“La dipendenza è una forma di prigionia da cui puoi liberarti solo se accetti di guardare dentro te stesso” diceva Jim Morrison. Di che cos’è la dipendenza ne ho parlato nel mio articolo “Una vita stupefacente: cos’è la tossicodipendenza”.
Oggi invece voglio rispondere a questa domanda: “Perché scegliere un metodo psicoterapico breve strategico nel trattamento delle dipendenze patologiche da sostanze stupefacenti?”.
Fondamentalmente per due motivi molto pratici: l’esigenza del sistema sanitario che si trova di fronte ad un aumento continuo della domanda, con l’evidente urgenza di usufruire di un trattamento più breve ed alla portata di tutti e per l’approccio molto plastico e adeguato a lavorare con una grande varietà di persone, di diversa estrazione sociale ed economica e di differenti culture, proprio in virtù della sua centratura sul paziente.
Perché è importante concentrarsi più sul paziente che sulla sua dipendenza?
È stato dimostrato come la centratura sul paziente e la filosofia della cooperazione, punti di forza dell’approccio strategico, nella relazione cliente-terapeuta, aumentino notevolmente l’alleanza terapeutica, fondamentale in questi casi. Inoltre, grazie a ciò, sarà più semplice stabilire obiettivi chiari e concreti, basati sulle esigenze reali del paziente.
Spesso nel trattamento delle dipendenze, al paziente viene detto quello che deve fare per guarire e tutti coloro che si rifiutano o che non traggono beneficio sono considerati “resistenti”. L’approccio strategico breve, invece, ripone il focus della terapia sul paziente, attenendosi al suo reale disagio e ai suoi reali bisogni. E quindi se il trattamento fallisce è perché anche il terapeuta ha fatto qualche errore!
Per lo psicoterapeuta strategico, infatti, anche la resistenza diventa utile a raggiungere gli obiettivi terapeutici. La “resistenza”, quindi, non solo sarà attentamente ascoltata ma utilizzata. Infatti se un cliente torna alla seduta successiva senza aver adempito alla prescrizione comportamentale, non sarà etichettato come “resistente” ma il suo gesto diviene un messaggio metacomunicativo per il terapeuta.
Perché proprio la Terapia Breve Strategica per la tossicodipendenza?
Quando c’è di mezzo una dipendenza, la consapevolezza, da sola, non è sufficiente ad apportare un cambiamento spontaneo nei comportamenti patologici di cui la persona dipendente non riesce a liberarsi. Pertanto, sono spesso i familiari a dover richiedere l’intervento. Questi ultimi si sforzano in ogni modo di ottenere cambiamenti, ma spesso sono costretti a vedere una situazione che peggiora giorno dopo giorno.
In questi casi, inizialmente, il terapeuta interverrà per bloccare le tentate soluzioni che non hanno dato risultati e li eliminerà gradualmente. La collaborazione indiretta dei genitori o di chi vive nello stesso ambiente del paziente è fondamentale quando il paziente nega l’esistenza del problema o rifiuta la terapia.
Chiaramente, in tutto ciò, il terapeuta deve essere consapevole dei possibili tentativi di boicottaggio da parte del paziente e muoversi con delicatezza e sicurezza per evitare l’abbandono della terapia. Per questo sarà utile creare una connessione con il paziente, individuando le sue risorse e costruendo una relazione funzionale che trasformi l’oppositività in collaborazione. Ogni tipologia di dipendenza prevede l’attuazione di un protocollo specifico da seguire, con altrettante specifiche prescrizioni calzate chirurgicamente sulla logica del paziente e del suo problema, per poi guidare il paziente a riscoprire piaceri più sani da inserire o da riscoprire all’interno della sua quotidianità.
Dr Flavio Cannistrà
Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy
co-Direttore dell’Istituto ICNOS
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Cannistrà F, Piccirilli F. (2021). Terapia Breve Centrata sulla Soluzione. Principi e Pratiche. Roma: EPC Editore.
Portelli C. & Papantuono M., Le nuove dipendenze. Riconoscerle, capirle, superarle. San Paolo Edizioni, 2017
Watzlawick, P., G. Nardone (1997), Terapia breve strategica. Raffaello Cortina Editore 1997