre con le mani allacciate. Una volta arrivata in stazione dovrà salire sul treno. Una volta salita potrà slacciare le mani, per dedicarsi ad infilare dei fagioli in una bottiglia di grappa vuota. Solo una volta arrivata in stazione dovrà riporre la bottiglia, incrociare di nuovo le mani, chiamare un taxi e farsi portare allo studio.
La donna segue il rituale con immenso stupore ed arriva allo studio di Nardone dichiarando che durante il tragitto finale in taxi non ha avuto più bisogno di serrare le dita e che, soprattutto, non ha avuto attacchi di panico. Nelle sedute successive il terapeuta le prescrive una serie di viaggi in tutta Italia e in pochissimo tempo la paziente divenne in grado di uscire di casa da sola.
Commento
Molte tecniche di Terapia Breve sono disegnate per spostare l’attenzione del paziente. Milton Erickson era un genio in questo. Non a caso egli sostenne che “il problema non è l’inconscio ma la coscienza”, infatti quando mettiamo troppa coscienza in quel che facciamo la performance si guasta.
Negli attacchi di panico si pone molta attenzione sulla fonte del problema, ovvero i sintomi e tutto ciò che essi comportano. Per tale ragione gli attacchi di panico possono essere trattati attraverso la logica dello spostamento dell’attenzione.
Con queste tecniche si chiede ai pazienti di compiere una certa azione in modo da distoglierli da un’attività disfunzionale, come avviene nel caso che ti ho raccontato precedentemente. Infatti chiedere di compiere delle azioni, che, a tratti, possono sembrare anche paradossali o sciocche, ha l’obiettivo di distogliere l’attenzione dal sintomo, per concentrarsi sulle azioni prescritte.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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Bibliografia
Nardone, G. (2013). Psicotrappole. Milano: Ponte alle Grazie.