Avevi un impegno, ma non ricordi quale. Dovevi fare una cosa, ma non ricordi più cosa. Avevi in mente una frase, un appunto da prendere, ma… puff, è sparito. Che sta succedendo?
Secondo dei ricercatori scozzesi guidati da Angela Scott-Henderson hai un problema ben definito: la sindrome da vita impegnata.
Come al solito, considera una cosa: a noi umani piace catalogare ed etichettare. E a volte non ci rendiamo conto del potere di questo gesto. Già mi immagino qualcuno dire: “Cara, sono malato: ho la sindrome da vita impegnata”. O, in modo ancor più tattico: “Cara, non puoi prendertela con me se non mi sono ricordato di passare a prendere il latte: ho la sindrome da vita impegnata. Il Dr Cannistrà ha detto che è una cosa seria. Forse dovresti farmi fare meno commissioni. E prendermi una birra. E il telecomando”.
Ma visto che non ci tengo a diventare il vostro libretto delle giustificazioni vediamo di riequilibrare il tutto.
La Sindrome da Vita Impegnata non è un problema ufficialmente diagnosticato. Certo, probabilmente tra qualche anno lo sarà, dato che creare nuove categorie diagnostiche è un ottimo modo per vendere più farmaci e far risollevare l’economia (delle industrie farmaceutiche, almeno). Ma per ora siamo salvi. E sani, soprattutto.
Perché, però, ci interessa questa etichetta?
Perché in effetti ci troviamo in un epoca colma di stress. Anche nella mia esperienza clinica, molte persone mi chiamano sapendo che faccio terapia breve perché vorrebbero diminuire la quantità di stress che domina la loro vita. In questo senso gli studi fatti dall’equipé scozzese sono interessanti. Infatti, pensa a quante volte controlli lo smartphone (alcune ricerche mostrano che in media lo facciamo due volte ogni 30 minuti, con picchi molto più elevati tra i giovani), a quante mail ricevi, a quante cose leggi su Facebook, a quante notizie hai a disposizione…
Ora immagina che per stare dietro a tutto questo devi usare una cosa: la tua attenzione. E non solo, in realtà. Ad esempio, dovrai usare anche la memoria a breve termine (quella che ti permette di non scordarti ciò che hai appena letto, di non scordarti ciò che hai appena letto, di non scordarti ciò che hai appena letto), o altre funzioni cognitive secondarie come la concentrazione e la riflessione.
Bene, tutto questo non è gratis. Nel senso che lo paghi in termini di fatica, di “energia mentale”, per usare un termine vecchio e impreciso ma pur sempre fascinoso. E nel momento in cui la barra della tua energia mentale è al minimo, la tua mente farà molta fatica a registrare nuovi messaggi, a elaborare nuove informazioni, a fissarle nella memoria e a richiamarle nel momento adatto.
«In pratica, grazie alla tecnologia digitale stiamo diventando un po’ più stupidi.»
Beh, non l’avrei detta proprio così, ma…
Comunque sia, abbiamo parlato di tecnologia digitale, di smartphone ad esempio, ma in generale a quella dobbiamo aggiungere tutta una vita colma di stress, di tempi sempre più ridotti, di spazi dedicati al piacere sempre meno… piacevoli.
Cosa si può fare? Un utile consiglio
In realtà i consigli sono davvero tanti e intuitivi. In particolare, per chi è stressato dal proprio lavoro (non necessariamente perché non gli piace, ma anche solo perché è un lavoro che comporta diversi stress – anche solo a livello organizzativo), consiglio la lettura di Non si può lavorare così. Vincere lo stress per produrre e vivere meglio, libro niente male su come riordinare la propria vita lavorativa.
A questo, anziché darti una serie di consigli specifici e settoriali, aggiungo un unico grande consiglio, limitato alla sfera di smartphone e compagnia, e cioè: riduci l’influenza della tecnologia digitale nella tua vita.
2 suggerimenti per ridurre l’impatto digitale nella tua vita
Come detto, uno dei problemi principali è quello di essere sempre connessi. Controllare lo smartphone 2 volte all’ora non è poco, soprattutto se consideri che questa è solo una media: molte persone lo controllano una volta ogni 10 minuti. E, più verosimilmente, ci sono momenti della giornata in cui magari lo controlliamo poco, ma altri in cui siamo sempre attaccati.
Comunque sia, il problema è essere sempre connessi, quanto meno con la mente. Come fare per staccare un po’?
Beh, la cosa più semplice è: usare meno lo smartphone. Ma questo è un consiglio troppo generico e forse impraticabile per i più. Però potresti decidere di spegnerlo a partire da un certo orario, come le 19 o le 20, e accenderlo solo dopo le 8 o le 9. Se hai paura di annoiarti sappi che oggi la noia sta diventando un valore, perché ti dà l’opportunità di ristabilire un contatto con te stesso e con il mondo che ti circonda. In più potresti iniziare quel libro di cui ti hanno tanto parlato, o finire quella serie TV lasciata a metà… O magari chiacchierare di più con il tuo partner!
E visto che molti amano i giochi e le sfide, potresti darti un obiettivo settimanale, per esempio stabilendo un numero di ore digital free da raggiungere a fine mese, valutando i progressi di settimana in settimana.
Un ulteriore suggerimento è quello di disattivare le notifiche. Infatti, siamo stati ammaestrati come cagnolini dalle nostre app, cosicché tutte le volte che quelle squillano, suonano, cinguettano o rumoreggiano in qualche modo, la mano scivola automaticamente in tasca per afferrare il dispositivo e vedere chi ci ha scritto. Se pensi che stia esagerando forse non sai che ci sono interi business basati su questo meccanismo, che proprio grazie ad esso si assicurano che tu diventi un loro cliente-dipendente (se la cosa ti incuriosisce e inviperisce allo stesso tempo, puoi leggerti il libro Creare prodotti e servizi per catturare i clienti).
In generale, comunque, l’idea che deve guidarti è quella di dare meno spazio al digitale e più al resto della tua vita, che potrai così impegnare di momenti piacevoli senza paura di sviluppare alcuna sindrome.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica
e Ipnosi
Per approfondimenti:
Eyal, N. (2015). Creare prodotti e servizi per catturare i clienti. Milano: LSWR.
Schwartz, T. (2011). Non si può lavorare così. Vincere lo stress per produrre e vivere meglio. Milano: Bur.