[Speciale Pensare Troppo]: La Trappola Dei Pensieri Ripetitivi Come liberarsi da immagini e pensieri ossessivi e ricorrenti?
Perché quando certi pensieri arrivano è difficile scacciarli?
Se la scorsa settimana abbiamo parlato del dubbio e delle sue forme ([Speciale Pensare Troppo]: Il Dubbio Che Tormenta La Mente), questa settimana ci concentriamo su un altra forma di pensiero: il pensiero ossessivo.
Tranquillo, “ossessivo” non è nient’altro che il gergo tecnico per dire “ricorrente e indesiderato“. Un pensiero che arriva senza preavviso e che è quasi impossibile scacciare.
Come puoi liberartene?
Un problema comune
Prima di tutto, sei in buona compagnia. Circa il 3% delle persone soffrono di disturbi di natura ossessivo-compulsiva.
«Non mi sembra molto… E comunque come dovrebbe rassicurarmi questo?»
Beh, il 3% non è poco: vuol dire che se fai un elenco di poco più di trenta persone che conosci probabilmente almeno una di quelle soffre per questo problema.
In più significa anche che è un problema noto e conosciuto, su cui gli psicologi si sono interrogati molto per risolverlo – e la terapia breve oggi raggiunge ottimi risultati in tempi rapidi (per i più tecnici consiglio un libro: Paura, Panico, Fobie, tra i primi scritti di Giorgio Nardone).
E, soprattutto, lo fa senza l’aiuto di farmaci.
Pensieri e immagini ricorrenti
Che cos’è un’ossessione?
Praticamente quello che ho detto sopra la descrive perfettamente: un pensiero o un’immagine ricorrente, che si affaccia alla mente e che è difficile da scacciare.
«Quindi è un po’ come il [Speciale Pensare Troppo]: Il Dubbio Che Tormenta La Mente di cui hai parlato l’altra settimana.»
Non proprio.
La differenza sta nel fatto che il dubbio patologico è una domanda a cui dai una risposta, oppure un’ideazione su cui rifletti e rimugini costantemente, creando così una ruminazione mentale che non fa altro che generare nuovi dubbi, fino allo sfinimento.
Con “pensieri ossessivi” invece intendo dei pensieri che sorgono nella tua mente in modo spontaneo, e che lo fanno di continuo, in modo del tutto involontario.
Idee o anche immagini che irrompono nella testa e si ripetono continuativamente, per minuti, ore, a volte per intere giornate.
Ma perché si ripetono di continuo?
La soluzione è il problema
Se afferri la cosa che sto per dirti hai un nuovo asso nella manica per risolvere i pensieri ossessivi.
La scorsa settimana, parlando del dubbio, ti ho detto che il problema è… rispondere. Se rispondi, il dubbio trova una scappatoia: “Hai risposto così, ma se invece la questione fosse che…”. A questo nuovo dubbio dai una nuova risposta, e così via, alimentando il circolo vizioso.
Come vedi, è proprio la soluzione che hai tentato di mettere in atto (dare una risposta al dubbio) che instaura il circolo vizioso (poiché genererà un nuovo dubbio).
Anche nel caso dei pensieri ossessivi si instaura un circolo vizioso, benché la soluzione tentata sia diversa.
Infatti quando si è vittima di pensieri o immagini ricorrenti, la soluzione tentata di solito è quella di cercare di scacciare il pensiero, o di evitare di pensare. Di fare cioè in modo di impedire al pensiero di presentarsi o di ripetersi.
Lo scacci, lo mandi via, lo eviti… ma questo si ripresenta.
Questa soluzione non funziona un granché.
Come risolvere il pensiero ossessivo
Temo che un blog possa dirti poco al riguardo.
«Ma come?! Hai detto che la terapia breve ha raggiunto degli ottimi risultati.»
Sì, è vero, e lo confermo. Con la terapia breve in poche sedute, solitamente meno di dieci, si risolvono i pensieri ossessivi definitivamente.
Il problema è che per farlo, a mio parere, è meglio essere seguiti da uno psicoterapeuta. Bisogna essere onesti e ammettere che un blog, in questo, può essere un utile mezzo di informazione, magari fa capire meglio la situazione, ma non può sostituirsi al lavoro di un terapeuta.
«Da soli non si può risolvere?»
