Stop Vomiting: come smettere di vomitare con la Terapia Breve Strategica

Nell’articolo “L’amante nel bagno: scopri cos’è il vomiting” ho illustrato come il vomiting, inizialmente, si instauri come una tentata soluzione disfunzionale per perdere peso o evitare di aumentare di peso, per poi trasformarsi in un rituale piacevole e in pochi mesi, diventa un piacere di cui non si può fare più a meno.

Per uscire da questo circolo vizioso l’aiuto delle Terapie Brevi può risultare fondamentale, infatti mediante la tecnica del dialogo strategico (Nardone & Salvini, 2004) il paziente scopre, già dalla prima seduta, come funziona il suo problema e come risolverlo, sulla base delle risposte che lui stesso darà alle domande del terapeuta. In questo modo, la prima seduta non è solo diagnostica ma, anche terapeutica.

Infatti le prime due fasi della Psicoterapia Breve Strategica sono orientate a realizzare il cambiamento strategico, mentre la terza fase consolida il cambiamento per strutturarlo come un nuovo equilibrio persistente.

Gli strumenti della Terapia Breve Strategica per contrastare il vomiting

Nella Terapia Breve Strategica vengono utilizzate delle tecniche terapeutiche calzate sul problema, dato che, come affermava il buon Ippocrate: “ Sono la cura e il medicamento che devono adattarsi al paziente e al suo disturbo”. Queste tecniche mirano ad alterare la percezione piacevole che rende irrefrenabile la compulsione del mangiare e vomitare e, se è presenti, nel portare all’estinzione anche i comportamenti autolesivi. La soluzione si adatta al problema e la flessibilità è una regola fondamentale.

Inoltre per  il terapeuta strategico sono molto importanti anche gli incontri di follow-up, che sono parte integrante della terapia in quanto, rappresentano per la persona una possibilità di confronto e verifica della propria crescita personale con il terapeuta oltre che misurare l’efficacia del processo terapeutico.

Tanti tipi di trasgressioni e tante tecniche per fermare il vomiting

La ricerca empirica effettuata presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo ha permesso di mettere in luce come esistano principalmente tre varianti di pazienti affette da vomiting, questa tripartizione si basa sul loro livello di consapevolezza.

  1. In primo luogo abbiamo le “Trasgressive inconsapevoli” (circa il 20%), che cognitivamente devono ancora elaborare consapevolmente la piacevolezza del rituale, vivendolo come una sorta di trappola a cui non riescono a rinunciare.
  2. A un gradino successivo troviamo le “Trasgressive consapevoli ma pentite” (circa il 50%), con piena consapevolezza della natura ritualistica del loro piacere e desiderio di liberarsene, vivendolo come una prigione da cui non riescono a uscire.
  3. Infine troviamo le “Trasgressive consapevoli e compiaciute”, con piena consapevolezza e poca intenzione di rinunciare, che arrivano dallo psicologo per problemi secondari o spinte dai familiari preoccupati.

Con le trasgressive inconsapevoli, una tipologia di pazienti piuttosto rara, spesso la chiave per indurre in loro un cambiamento radicale è rappresentata dal portarle a vedere il loro problema dalla prospettiva della perversione. Con quelle consapevoli ma pentite, invece, che sono perfettamente consapevoli di come funziona il loro disturbo, ma nonostante l’apparente collaboratività, fanno fatica a liberarsene, diventa quindi necessario avvalersi, nel loro trattamento, di particolari stratagemmi terapeutici, quali ad esempio la tecnica dell’intervallo. Infine per le trasgressive consapevoli e compiaciute, il loro “amante segreto” è così prezioso e insostituibile che spesso non arrivano in terapia per libera scelta, ma poiché forzate dai familiari e pertanto apertamente oppositive rispetto a qualsiasi forma di intervento. Per questo l’intervento, nella maggioranza dei casi, si baserà sull’assecondare la tendenza alla ricerca del piacere, facendola addirittura apparire amplificata e si chiederà pertanto alla persona, visto che le piace così tanto mangiare e vomitare, di cercare di farlo nella maniera più trasgressiva e appagante possibile, imparando a ricercare e a creare l’abbuffata perfetta: “Proviamo a selezionare insieme come è più bello farlo, quali sono i cibi che ti danno più gusto, qual è il modo di farlo che ti piace di più, in che luogo ti piace di più, a che ora ti piace di più? Hai mai provato a selezionare? Io ti propongo una volta al giorno fatta veramente bene”. Nel frattempo, con tutte queste tipologie di pazienti, bisognerà sempre e comunque lavorare anche a livello relazionale, guidandole a scoprire piaceri diversi da quello del mangiare e vomitare. Come direbbe Giorgio Nardone infatti: “Il limite di un piacere è rappresentato da un piacere più grande o dalla sua trasformazione in sgradevole tortura”.

Dr Flavio Cannistrà

Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy

co-Direttore dell’Istituto ICNOS

Terapia Breve

Terapia a Seduta Singola

Ipnosi

Bibliografia

Nardone, G. (2003). Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo. Milano: BUR.

Nardone, G. (2007). La dieta paradossale. Milano: Ponte alle Grazie.

Nardone, G., Verbitz, T. & Milanese, R.
 (1999). Le prigioni del cibo. Milano: Ponte alle Grazie.