Mangiare! Dal sano al patologico

Abbiamo già parlato dei piccoli piaceri da concederci. Oggi, in tema con l’uscita da un periodo decisamente mangereccio (quello natalizio), ne vedremo uno in particolare, che riflette lo stile di vita di ciascuno di noi: mangiare, appunto.

Che mangiare sia un piacere non ce lo deve venire a spiegare nessuno: noi italiani facciamo scuola a chiunque, in questa materia. Sarebbe bello se non fossimo costretti dai tempi a trasformare il mangiare in un dovere, anziché in un piacere.

Il rapporto con il cibo

Dopotutto mangiare è legato a numerose attività importanti e piacevoli: eventi, feste, ricorrenze, attività amicali e sociali… “Il pranzo di Babette” mostra come mangiare sia l’attività più idonea a creare un clima sereno e rilassato, a dissipare conflitti, esporre chiarimenti e a fare accordi e affari.

E com’è il rapporto dell’uomo moderno col cibo? Beh, arrivare alla necessità di inventare lo Slow Food ce la dice lunga – e naturalmente indovinate la cittadinanza del suo inventore? E a questo aggiungiamo la presenza di una serie nota di disturbi strettamente correlati all’alimentazione (le note anoressia e bulimia e le sempre più diffuse binge eating, binge drinking, vomiting, ecc.).

Quindi, che sia per migliorare la dieta, che sia per contribuire a diminuire le tensioni, o che sia per vivere degnamente il pasto come un momento di piacere da dedicarsi (al pari di quelli passati nelle SPA o nei Centri Benessere), trasformare il pasto in un piacere è un obiettivo importante e augurabile. Infatti il mangiar bene non riguarda unicamente “lo stare a dieta”, perché è strettamente legato a ciò che proviamo, alle sensazioni, alle emozioni, allo stato di benessere totale della persona.

Cibo, sesso e diete

Non è un caso che il cibo sia simbolicamente associato alla sessualità e alla sensualità: dai cibi altamente simbolici ai gesti legati al cibo (la classica ciliegina tra le labbra), fino a giochi metaforici rappresentati anche da registi o altri artisti (come una famosa scena del film “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno”, che usò un gioco col cibo tra le due protagoniste per simboleggiare la loro relazione amorosa).

Uno dei problemi che saltano più all’occhio è legato alle diete, che sembrano non funzionare mai. Sbagliato: funzionano eccome! Ciò che però non funziona è la capacità della persona di portarla a termine. Proprio perché il cibo ha una forte implicazione psicologica e si lega a una sensazione fondamentale: il piacere. E se esiste un sano piacere, che viene facilmente in mente, esiste anche il suo opposto, quel piacere insaziabile che finisce per assumere le forme della compulsione, dell’ossessione o di qualche altro comportamento o atteggiamento disfunzionale.

L’abbiamo sperimentato tutti, in fondo: abbiamo mangiato troppo o troppo poco quando stavamo male, quando eravamo tristi, o in ansia, o in un periodo difficile; magari ci siamo lanciati su un cibo in particolare, o su tutti senza scelta, senza decidere, senza neanche vedere cosa mettevamo in bocca; o ancora abbiamo trasformato il mangiare in un’azione meccanica, spoglia di qualunque colore, odore, sapore, niente più che un rifornimento di carburante.

Tutto questo, in un periodo in cui è fondamentale crearsi i propri momenti di piacere, porta a una serie di problematiche che sfociano nel disturbo psicologico, ma che prima ancora sono aghi importanti sulla bilancia del benessere.

La prossima settimana vedremo allora come poter migliorare il proprio rapporto con il cibo.

Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi