Liberati dalla prigione dell’anoressia nervosa con la Terapia Breve

Nell’articolo “Vite al limite: cosa significa avere l’anoressia nervosa” ho spiegato cos’è l’anoressia nervosa, come vederla in termini linguistici e come intervenire quando si capisce che esiste.
Le persone che cadono in questa trappola incominciano con il restringere quantità e qualità dei cibi. Eliminano tutto ciò che vivono come pericoloso perché calorico e poi finiscono per ridurre sempre di più anche le porzioni.

Chi soffre di anoressia, generalmente è un individuo delicato, iper-sensibile che sente la propria realtà e la propria vita come troppo complicata da affrontare. A ragion di ciò, la persona tenta di difendersi dal mondo costruendosi un’armatura che inizialmente difende bene dall’esterno, ma che si rivela a lungo andare una prigione dalla quale è difficile uscire.

Nonostante la gravità del problema, anche le psicoterapie brevi si sono da sempre interessate a questo problema, ottenendo grandi successi. Proprio in Italia, ad esempio, intorno agli anni ’60 il lavoro pioneristico del gruppo guidato da Mara Selvini-Palazzoli (conosciuto poi in tutto il mondo come la Scuola di Milano, o Milan Approach), servì a spianare largamente la strada in tal senso.

La fragile armatura dell’anoressia nervosa

L’armatura si costruisce giorno dopo giorno, cominciando prima con l’astenersi solo dal cibo e piano piano allargando questo rifiuto a tutti i piaceri della vita e a qualsiasi emozione positiva e piacevole, trasformando la propria esistenza in un deserto emotivo e relazionale, che lo tiene imprigionato nella sua solitudine emotiva.

Infatti tutta la vita del soggetto inizia a ruotare attorno alla forma fisica e all’alimentazione e l’individuo diventa così bravo a controllare il cibo ed il peso che sarà proprio questo controllo a diventare il suo piacere più grande (ma l’unico!) della vita.

Nella Terapia Breve Strategica l’obiettivo iniziale sarà quindi quello di interrompere il circolo vizioso che tiene in vita il problema. Infatti, nell’ottica operativa del modello, il lavoro non corrisponde alla ricerca di cause passate, invischiamenti familiari o conflitti inconsci: si identificano invece i meccanismi interpersonali, interazionali e personali che mantengono il problema, per andare a bloccarli.

A questo punto, immaginerai già come il primo incontro sarà determinante: servirà infatti per aiutare, indurre, persuadere la persona a seguire quello che le chiederemo di fare, a fidarsi di noi. Inoltre ci sarà un’indagine accurata di come funziona il problema: una persona che mette in atto i comportamenti anoressici lo fa con diverse modalità, che predispongono a diversi modi di intervenire. Ad esempio, può mettere in atto comportamenti di iper-esercizio, binge eating, vomiting o purghe,  fino a situazioni in cui sono presenti autolesionismo, uso di droghe o un complesso di percezioni e comportamenti rigidi che spesso vengono definiti come disturbi di personalità o tratti di personalità borderline.

Perché scegliere le Terapie Brevi per trattare l’anoressia nervosa?

La terapia breve strategica interviene direttamente sul problema, attraverso l’utilizzo, tra le varie tecniche, di strategie verbali e prescrizioni comportamentali, che vanno a ristrutturare l’esperienza emozionale negativa. Infatti la ristrutturazione si tradurrà dapprima in un diverso comportamento del paziente, senza che egli se ne renda conto, e successivamente in una presa di coscienza del circolo vizioso. Magia? No. Scienza.

Il lavoro da fare consiste in parte nell’aiutare la persona a cambiare mentalità e riscoprire il proprio rapporto con il corpo, con il cibo e con le emozioni. L’anoressia, come già detto, spesso è un’armatura, una corazza che aiuta a proteggere la persona dalle emozioni più forti e difficili: avere il controllo sul proprio corpo dà l’illusione di poterlo avere completamente su se stessi, sul proprio vissuto, sulla propria vita e su quella degli altri. Purtroppo quest’armatura, come ogni “buona” tentata soluzione disfunzionale, diventa una trappola.

La Terapia Breve Strategica interviene, quindi, attraverso il colloquio strategico, strumento principe, con il quale il terapeuta riesce a rovesciare il problema e comincia ad introdurre nel qui e nell’ora dei piccoli quasi impercettibili cambiamenti che determinano una reazione a catena, che trasforma l’intervento terapeutico quasi “in una miracolosa magia”.

Questo approccio risulta molto efficace e rapido poiché risolve il problema tramite un numero considerevolmente ridotto rispetto ad altri tipi di terapia. E sappiamo tutti quanto sia necessario intervenire in maniera repentina su una problematica del genere. Infine, l’approccio breve strategico, mentre cerca di ripristinare un’alimentazione corretta, cerca anche di creare nuovi equilibri più funzionali all’interno del paziente, della sua relazione con il proprio corpo, con il mondo esterno e con gli altri.

Dr Flavio Cannistrà

Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy

co-Direttore dell’Istituto ICNOS

Terapia Breve

Terapia a Seduta Singola

Ipnosi

Bibliografia

Nardone, G. (2005). Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo. Milano: Ponte alle Grazie.

Nardone, G., Verbitz, T. & Milanese, R. (2001). Le prigioni del cibo. Milano: Ponte alle Grazie.