Come facciamo a prepararci a un mondo pieno di incertezze? Come sopravviviamo quando questo mondo può arrivare a farci sviluppare una vera e propria sindrome da insicurezza?
In un bel video, scoperto di recente grazie a una lettrice di queste pagine, Matteo Rampin risponde a una domanda simile dicendo: “Non possiamo prepararci: ci stiamo già dentro”.
Diventa allora necessario accorgersi di 2 cose vitali:
- dobbiamo renderci consapevoli della liquidità del mondo in cui viviamo
- pensandoci bene, possiamo constatare che delle risorse, per affrontare questa insicurezza, già ce le abbiamo
Un mondo liquido
Quando parlo della liquidità del mondo faccio riferimento alla teoria di Zygmunt Bauman, espressa in libri come Modernità liquida, secondo cui la società, il lavoro, la vita, persino gli affetti sono ormai estremamente soggetti al cambiamento, all’eccesso di flessibilità, alla mancanza di punti di riferimento precisi.
Questo porta a tante considerazioni, troppe per essere espresse qui. Una, però, è importante tenerla a mente: laddove la liquidità dilaga, l’incertezza regna.
Siamo in un momento storico in cui i punti saldi e sicuri a cui appigliarsi sono ben pochi. Questo si riflette nella nostra vita, nel nostro modo di percepire le cose attorno a noi, nonché noi stessi e il nostro futuro. Le storiche domande esistenziali (“Chi sono io? Cosa voglio dalla mia vita? Verso che direzione voglio andare?”) tornano oggi ad avere più peso che mai.
Probabilmente, da lettore, non sai una cosa: oggi parte delle persone che chiamano uno psicologo non lo fa per problemi come il non riuscire a smettere di lavarsi le mani, l’ossessione per il cibo, o il mettere in atto comportamenti auto-lesivi. Lo fa perché sente di non avere una bussola e non capisce qual è il suo Nord.
Sindrome da insicurezza, fenomeno dell’impostore e depressione
Naturalmente il clima di insicurezza può essere un ottimo ambiente per il proliferare di altri problemi. In realtà non esiste una “sindrome da insicurezza” (o perlomeno non è stata codificata come tale), né le etichette diagnostiche mi interessano in questa sede, dato che finiscono per creare realtà ben peggiori di quella che si vive.
Con questo termine, invece, voglio sottolineare quel crescente senso di insicurezza che, se lasciato a riprodursi, rischia di invadere diverse aree della nostra vita, o di allagarne completamente una.
Così, da un lato c’è chi si trova a vivere in un costante clima di incertezza: sono le persone che dicono, con accento pessimista, che “Non si sa mai cosa ti può accadere nella vita”.
Dall’altro lato possiamo trovare chi sviluppa insicurezze in particolari aspetti della vita: lo studio, il lavoro, le relazioni affettive…
A volte queste insicurezze possono spingersi oltre. Ad esempio, la Dott.ssa Pauline Rose Clance parla del fenomeno dell’impostore, riferendosi a quelle persone che, anche se hanno ottenuto dei risultati in determinati campi, sentono di essere degli impostori, di non esserseli meritati, di stare in una posizione o in un ruolo che non gli spetta.
Quando portate all’estremo, poi, le insicurezze possono sfociare nel più insidioso dei problemi: la depressione. Uno dei meccanismi messo in atto da chi vive in una costante insicurezza può essere, a un certo punto, quello di gettare la spugna e ritirarsi: dalle attività, dalle relazioni, dalla vita.
Vincere l’insicurezza
Questo problema, come visto, può assumere tante forme o mutarsi in nuovi scenari. Dare una ricetta unica per superare l’insicurezza, quindi, risulta un trucco troppo facile perché possa essere vero. Ma un modo per cominciare ad affrontarla c’è.
