Non ti azzardare: cos’è la ludopatia?

Sin da bambini scopriamo la bellezza del gioco, è qualcosa che ci diverte, che ci permette di distaccarci dalla realtà e che ci permette di fantasticare… Quando si cresce il gioco può assumere altre forme, infatti, spesso, la compagna di gioco che invochiamo è la Fortuna, ragion per cui molte persone giocano alle lotterie, ai gratta e vinci, alle slot, ai VLT, alle scommesse sportive oppure al Casinò. Attività nelle quali riponiamo la speranza di avere una vita migliore…

Chi non ha mai giocato almeno una volta? Giocare occasionalmente non crea particolari problemi: il gioco è da sempre un divertimento. Ma c’è anche un proverbio che dice un proverbio: “I denari di gioco van come il fuoco”. Questo accade quando il gioco diventa un problema e questo problema prende il nome di ludopatia, nella quale si mettono in atto diversi comportamenti, come un eccessivo assorbimento nel gioco d’azzardo, un bisogno di giocare somme di denaro sempre maggiori, ripetuti tentativi fallimentari di ridurre, controllare o interrompere il gioco, una vera e propria astinenza, un bisogno di giocare per alleviare la sofferenza, ecc…

Tuttavia, però, come dico nel mio articolo “Il gioco è bello quando dura poco: uscire dalla ludopatia”, una delle strade per poterlo affrontare è quella delle Terapie Brevi.

Le false credenze del giocatore

Si ci accorge della ludopatia (o se ne accorge chi ci circonda) quando il gioco non è più divertimento, bensì diventa costrizione, obbligo, dipendenza. Qualcosa da nascondere. Inoltre il denaro speso diventa una preoccupazione e si gioca ancora di più per cercare di recuperarlo. Infine quando i familiari scoprono qualcosa iniziano liti, controllo, sotterfugi. Una morsa sempre più asfissiante e dolorosa per tutti.

Alla base di tutto questo, si innescano dei meccanismi mentali, che rafforzano il problema: le cosiddette tentate soluzioni disfunzionali.

L’illusione del controllo, ossia la percezione illusoria di poter avere il controllo sul gioco, è una delle principali distorsioni cognitive che alimenta il gioco patologico. Per il giocatore eccessivo, il gioco diviene fonte di eccitazione perché la vincita non è percepita come un evento casuale, ma una conferma della sua forza: il gioco è quindi vissuto come una sfida, una prova di forza e capacità.

Ricordare solo le vincite. Ogni gioco ha pochi vincitori, e milioni di perdenti. Le grandi vincite sono rare e le piccole vincite non compensano la spesa delle precedenti giocate. Eppure, ricordiamo bene le storie di grandi vincitori. Perché? Un motivo banale è la selezione delle notizie: la tabaccheria sotto casa o il telegiornale raccontano le poche storie di vincita, e non i milioni di persone che hanno giocato e perso.

Sopravvalutare le vincite. Il cervello umano non è in grado di capire le grandezze numeriche connesse alle probabilità dei giochi, e tende quindi a sopravvalutare le probabilità di vincere.

Les jeux sont faits: come uscire dal gioco

Oggi, inoltre, il gioco d’azzardo coinvolge gente comune, di ogni età, sesso ed estrazione sociale. Soprattutto, grazie all’evoluzione della tecnologia, domina il gioco d’azzardo digitale (digital gambling). Sono infatti innumerevoli i casinò online, che propongono convenienti promozioni, amplificando il piacere, il godimento, l’eccitazione del gioco, comodamente da casa.

Quello del gioco d’azzardo si trasforma così in un mondo comodamente accessibile sia da casa che dal bar. Con la differenza che la virtualità favorisce ulteriori sensazioni di anonimato e di invisibilità, favorendo un senso di deresponsabilizzazione e distacco dalle proprie azioni. Ad esempio le stesse spese sono percepite come virtuali, ma gli effetti sono concreti e ben visibili.

E’ per questo che molti si chiedono se, una volta entrati in un circolo vizioso del genere, che, oltre ad essere letale come sabbie mobili, si mostra continuamente a portata di mano, sia possibile uscirne e soprattutto si chiedono in che modo sia possibile uscirne.

Uscire dalla dipendenza dal gioco non significa diventare più forti del gioco, ma accettare la propria vulnerabilità di fronte al gioco, imparare a proteggersi dal rischio di ricadute e avere il coraggio, in ogni caso, di riprendere la giusta direzione e farsi aiutare. Ma tutto questo te lo spiego nel mio articolo “Il gioco è bello quando dura poco: uscire dalla ludopatia”.

Dr Flavio Cannistrà

Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy

co-Direttore dell’Istituto ICNOS

Terapia Breve

Terapia a Seduta Singola

Ipnosi

Bibliografia

Nardone, G. & Cagnoni, F. (2002). Perversioni in rete. Le psicopatologie da internet e il loro trattamento. Milano: Ponte alle Grazie. 

Patrizi, P. & Bussu, A. (2005). Giocare d’azzardo. Significati sociali e ragioni soggettive. In Psicologia & Giustizia, VI, 2.

Portelli C. &  Papantuono M., Le nuove dipendenze. Riconoscerle, capirle, superarle. San Paolo Edizioni, 2017