Paura Del Futuro: Imparare A Vivere Nel Presente Come affrontare un futuro incerto?
Il futuro appare più che mai incerto e insicuro: dove finiranno i nostri soldi, i nostri figli, noi stessi? Avrò un lavoro? Durerà? E le mie relazioni come saranno? Sarò destinato alla solitudine o, peggio, a una relazione insoddisfacente?
Un nuovo anno porta con sé il simbolo di un nuovo inizio ed è un buon momento per imparare come vivere un presente soddisfacente e organizzare un futuro ideale.
E così, voglio iniziare il primo articolo dell’anno proprio dando due indicazioni: come ridurre il timore del futuro e come vivere senz’ansia il presente.
Terrore del futuro: ricorda che non sei un indovino
Ogni tanto qualche cliente* mi chiede pronostici per il futuro: vorrebbe sapere come sarà la sua vita di qui a x anni. Altri invece si accontentano: vogliono semplicemente la certezza che, facendo la psicoterapia, risolveranno il loro problema.
In queste situazioni, gentilmente e con un sorriso, faccio 2 affermazioni.
Innanzitutto mi scuso con la persona dicendogli che nessun professionista si lancerebbe in predizioni da mago e che io, in particolare, non possiedo una sfera di cristallo. Uso questa metafora per un motivo preciso: la sfera di cristallo è un oggetto finto, le sue proprietà divinatorie sono illusorie, e pertanto è illusorio pensare di poter svelare il futuro. E chi lo fa è un furfante o un mago. A voi la scelta a chi dei due affidarvi…
La seconda cosa che dico alla persona è di cominciare ad applicare ciò che abbiamo scoperto in quella seduta e darsi un breve periodo di tempo: appena una seduta. Ciò che mi riporterà nella prossima seduta ci potrà dare un’idea di come vanno le cose. Quest’altra affermazione serve per suggerire l’idea che saranno proprio le sue azioni a determinare la rotta.
D’altronde è sempre così.
Futuro incerto: l’errore che tutti commettono
![Paura del futuro: imparare a vivere nel presente 1 psicoterapia breve roma](https://www.lostudiodellopsicologo.it/wp-content/uploads/2016/12/2016-01-04-paura-per-il-futuro-2.jpg?w=300)
Immagina di stare di fronte a un enorme burrone. L’altra estremità dista svariate centinaia di metri. Sotto di te c’è il vuoto. E tu hai costruito appena 2-3 metri di ponte. “Quando mai ce la farò ad arrivare dall’altra parte?!”, pensi. E da lì comincia l’angoscia per il futuro.
Tutti pensiamo al futuro. Ma l’errore che molti fanno, quando si relazionano con esso, è quello di guardare il futuro con gli occhi del presente. Guardare, cioè, dove devo arrivare e angosciarsi perché “sono ancora qui”. Hai di fronte un burrone di centinaia di metri, ma sei su un ponte di appena pochi passi: “Non ce la farò mai”, pensi.
Il fatto è che il futuro va guardato con gli occhi del futuro. Va guardato, cioè, come qualcosa che ha da venire o, in termini più pratici, va guardato con le risorse, le possibilità e le capacità che avrò in futuro, non con quelle che ho adesso. Il futuro deve servirci come guida, non come metro di paragone: staremmo, altrimenti, usando due pesi e due misure – quelli del presente e quelli del futuro.
Durante il mio recente viaggio di formazione in Australia ho letto una scritta che mi è rimasta impressa: “I sogni sono come le stelle: non puoi raggiungerli, ma possono darti la direzione“. Il futuro serve esattamente a questo: a darti la direzione.
Il paradosso della velocità
Sai cosa hanno in comune un musicista, un atleta e un agricoltore?
Un musicista sa che deve fare diverse prove per affrontare il grande concerto; un atleta sa che deve allenarsi centinaia di ore per vincere il titolo mondiale; un agricoltore sa che deve aspettare i tempi maturi per vedere il proprio raccolto.
Tuttavia oggi viviamo un tremendo paradosso: quello della velocità. Vogliamo tutto e subito, anche quando c’è bisogno di aspettare.
Non so se sai che il secolo che ti sei appena lasciato alle spalle, il XX, è stato definito Secolo breve. E il XXI probabilmente è quello veloce. Grazie alle tecnologie digitali siamo ormai abituati a una nuova concezione di spazio e tempo: posso, con un tocco, farmi arrivare a casa la spesa e l’ultimo libro che volevo leggere, guadagnando così il tempo per andare in piscina e farmi i capelli – o, più spesso, impiegando quel tempo per lavorare ancora di più! E sempre con un semplice gesto posso scorrere tra centinaia di film da vedere, senza che i metri quadrati della mia casa ne siano invasi e senza bisogno di scorrere tutta la libreria – e, di contro, divenendo vittima dell’indecisione: cosa guardare quando ho a disposizione una scelta di proporzioni gargantuesche?