Occupandomi di terapia breve devo dire che trovo limitati i metodi basati sul dirsi: “Sono forte! Sono bravo! Ce la posso fare!”. Attenzione, non sono sbagliati. Specialmente noi italiani, siamo troppo abituati a non riconoscerci i meriti, a evidenziare le problematicità, ad assumere atteggiamenti critici e oppositivi. Questo non ci fa bene: le continue critiche sono come gocce che scavano la roccia fino a lasciare solchi profondi. I solchi nella nostra autostima. Tuttavia, se è fondamentale riconoscersi i meriti, il semplice dirsi quanto si è bravi non basta.
C’è infatti anche un altro problema: puoi anche dirti di essere bravo quando te lo meriti, ma spesso il problema è che pensi di non meritartelo mai. In più, l’insicurezza può riguardare, come detto, il futuro, la vita, le relazioni, e quello che comporteranno.
La prima piccola cosa da fare, allora, è metterle alla prova dei fatti.
Ogni giorno, la mattina, crea una lista delle insicurezze: queste possono riguardare sia ciò che temi che accada, sia ciò che temi di non essere capace a fare.
Nel primo caso potresti scrivere cose come: “Oggi potrei essere rapinato”, “Oggi potrebbero dirmi a lavoro che sono inadeguato”, “Oggi potrebbero dirmi qualcosa di brutto a lavoro”, “Oggi una persona a me cara potrebbe darmi una brutta notizia” e così via. Devi scrivere, insomma, una lista di cose che temi che possano accadere.
Nel secondo caso, potresti scrivere cose come: “Oggi potrei fare questa azione stupida”, “Oggi potrei fare una brutta figura con questa persona”, “Oggi potrei comportarmi in questo modo strano”. Devi scrivere, cioè, una serie di cose che, ritenendo di essere insicuro, probabilmente farai.
Un punto fondamentale è che questa dev’essere una lista, non un diario. E devi farla tutte le mattine.
La sera, quando la giornata è finita, riprendi la lista e controllala: se ti sarà capitata o avrai fatto effettivamente una di quelle cose, mettici una X accanto. Ad esempio, se effettivamente quel giorno a lavoro ti hanno detto che sei inadeguato, metti una X; oppure, se hai fatto una brutta figura con quella persona, come temevi, metti una X. Altrimenti lascia tutto in bianco.
Ciò che vedi influenza quello che fai
Questo compito serve per cominciare a cambiare il tuo modo di vedere le cose. Da lì, infatti, provengono i problemi e le insicurezze. Se ci pensi, in fondo, questo spiega perché tante persone riescono a fare cose che magari a te sembrano difficilissime o impossibili – e spiega anche perché cose che per te sono naturali sembrano impossibili o difficilissime ad altri.
Cambiando il tuo modo di vedere le cose comincerai a inserire una piccola crepa in esse e a cambiare di conseguenza anche il tuo comportamento. Peraltro puoi fare anche il contrario: cambiare prima il comportamento per poi cambiare le percezioni. Spesso si rivela anche meglio, anche se il limite sta nella nostra capacità di distorsione: se faccio una cosa e ho successo, non è detto che automaticamente consideri quel successo tale.
Michael Hoyt, esperto di terapia breve da cui sono andato a formarmi lo scorso febbraio, in California, ha scritto un bel libro intitolato Psicoterapie brevi, di cui sto curando l’edizione italiana. In quel libro afferma spesso questa cosa: il modo in cui guardi influenzi ciò che vedi, e ciò che vedi influenza quello che fai.
Se ti rendi conto di aver bisogno di un aiuto in più, puoi rivolgerti ad uno Psicologo. Ricordati che puoi usufruire della terapia online, che ha la stessa efficacia di quella dal vivo.
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Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica
e Ipnosi
Per approfondimenti:
Hoyt, M. (2009). Psicoterapie brevi. Principi & pratiche. Roma: CISU, 2016.
Bauman, Z. (2011). Società liquida. Bari-Roma: Laterza.