Io credo molto nelle capacità dell’individuo e consiglio sempre di impegnarsi da soli prima di rivolgersi a un terapeuta. E questo non perché consideri il mio lavoro “secondario”, ma perché funziona esattamente come con i medici: se hai un po’ di febbre non vai subito da loro. Certo se vedi che non riesci a trattarla allora…
Uno degli approcci di terapia breve che più condivido nella risoluzione dei pensieri e delle immagini ossessive, prevede l’uso delle cosiddette tecniche paradossali.
«Suonano un po’ curiose.»
Sì, beh, in realtà sono frutto di studi lunghi oltre cinquant’anni, dove si è scoperto che in problemi come quello delle ossessioni è molto utile creare degli spazi in cui vai proprio a cercarti le ossessioni.
«Cioè?»
Ad esempio, se il problema è un’ossessione che si ripete continuamente, il terapeuta può indicare di andare volontariamente a cercarla in un certo spazio di tempo. In altre parole, la persona crea degli spazi giornalieri ben precisi, come ad esempio 5 minuti ogni 3 ore, in cui va volontariamente a pensare quelle immagini o quei pensieri ricorrenti.
«Di sua spontanea volontà?»
Esatto. Gli studi (si veda ad esempio il libro Change) hanno mostrato che in situazioni in cui il problema è qualcosa di indesiderato che compare spontaneamente, le tecniche paradossali hanno un grande valore terapeutico. In altre parole, risolvono il problema in tempi brevissimi.
Una storia
Tempo fa mi capitò una donna* che aveva immagini ricorrenti di far del male ai suoi due figli. Era completamente turbata da questa cosa, perché non si spiegava come fosse possibile: i bambini erano piccoli e ogni tanto la facevano disperare, certo, ma da lì a volergli fare del male…!
Quello che cercava di fare era scacciare queste immagini, ma quelle tornavano più forti e invadenti.Allora le proposi di fare una cosa “strana”, paradossale: ogni ora, per cinque minuti, avrebbe dovuto pensare volontariamente a quelle immagini terribili; poi sarebbe tornata a fare le sue cose.
Mi guardò perplessa, chiedendomi se davvero doveva pensare a quelle immagini che cercava di scacciare. Io le feci notare che finora tentare di scacciarle non aveva prodotto alcun risultato, anzi, sembrava produrre l’effetto opposto. E in più le ricordai che già gli antichi sostenevano che similia similibus curantur: il simile cura il simile.Si convinse, tornò a casa e applicò il compito: per due settimane, ogni ora, pensava per cinque minuti a quelle immagini terribili.
Due settimane dopo tornò con un’espressione fortemente rasserenata: le immagini dirompenti, quasi per magia, si erano ridotte drasticamente, al punto che ormai erano sprazzi improvvisi che sfumavano rapidamente.Continuai a vederla per altre tre sedute e in breve risolvemmo del tutto il suo problema.
Conclusioni
Come detto, le tecniche paradossali devono essere utilizzate da un terapeuta: benché siano indicazioni semplici, mai dannose, e ultrarapide nella risoluzione di certi problemi, è necessario che sia un professionista qualificato a dirti di usarle. Può darsi che il tuo problema sia simile a quello che ho descritto qui, ma che funzioni secondo una logica diversa: allora la tecnica paradossale non servirebbe a nulla.
In tal caso, puoi far tua una tecnica meno potente, ma comunque d’aiuto: la distrazione. Quando il pensiero viene, dedicati ad altri compiti, che portino la tua mente altrove; come vedi non ti dico di “scacciare” il pensiero (altrimenti ricalcherei la tentata soluzione disfunzionale), ma di trovare impieghi, compiti, distrazioni che ti permettano di farlo scivolare via.
So bene che non è semplice – per questo nei miei studi di terapia breve ho approfondito le tecniche paradossali: sono più efficaci – ma rimane tuttavia un ottimo calcio d’inizio.
Se ti rendi conto di aver bisogno di un aiuto in più, puoi rivolgerti ad uno Psicologo. Ricordati che puoi usufruire della terapia online, che ha la stessa efficacia di quella dal vivo.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi
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Riferimenti bibliografici
Nardone, G. (1993). Paura, Panico, Fobie. La terapia in tempi brevi. Milano: Ponte alle Grazie.
Watzlawick, P., Weakland, J., Fisch, R. (1974). Change. La formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio, 1975.
*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.