Quante storie ci sono nella Storia?
Rifugiati politici, persone che fuggono dalla guerra, uomini e donne scampati a una catastrofe, sono tutte persone che rappresentano una sfida importante per chi accoglie le loro singole storie.
C’è una grande Storia che ingloba tutti noi, la Storia che leggiamo sui giornali, la Storia che ci raccontano al telegiornale, la Storia passata che ha mosso questa terribile guerra e la Storia, che un giorno qualcuno scriverà per noi, ma poi tra le pagine di questo grande libro universale c’è la nostra storia, quella raccontata in prima persona da ognuna di noi, che pur avendo lo stesso scenario utilizza altre parole, altri personaggi e mostra altri punti di vista.
Sarebbero tante le cose da raccontare in queste drammatiche storie, ma a volte si ha poco tempo ed è per questo che sarebbe meglio avere la possibilità di raccontare tale storia in un unico incontro, viste le difficoltà logistiche e i continui spostamenti a cui questi narratori sono sottoposti.
Questa è l’opportunità che possono offrire le Terapie Brevi, come ti ho già accennato nell’articolo “Una terapia d’emergenza: la Terapia Breve”.
Cosa fa la Terapia Breve nelle situazioni d’emergenza?
Nelle situazioni di emergenza prima si interviene, prima si aiuteranno le persone a contenere le emozioni e lo stress derivante dall’esposizione ad un evento catastrofico e maggiori saranno le possibilità di arginare manifestazioni cliniche importanti.
Quindi quando si lavora in emergenza è importante fare bene, ma è anche importante fare presto!
Una sola seduta può essere più che sufficiente in una grande quantità di casi. Infatti si va da semplici difficoltà a problemi invalidanti, fino a disturbi e psicopatologie conclamate, anche in casi urgenti o in contesti di emergenza, oltre che nei comuni contesti di intervento. E ciò è vero nel lavoro con il singolo, la coppia e la famiglia, a prescindere da età, sesso o livello culturale.
La Terapia breve può offrire strumenti importanti come ad esempio delle efficaci prescrizioni.
Il disturbo da stress post traumatico nelle emergenze
Il disturbo post traumatico è la conseguenza di ogni emergenza e si manifesta come conseguenza di eventi stressanti o traumatici che abbiamo vissuto in prima persona o a cui abbiamo assistito indirettamente. Il disturbo da stress post traumatico è anche definito nevrosi da guerra proprio perché i pazienti che ne sono affetti sono stati coinvolti in situazioni belliche o di forte impatto emotivo. Gran parte delle persone affette dal disturbo rivive attraverso i flashback i momenti di terrore vissuti durante il trauma.
Pensaci: davanti ad un’emergenza catastrofica come la guerra si vive una completa impotenza e una grandissima sensazione di vuoto. Non si hanno più risposte, non si trovano spiegazioni.
Viktor Frankl, psichiatra e filosofo austriaco, affermò che la sofferenza smette di essere tale solo quando acquista un significato e le persone che riescono in qualche modo a rileggere e a ridefinire gli eventi stressanti hanno maggiori probabilità di superarli con successo. Egli ne sapeva abbastanza di esperienze belliche, dato che trascorse gli anni della guerra all’interno dei lager, per questo all’interno del libro “Uno psicologo nei lager”, scrive: “Dal modo in cui un uomo accetta il suo ineluttabile destino e con questo destino tutta la sofferenza che gli viene inflitta, dal modo in cui un uomo prende su di sé la sofferenza come la sua croce, sorgono infinite possibilità di attribuire un significato alla vita, anche nei momenti più difficili, fino all’ultimo atto di esistenza”.
Una tecnica efficace per il disturbo da stress post traumatico nelle emergenze
Una delle soluzioni più comuni, davanti ad uno stress così potente, è quella di cercare di dimenticare ciò che è stato. Nell’illusione di poter in qualche modo “dimenticare” il trauma vissuto e tenere sotto controllo le spaventose sensazioni ad esso correlate, la persona cerca di non pensare a quanto capitato. Ma così facendo, sperimenta la situazione paradossale per cui più cerca di dimenticare più finisce per ricordare sempre di più.
Infatti alcune storie, seppur temute, hanno bisogno di essere raccontate, per essere esorcizzate e perdere il loro prepotente effetto, che hanno su di te.
Una tecnica molto utile per il trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress è stata ideata da Giorgio Nardone e dai suoi collaboratori del Centro di Terapia Strategica di Arezzo.
Si tratta del “Romanzo del Trauma”. Essa consiste nel chiedere al paziente che ogni giorno metta per iscritto, in una sorta di racconto, e nella maniera più dettagliata possibile, tutti i ricordi del trauma passato: immagini, sensazioni, pensieri. Ogni giorno dovrà ripercorrere quei terribili momenti vissuti per iscritto, fino a quando non senta di avere scritto tutto ciò che è necessario dire.
Una volta scritto, dovrà evitare di rileggere e mettere il tutto in una busta. Il ripercorrere per scritto nel corso dei giorni il tragico evento permette anche di distaccarsi gradualmente dalla paura, dal dolore e dalla rabbia che questo ha provocato, producendo l’ultimo effetto, la ricollocazione temporale del passato nel passato.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Cannistrà F., Piccirilli F. (2018). Terapia a seduta singola. Principi e pratiche. Roma: Giunti.
Hoyt, M.F. & Talmon, M. (eds.) (2014). Capturing the Moment. Single Session Therapy and Walk-In Services. Bancyfelin, UK: Crown House.
Talmon, M., (1990). Single Session Therapy. San Francisco, Jossey Bass Publishers, (Tr. It. Psicoterapia a Seduta Singola. Trento: Centro Studi Erickson, 1996).
Watzlawick, P. et al. (1974). Change. Sulla Formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio, 1975.