Sempre più persone affermano di “non riuscire a dormire”, ovvero, in termini più tecnici di avere l’insonnia, ma che cosa intendiamo per “insonnia”? Non ti riesci ad addormentare? Ti addormenti ma poi ti risvegli più o meno frequentemente durante la notte? Ti risvegli troppo presto la mattina e poi non riesci più ad addormentarti? Ma soprattutto, ci sono altri disturbi psicologici correlati? Magari delle condizioni mediche? L’uso di sostanze? E la tua igiene del sonno com’è? Tutte queste domande sono imprescindibili quando si parla di problemi del sonno.
A che ora vai a dormire? E a che ora ti svegli? Se per esempio vai a dormire alle 4 del mattino e ti svegli all’una del pomeriggio non c’è tecnica psicologica che possa servire: devi cambiare le tue abitudini. E ancora, cosa mangi a cena oppure prima di andare a dormire? Fai esercizio fisico? Prendi dei farmaci o altre sostanze, anche legali come il caffè? Insomma ci sono tutta una serie di questioni.
Anche per questo, nel modo di lavorare molto operativo della Terapia Breve, si richiede per questo tipo di problema una valutazione operativa molto attenta. Perché spesso è ciò che la persona fa a determinare la qualità del sonno: questo è uno dei motivi per cui di fronte a un problema del sonno una delle prime cose da fare è andare ad indagare l’igiene del sonno.
L’insonnia: un incubo ad occhi aperti
Esistono essenzialmente quattro tipi di insonnia, ognuno con caratteristiche a sé:
- Insonnia da difficoltà di addormentarsi: come indica il nome, questo primo tipo di insonnia riguarda le persone che si preparano per andare a letto, si sdraiano per tempo, e al momento di addormentarsi non riescono a prendere sonno, rimanendo sveglie, spesso per ore fissando il soffitto o pensando e riflettendo, fin quando il sonno le coglie, spesso in grande ritardo rispetto al momento in cui, la mattina dopo, dovranno alzarsi. Come altri tipi di insonnia spesso comporta un certo spossamento e spesso è accompagnata ad un certo livello di ansia anticipatoria: “faccio tutto ciò che devo per andare a dormire, ma ho il dubbio/sospetto/certezza che non riuscirò ad addormentarmi”.
- Insonnia da risvegli notturni: quando non si hanno difficoltà ad addormentarsi, ma il problema consiste nello svegliarsi una o più volte nel mezzo della notte e nel fare fatica a riprendere sonno. Il riposo notturno risulta quindi spezzettato, lasciando un senso di insoddisfazione e frustrazione: “potevo dormire, avevo tutto il tempo per farlo, ma ciò nonostante non ci sono riuscito”.
- Insonnia da risveglio anticipato: anche qui non si hanno problemi ad addormentarsi e non ci si alza durante la notte, ma si tende a svegliarsi con grande anticipo rispetto alla sveglia, spesso verso le 4.00/5.00, e non si riesce più a riaddormentarsi. Questo tipo d’insonnia si declina in frustrazione (che spesso lascia il posto alla rabbia) per l’occasione di riposo mancata, il deperimento delle performance lavorative e sociali, il senso di stanchezza opprimente e la mancanza di energie.
- Il sonno che non riposa: quando le persone dormono un normale numero di ore per notte, senza difficoltà ad addormentarsi, senza risvegli notturni o mattinieri, ma lamentano comunque un sonno di scarsa qualità, che li lascia insoddisfatti. Spesso hanno la sensazione che i pensieri e le preoccupazioni della giornata li seguano in camera da letto, invadendo fastidiosamente il sonno.
Le “psicotrappole” dell’insonnia
L’addormentamento è un fenomeno spontaneo, nel senso che non è regolato dalla volontà intenzionale in senso stretto. Alcune persone sofferenti di insonnia, però, si sforzano con tutte le loro energie di addormentarsi. Ma, come hanno sottolineato alcuni studiosi del comportamento e della comunicazione, cercare di ottenere volontariamente un fenomeno spontaneo intrappola le persone in un vicolo senza uscita. Inoltre sebbene alcuni training in tecniche di rilassamento e focalizzazione dell’attenzione possano entrare a far parte del trattamento dell’insonnia essi non ne costituiscono la soluzione in senso stretto. Cercare di rilassarsi per riuscire ad addormentarsi infatti può essere fonte di maggiore tensione.
E’ un’abitudine di molte persone anche quella di restare a letto, spesso sforzandosi di dormire o di rilassarsi, anche da svegli. Tuttavia si tratta di un comportamento che non aiuta il superamento dell’insonnia, in quanto, dopo un certo numero di volte, il letto smetterà di essere associato alla memoria come unicamente il luogo per il sonno, ma come il posto in cui possono essere svolte un certo numero di altre attività, come leggere o guardare film o video.
In ogni caso, come spiego nel mio articolo “Come superare l’insonnia con le Terapie Brevi”, esistono svariate tecniche psicoterapeutiche, costruite sulle risorse del paziente, in modo che al termine dell’intervento (strutturato come breve, dalle quattro alle dieci sedute), si possa apprendere e sperimentare tutto ciò che serve per impostare il proprio ritmo sonno/veglia in modo salutare.
Dr Flavio Cannistrà
Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy
co-Direttore dell’Istituto ICNOS
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
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Karlson, C.W., Gallagher, M.W., Olson, C.A., Hamilton, N.A. (2013). Insomnia Symptoms and Well-Being: Longitudal Follow-Up. In Healt Psychology, Vol. 32 (3), pp. 311-319.