“I want it all and I want it now“, come dicevano i Queen, è il motto dominante. Anzi, è uno stile di vita. Ma è uno stile che spesso si scontra, anche drammaticamente, con un’altra cosa: la realtà.
![Paura del futuro: imparare a vivere nel presente 2 numero 1 si diventa](https://www.lostudiodellopsicologo.it/wp-content/uploads/2016/12/numero-1-si-diventa.jpg?w=195)
Sai quanto tempo ci vuole per diventare esperti in qualcosa? 10’000 ore. Che, su per giù, corrispondono a 10 anni di impegno in quell’attività (considerando 4 ore al giorno di applicazione, 5 giorni alla settimana, 50 settimane all’anno). Questo studio fu condotto negli anni ’90 da Andress Ericsson, il quale proprio quest’anno ha pubblicato anche un libro divulgativo sull’argomento intitolato, giustamente, Numero 1 si diventa.
Come si suol dire, è la pratica a renderti perfetto.
Il libro e la ricerca di Ericsson è molto interessante. Va sicuramente definita meglio (perché non basta fare 10’000 ore di pratica, a volte ne possono servire di meno o di più: una pratica migliore può ridurre il tempo di apprendimento e aumentarne la qualità – e nel libro Ericsson ha tenuto conto maggiormente di questo), ma il succo rimane lo stesso: certe cose hanno bisogno di tempo.
«Ok, interessante, ma mi spieghi che c’entra tutto questo discorso con la mia paura del futuro?»
C’entra nel momento in cui ti metti, involontariamente, in un paradosso: vuoi ora ciò che potrà arrivare solamente poi.
Organizza il tuo presente
La tua ansia del futuro è data proprio da questo: guardare oltre quel burrone e non sapere cosa ne verrà; pensare che dovrai fare un impossibile salto di centinaia di metri, quando invece dovresti solo aspettare e continuare a costruire il ponte; pensare che il tuo futuro è insicuro e incerto, dimenticandoti che lo costruisci tu, il tuo futuro. E lo fai nel presente.
Sant’Agostino diceva che esiste un unico tempo: il presente. Intendeva dire che è quello il tempo in cui vivi. Non vivi nel futuro. Non vivi nel passato. Vivi nel presente.
E allora ciò che devi imparare a fare è vivere il presente con gli occhi del presente. Significa che se oggi non hai qualcosa, non vuol dire che non ce l’avrai domani. E che se ieri avevi un problema, oggi puoi lavorare per rimediare, affinché domani quel problema non ti causi più disagio.
Questo tipo di mentalità ti permette di essere più centrato nel presente, di imbrigliare l’angoscia e di vedere con una prospettiva corretta il tempo e le tue risorse. Non a caso con molte persone con cui faccio Sedute Singole (un tipo di terapia o consulenza che ho studiato in California e Australia, orientata a ottenere il massimo da ogni singolo incontro) ci incontriamo una volta ogni tanto spesso senza programmare gli incontri, oppure dandoci tempistiche ampie – una volta ogni 2-3 mesi, oppure all’inizio una volta al mese per poi aumentare lo spazio tra una Seduta Singola e l’altra – proprio per apprendere a usare le proprie risorse per vivere il presente nel presente, e guardare il futuro con gli occhi di ciò che sarà in base a ciò che è.
«Cosa significa?»
Significa diventare in grado di organizzare il viaggio in base a una meta ideale (il sogno-stella verso cui tendere), che ti darà una direzione da seguire, la quale verrà verificata di volta in volta grazie a degli obiettivi a più breve termine.
Ecco come ti costruisci il futuro: un passo per volta.
Se ti rendi conto di aver bisogno di un aiuto in più, puoi rivolgerti ad uno Psicologo. Ricordati che puoi usufruire della terapia online, che ha la stessa efficacia di quella dal vivo.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve e Ipnosi
Riferimenti bibliografici:
Ericsson, K.A., Krampe, R.Th. & Tesch-Romer, C. (1993). The role of deliberate practice in the acquisition of expert performance. Psychological Review, 100, 393-394.
Ericsson, K.A. & Pool, R. (2016). Numero 1 si diventa. Sviluppa il tuo potenziale segreto per migliorare in quasi tutto quello che vuoi. Milano: Sperling & Kupfer.
*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.