Come superare l’ipocondria

Come superare l'ipocondria con la Psicoterapia Breve Strategica?
Come vincere l’ipocondria con la Psicoterapia Breve? [immagine Freepik]
Hai mai l’ansia di poter contrarre delle malattie? O la sensazione, quasi la convinzione, di poterne avere una? Potresti soffrire di ipocondria, e oggi spiego come liberartene con la Terapia Breve.

In particolare mi concentrerò sull’uso della Terapia Breve Strategica per l’ipocondria.

La TBS, come sai se segui questo blog, è una forma di psicoterapia breve: una delle varie che ho studiato e quella in cui sono specializzato.

Se la paura di avere delle malattie, o la sensazione costante, fisica, di avere qualche disturbo ti accompagnano, la TBS si può rivelare molto efficace. E qualche consiglio preliminare può aiutarti a stare meglio fin da subito.

C’era una volta l’ipocondria…

In realtà il termine “ipocondria” è prossimo al disuso. È un termine vecchio e oggi è quasi offensivo (“Ahh, tu e le tue malattie: sarai mica ipocondriaco?”).

Il problema, però, rimane: molte persone hanno paura di contrarre una malattia, o sentono fisicamente di avere qualcosa che non va. La scienza ha classificato queste due situazioni in 2 categorie simili ma distinte: l’Ansia da malattia e il Disturbo da sintomi somatici.

L’Ansia da malattie

Secondo il DSM-5, l’Ansia da malattie è una preoccupazione di avere o di contrarre una grave malattia.

A volte possono esserci dei sintomi fisici (cioè la persona, oltre ad essere preoccupata, avverte effettivamente qualche disturbo), ma è raro e se si avvertono sono lievi. Più probabile, invece, è che se una condizione medica in effetti c’è (cioè le analisi hanno effettivamente riscontrato una qualche malattia – non per forza grave), allora la preoccupazione è eccessiva, sproporzionata.

Più spesso, non ci sono sintomi fisici, ma la persona ha un alto livello d’ansia rispetto alla propria salute e si allarma facilmente. Questo di solito la porta ad avere 2 atteggiamenti: o si controlla eccessivamente (tasta le parti del corpo, le monitora, pone sempre attenzione ad esse, oppure fa ripetuti controlli medici nonostante il loro esito negativo) o, al contrario, evita eccessivamente (ad esempio, evita come la peste le visite mediche e gli ospedali).

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A volte si ha l’ansia di avere o contrarre una malattia. Altre volte si sentono dei sintomi ben distinti. [immagine Freepik]

Il Disturbo da sintomi somatici

In questo caso, invece, la persona avverte chiaramente uno o più sintomi fisici, che le procurano un bel disagio, in diversi modi:

  • alcune persone ci pensano costantemente, preoccupandosi che possano essere sintomi di una malattia molto grave
  • altre stanno costantemente in ansia per la propria salute e per le sensazioni generate da quei sintomi
  • altre ancora fanno analisi, controlli, e più in generale dedicano tempo ed energie al problema, magari andando dal medico, cercando su internet, parlandone di continuo ecc.
  • altre persone, ahimè, ci pensano, sono in ansia e spendono tempo ed energie nel tentativo di capirci qualcosa di più

A volte i sintomi possono essere dolorosi, a volte no; possono essere persistenti, oppure “a salti; e possono essere lievi o intensi.

 

La Terapia Breve per l’ipocondria

Come detto, “ipocondria” non si userà più, sarà un termine più “popolare” che scientifico, ma per comodità continuiamo a utilizzarlo, anche perché i disturbi appena elencati sono una sua derivazione. Le terapie brevi da sempre si interessano a questo problema.

E anche la Terapia Breve Strategica tratta queste problematiche da tempo. Già nel 1993 un libro, Paura, panico, fobie (a dire il vero abbastanza specialistico), spiegava le più recenti evoluzioni del trattamento.

Infatti si è visto che, come in tanti altri disturbi, anche qui il problema dipende molto da cosa fa la persona.

Ad esempio, tutti noi avvertiamo comunemente dei sintomi fisici: un piede che prude, una piccola fitta intercostale, una palpebra che trema… Oppure possiamo avere sintomi fisici evidenti, come una ghiandola ingrossata. Sono del tutto fisiologici, comuni e quotidiani, facendo parte del nostro funzionamento normale. Ma prestare continuamente attenzione ai sintomi può falsare le nostre sensazioni e persino le nostre osservazioni.

Immagina, inoltre, che è stato dimostrato che le persone che sono più focalizzate sulle proprie sensazioni fisiche tendono a sentirle sempre più intense di quanto siano in realtà (leggi ad esempio lo studio di Ferrari, 2002).

