Sono paranoico?

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Chi è il paranoico? Perché crede che tutti ce l’abbiano con lui?

Come puoi capire se sei paranoico?

Prima di tutto dovremmo chiederci: che cos’è la paranoia?

In un libro di Luigi Cancrini un giorno lessi una definizione divertente: “Il paranoico è quella persona che ti dice: ‘Solo perché sono paranoico, non significa che gli altri non ce l’abbiano con me'”.

Vediamo di capirne di più.

Nella sua rigorosa Enciclopedia di Psicologia, Umberto Galimberti dà una definizione più tecnica: “Una psicosi caratterizzata da un delirio più o meno sistematizzato centrato su temi di persecuzione, grandezza o gelosia. Non è accompagnata da allucinazioni […] La persona paranoica conserva pensiero, intelligenza, volontà e vita di relazione che non presentano grossi turbamenti al di fuori di quelli indotti dalla tematica delirante”.

«Me lo spieghi in parole semplici?»
Sì, in pratica il paranoico conclamato percepisce la realtà in modo distorto (psicosi). Non è che sente le cose o vede cose che non esistono (non è accompagnata da allucinazioni), piuttosto pensa delle cose che non sono reali benché possano partire da un qualche collegamento con la realtà (delirio più o meno sistematizzato): queste cose che pensa si riferiscono solitamente al fatto che qualcuno lo perseguiti, o alla convinzione di essere fortemente importante e di venire minacciato per ciò, oppure alla certezza che il partner (o presunto tale) lo tradisca (temi di persecuzione, grandezza o gelosia). Una persona paranoica può comunque vivere una vita tutto sommato soddisfacente all’infuori di quelle aree interessate dalle tematiche paranoiche.

«Ok, mi sa che ho appena scoperto di conoscere una persona paranoica.»
Buono, non saltiamo subito alle conclusioni.

Il fatto è che la paranoia non è nient’altro che un’esacerbazione di un tratto che, in misure diverse, è presente in tutti noi: il sospetto. A tutti nella vita è capitato di aver avuto in almeno un’occasione un sospetto che si è poi rivelato infondato. E molti sono spesso prudenti e sospettosi, perché si sa che: “Fidarsi è bene, ma non fidarsi…”.

Il problema è quando la sospettosità diventa esagerata e ingiustificata.
Ad esempio, quando abbiamo un sospetto, ciò che di norma andrebbe fatto è ricercare delle prove oggettive, cioè non distorte dal proprio giudizio. Certo, a volte la convinzione che muove il nostro sospetto può essere talmente forte da non indurci a cercare queste prove (e, in più, l’uomo per natura cerca soprattutto le prove che convalidino la sua convinzione, non quelle che la smentiscano); però è anche vero che, messi di fronte a dei fatti pienamente oggettivi, siamo pronti ad ammettere di esserci sbagliati, o quantomeno a dire che le cose forse non stanno esattamente come pensavamo noi.

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Difficilmente una persona fortemente paranoica verrà persuasa con la logica.

La persona che soffre di paranoia raramente riesce a fare tutto ciò.

Innanzitutto la sua convinzione è talmente forte che non ha bisogno di prove. Inoltre, le sue percezioni sono talmente distorte che ogni dettaglio insignificante è per lei una prova che conferma tale convinzione. Così, un paranoico convinto che gli altri ridano di lui potrebbe trovare conferma in tale convinzione nei sorrisi di tutte le persone incrociate per strada. Oppure, un paranoico certo che il partner lo tradisca potrebbe rafforzare la sua convinzione ogni qualvolta questo tarda nel tornare dal lavoro, o in casi estremi persino quando poggia la borsa in un modo piuttosto che in un altro.

La logica non serve a nulla in questi casi. D’altronde, come disse Sally Kempton: “È difficile combattere contro un nemico che ha degli avamposti nella tua testa”.

Inoltre, come accennato, un certo grado di paranoia è considerato accettabile nella nostra società (in quei casi, appunto, parliamo di sospettosità, diffidenza, ecc.). Soprattutto oggi, essere sospettosi, pensare che il Governo ci controlli, credere che molte persone lì fuori vogliano farci più male che bene, è un tipo di comportamento che, in sé, non è considerato stravagante, tanto che Ugo Fornari nel suo libro sulla paranoia sostiene che quest’etichetta non dovrebbe essere usata per classificare tutta una serie di comportamenti che, seppure non condivisibili, fanno parte della società odierna.

Si può curare un disturbo paranoide?
Sì, anche se non è sempre facile. Prima di tutto perché raramente una persona paranoica arriva da uno psicoterapeuta di sua spontanea volontà: non ne vedrebbe la ragione. Ma quando ciò accade la prognosi può essere più favorevole, perché potrebbe significare che ha già dei dubbi rispetto alle proprie convinzioni distorte.

Più spesso, però, accade che siano i familiari a spingerla a rivolgersi a uno psicologo, oppure che arrivi per problemi secondari: ad esempio perché vuole trovare un modo per farsi aiutare nel gestire quelle persone che ce l’hanno con lei. In questi casi, la motivazione a liberarsi della paranoia – e in generale ad ammettere che il problema non è negli altri, ma nelle proprie percezioni – è più difficile.

Ad ogni modo, comunque, il lavoro principale del terapeuta è quello di portare autonomamente la persona a cambiare le proprie percezioni, cioè a fare in prima persona delle esperienze che smentiscano i suoi sospetti, aiutandola a raggiungere una percezione più sana e flessibile.

Se ti rendi conto di aver bisogno di un aiuto in più, puoi rivolgerti ad uno Psicologo. Ricordati che puoi usufruire della terapia online, che ha la stessa efficacia di quella dal vivo.

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Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia

Per approfondimenti:
Fornari, U. (2011). Paranoia. Dal disturbo di personalità alla psicosi delirante. Torino: Espress Edizioni.
Galimberti, U. (1999). Enciclopedia di Psicologia. Milano: Garzanti.