La Terapia Breve per l’ossessione di pulire tutto

La pulizia è la più ordinata forma di paura.
(Richard Krause)

L’arrivo della primavera è il periodo perfetto per mettere ordine in casa, per fare le grandi pulizie –dette appunto di primavera- e iniziare la nuova stagione con ambienti freschi e ordinati.

Per molti però la pulizia è una vera e propria ossessione. Ci sono persone che fin da quando si svegliano al mattino hanno il pensiero fisso di dover pulire tutto. In psicoterapia (o meglio, nelle psicoterapie, dato che ci sono circa 500 diversi approcci, ne parlo qui) questo atteggiamento viene appunto definito “disturbo ossessivo compulsivo” e si tratta di un problema piuttosto comune.

Casa ordinata e pulita, quando diventa un’ossessione

Tra il bisogno di tenere pulita e ordinata la casa e l’ansia di riordinare in modo maniacale tutto, al punto da pervadere ogni pensiero, c’è una bella differenza. Come ti dicevo prima, ci sono persone che appena si svegliano iniziano a pulire tutto da cima a fondo, oppure si concentrano su un luogo o un oggetto in particolare che, comunque, deve quotidianamente essere pulito con cura ossessiva.

Nessun allarme però, se pulisci la casa normalmente, anche se con cura, non significa che soffri di un disturbo ossessivo compulsivo. Per parlare di un vero disturbo, si devono attuare dei comportamenti ripetitivi o delle azioni mentali che ci si sente obbligati a compiere in determinate circostanze.

La persona che manifesta questi “sintomi” sa perfettamente che nessuno la costringe a fare determinate cose, ma che è lei stessa a sentirsi obbligata a mettere in atto certi comportamenti.

Lo scopo è quello di ridurre o prevenire l’ansia, di mantenere un controllo sulle proprie emozioni controllando l’ordine esterno. Quindi pulire e riordinare seguendo degli schemi puntigliosi, è un modo per mettere un certo ordine dentro se stessi.

Secondo la definizione di Nardone, che riprende quella dei manuali di psicologia, un disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è:

«È un disturbo caratterizzato da ossessioni e/o compulsioni. Le ossessioni sono dei pensieri ricorrenti vissuti come intrusivi, inappropriati e fonte di ansia.» (Giorgio Nardone)

Una catena sempre più corta

L’ossessione della pulizia può assumere diverse forme. Delle volte è sufficiente pulire una sola volta, mettiamo al mattino appena ci si alza. Delle altre, pulire una sola volta al giorno non è più sufficiente. Ci sono persone che nonostante tutto sia pulito e in ordine sentono ancora il bisogno di ripulire e riordinare anche due, tre, quattro volte.

Alle volte l’impulso di pulire va “a sensazione”, cioè la persona continua a pulire fino a quando non “sente” che è a posto così.

L’ossessione diventa sempre più forte: più si pulisce, più si ha bisogno di pulire, come un cane legato alla catena che diventa sempre più corta.

La persona che presenta questo tipo di ossessione, quindi, non può evitare di mettere in atto questi rituali, questi comportamenti rigidi e fissi, finendo per essere sempre più ripetitivo, rigido e aggressivo con sé e con gli altri.

Quindi non solo vive male, ma fa vivere male anche chi gli sta accanto e che, nella maggior parte dei casi, finisce per far diventare le persone che lo circondano dei complici indiretti.

I complici indiretti

Le persone che vivono con chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo per la pulizia di casa non hanno una vita facile.

Nella maggior parte dei casi, infatti, finiscono per diventarne dei complici indiretti, alimentandone il disturbo involontariamente.

Un esempio di quanto ti ho detto fino a ora è la vicenda di una coppia*. Lei puliva e sterilizzava tutto. Ogni giorno si alzava alle 5 del mattino e iniziava a pulire ogni angolo della casa.

Passava in questo modo tutte le giornate. Quando il partner rientrava a casa lo faceva spogliare completamente e lo faceva entrare in doccia. Nel frattempo lei metteva a lavare tutti gli indumenti del partner in lavatrice.

L’uomo non osava dissentire, tanto più che era convinto di fare la cosa giusta per la sua partner. Pattine ai piedi e indumenti perfettamente profumati di bucato fresco.

Non solo, in casa era vietato sporcare, al punto che sempre più spesso il partner faceva colazione al bar perché la compagna non tollerava più nemmeno le briciole.

Ma più l’uomo assecondava lo schema comportamentale della donna, più il disturbo si alimentava e diventava come un mostro gigantesco.

Come ti può aiutare la Terapia Breve: prescrivere il sintomo

Nella Terapia Breve centrata sulla soluzione, il problema viene spesso trattato prescrivendo il sintomo. Ti spiego meglio. Si chiede –in questo caso- al paziente di pulire in modo volontario.

Quello di cui ti sto parlando è un paradosso, per l’appunto si tratta della tecnica del paradosso, tecnica che fa scomparire l’ossessione o la compulsione chiedendo alla persona di metterla in atto ancora di più.

A volte si prescrive di pulire un certo numero di volte, altre volte, invece, si chiede al paziente di fare dei piccoli boicottaggi, come per esempio lasciare un po’ di sporco che può essere una piccola superficie o un solo piccolo oggetto.

Dato che l’ossessione è proprio il fatto di pulire, si deve in un certo senso immunizzare la persona un po’ alla volta, in modo che l’ossessione sia eliminata poco per volta.

Conclusioni

La pulizia ossessivo compulsiva è un vero e proprio disturbo. Le persone che ne soffrono rimangono come intrappolate nell’obbligo di pulire che si autoimpongono per dominare le proprie ansie. Più lo si asseconda più il disturbo aumenta.

Con la Terapia Breve si possono ottenere ottimi risultati mediante la tecnica del paradosso, chiedendo quindi al paziente di pulire e delle volte di lasciare una piccola parte di sporco che servirà per “immunizzare” il paziente contro il problema stesso.

Se hai già avuto o hai ancora esperienze di questo tipo puoi raccontarmele e contattarmi se vuoi altre informazioni a riguardo.

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Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi

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*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.