Ti faccio un esempio alla rovescia. Durante la seconda guerra mondiale c’erano degli uomini che avevano un solo compito: controllare costantemente il radar in attesa di eventuali avvistamenti. Ora, come avrai visto nei film, i radar sono incredibilmente noiosi da controllare: uno schermo scuro su cui non accade niente, fintanto che non compare un puntino verde insieme a un “bip!”. Bene, stare ore ad osservare quei radar poteva far sì che, paradossalmente, appena compariva un “bip!” la persona… se lo perdeva!

Nel monitorare il nostro corpo avviene un processo simile, ma esattamente opposto: continuando a monitorare il corpo, appena avvertiremo un “bip!” quello ci sembrerà abnorme, sproporzionato. Così alla fine un “bip!” ci sembrerà un “UAAARGH!!!”.

Più questo monitoraggio continua, più diventa un’abitudine spontanea, tale che sarà difficilissimo avvertire un “bip!” per quello che è: si avvertiranno solo sintomi forti e spaventosi.

La Terapia Breve Strategica, con alcune tecniche ad hoc, mira proprio a correggere questa percezione in breve tempo, in modo che la persona torni a sentire dei normalissimi “bip!”: i comuni, quotidiani, fisiologici segni che il nostro corpo sta funzionando.

Oltre a questo, poi, ci sono altri comportamenti che non aiutano.
Ad esempio, sia sottoporsi costantemente a dei controlli, sia evitarli a tutti i costi, è un bel problema. Perché così facendo, ti stai comunicando che… c’è qualcosa di cui avere paura!

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Agire tempestivamente è un ottimo modo per risolvere il problema velocemente. [immagine Freepik]
Infatti, se fai costantemente dei controlli, nonostante gli esiti siano sempre negativi, rischi di convincerti che la tua presunta malattia è talmente minacciosa che nemmeno le apparecchiature più sofisticate riescono a individuarla. Tanto che, solitamente, chi fa un controllo e riceve un esito negativo, è felice per poco tempo (pochi giorni, a volte persino pochi minuti). Subito dopo viene tormentato di nuovo dal dubbio: “E se il dottore si sbagliasse?”.

Allo stesso modo, evitare costantemente le visite mediche, anche quelle di routine (ad esempio la visita ginecologica, oppure la consultazione di un medico di fronte a un’influenza), è spesso una strategia per “evitare brutte notizie”: la persona ha il timore che il medico possa “trovargli qualcos’altro”. Ma più si scappa dal fantasma, più questo appare grosso e minaccioso.

Cosa puoi fare tu?

Se il problema dura da tanto ed è molto invalidante, il mio consiglio è di rivolgerti a uno psicoterapeuta.

Ci sono però 3 strategie che puoi mettere in atto e che, se riesci a farle perdurare, ti possono dare già un po’ di sollievo:

  1. Fai una congiura del silenzio: la congiura del silenzio è una tecnica di terapia breve e consiste nel non parlare più con anima viva del proprio problema. Infatti, parlarne non fa che aumentare l’ansia e la preoccupazione. Se proprio senti il bisogno di sfogarti, scrivi su un diario giornalmente tutti i tuoi pensieri al riguardo, ma osserva una regola precisa: non rileggere mai quello che scrivi.
  2. Smetti di andare sempre dal medico o di evitarlo: se vai costantemente dal medico, o anche se lo chiami, stai peggiorando il tuo problema. Smetti di farlo, perché più lo fai, peggio starai. Tanto, come hai già potuto constatare, ogni volta che hai un risultato negativo ti tranquillizzi solo per un po’.
    Allo stesso modo, se invece eviti i medici come la peste, ricomincia ad avere un rapporto più equilibrato con loro: più li eviti, più nutri il fantasma dell’ipocondria.
  3. Non chiedere rassicurazioni: spesso chi soffre per quest’ansia da malattie, chiede rassicurazioni ad amici o parenti, nella speranza di essere consolato. Purtroppo queste consolazioni non servono o durano poco, e come per i controlli medici, finiscono per aggravare la situazione. Ricorda: si parla solo di ciò che è vero per noi. Se chiedi rassicurazioni, stai dando potere all’ipocondria.

Conclusioni

Le tecniche di psicoterapia breve, e nello specifico della Terapia Breve Strategica, per l’ipocondria sono anche altre, ma vanno calzate sulla specificità di ogni persona. Infatti, in questo articolo ho dato delle linee guida generali, ma ovviamente ogni persona vive il problema in modo personale.

Il mio ultimo suggerimento è quello di affrontare il prima possibile il problema: ti darai più chance di risolverlo in tempi brevi.

E se hai combattuto con questo problema, mi farebbe piacere se tu avessi voglia di condividerlo: la tua esperienza può essere d’aiuto per molte persone. Lascia un commento qui sotto o nella mia Pagina Facebook.

Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola

Ipnosi

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Riferimenti bibliografici

Ferrari, R. (2002). Prevention of chronic pain after whiplash. Emergency Medicine Journal,19(6), 526–30.