La Cura Per La Paranoia Come si cura la paranoia?
Ti è mai capitato di pensare che altre persone potessero avercela con te, magari ritenendo anche che si stessero comportando male di proposito nei tuoi confronti?
Il termine “paranoia” è purtroppo molto stigmatizzante, tanto che nel linguaggio comune si usa anche in modo denigratorio. Ne sono un esempio frasi come. “Sei sempre paranoico!”, “Smettila di farti tutte queste paranoie”, “Gli altri non ce l’hanno con te, sei tu ad essere paranoico.”
Eppure il problema c’è.
A volte l’idea che gli altri possano avercela in qualche modo con noi, o comunque il non riuscire a godersi la loro compagnia per timore di essere giudicati o venir trattati male, è un problema importante per molte persone.
Vediamo allora di capire come funziona la paranoia e come ce ne possiamo liberare con la Terapia Breve.
Quando essere diffidenti è normale
Quando si parla di “paranoia” ci si riferisce in gran parte dei casi a situazioni che vivi con diffidenza, sospettosità e con pensieri che ti portano a ritenere che gli altri (qualcuno nello specifico, oppure le altre persone “in generale”) possano giudicarti negativamente, oppure che possano pensare/fare qualcosa che ti danneggi, o che possano tradire la tua fiducia in qualche modo.
Se ci pensi, in realtà, questo può capitare a chiunque. In alcune situazioni è persino lecito pensare delle cose simili. Ad esempio se conosci delle nuove persone potresti voler fare bella figura e speri che abbiano un buon giudizio di te. Oppure se hai un nuovo partner in affari, con cui sei appena entrato in contatto, speri che sia degno di fiducia.
Tutti, insomma, possiamo essere diffidenti o sospettosi in certe situazioni.
Il problema è quando questo sospettare diventa continuo, intenso o pervasivo.
Sei diffidente o fiducioso?
Prima di tutto ti faccio notare una cosa.
Nei due esempi di prima ho detto: “speri (che gli altri) abbiano un buon giudizio di te” e “speri (che il socio) sia degno di fiducia”. Questo atteggiamento è già diverso da un comportamento più diffidente. Chi è diffidente “per carattere”, più che sperare che gli altri abbiano un buon giudizio di lui può “temere che gli altri lo giudichino male”; e più che sperare che il collega sia degno di fiducia, può “temere che possa fregarlo”.
Sembra una banalità, ma già questa differenza la dice lunga su come ti spieghi le cose. Lo possiamo chiamare “stile esplicativo”, cioè lo stile con cui descrivi gli eventi (agli altri, ma anche a te stesso).
Una persona più fiduciosa tenderà a pensare: “Speriamo di fare una bella figura”, mentre una persona più diffidente penserà “Speriamo che gli altri non mi giudichino male”.
Allo stesso modo, una persona più fiduciosa penserà: “Speriamo di riuscire a instaurare una buona relazione col nuovo socio”; una più diffidente potrà pensare: “Speriamo che il nuovo socio sia una persona corretta”.
Sono solo degli esempi, anche molto semplici e generici, ma mi servono per aiutarti a comprendere questo concetto: già capire il modo in cui quotidianamente leggi e descrivi le situazioni in cui ti trovi ti aiuta a comprendere il tuo modo di vedere e vivere gli eventi e i rapporti con gli altri.
Dalla diffidenza alla paranoia
Ma quand’è che dalla diffidenza si arriva a un disagio o persino alla paranoia?
Abbiamo identificato 3 elementi: la continuità, l’intensità e la pervasività di certi pensieri.
Sospettare o diffidare in modo continuo, intenso e pervasivo significa che il fatto di pensare che gli altri ci stiano giudicando male, o che possano farci un danno, non è limitato o sporadico, ma avviene di frequente (“continuo”), raggiunge livelli di disagio molto alti (“intenso”) oppure si manifesta in contesti diversi (“pervasivo”).
Capiamolo meglio.
Ogni tanto potresti avere dei dubbi sulla lealtà dei tuoi colleghi. Ma se questo avviene la maggior parte dei giorni allora potrebbe essere un problema.
Oppure, puoi avere difficoltà ad aprirti e confidarti con gli altri. Ma se il motivo è che sei quasi sicuro che se ne approfitteranno, sempre e comunque, anche questo può essere un problema.
Infine, potrebbe capitarti di non fidarti dei venditori porta-a-porta. Ma se questa mancanza di fiducia si estende in modo pervasivo a molte altre persone (colleghi, amici, parenti, negozianti in generale ecc.) può, di nuovo, essere segno che si sta andando oltre una semplice diffidenza.
Paranoia patologica?
Come vedi ho fatto degli esempi molto quotidiani. Sto cercando di evitare una descrizione troppo “clinica”, per mostrare in realtà degli aspetti molto più comuni, che descrivono il termine “paranoia” quando utilizzato nel modo più quotidiano e comune, piuttosto che quando usato da addetti ai lavori.
Questo perché non bisogna per forza soffrire di un disturbo paranoide grave per poter vivere un disagio.
Tempo fa vidi una donna* che aveva spesso il timore di essere giudicata poco intelligente e poco interessante dagli amici di suo marito. Il resto della sua vita andava piuttosto bene, ma questa situazione, molto specifica, le procurava disagio.
Non era una cosa continua, non ci pensava tutto il giorno; né era di un’intensità tale da arrivare al delirio (non pensava, ad esempio, che gli amici del marito complottassero per farla sembrare stupida); e non era pervasiva: si limitava a quell’aspetto.
Tuttavia, tutte le volte che doveva uscire con loro (e capitava quasi ogni settimana) si sentiva così, come se i presenti la valutassero poco intelligente. E così si chiudeva, non diceva quasi nulla, e analizzava spesso i propri gesti (per cercare di non sembrare sciocca) e, ancor di più, quelli degli altri, cogliendo segnali che le confermavano il tuo timore.
Come si vede, non era una situazione come quelle che si vedono nei film, in cui la persona comincia a sospettare di tutti e a vedere complotti in ogni angolo. Ma era abbastanza problematica per quella donna, al punto da crearle un disagio per il quale aveva scelto di rivolgersi a me.
La paranoia come disturbo psicologico
Ci sono poi quelle situazioni in cui la diffidenza e la sospettosità diventano eccessive, cioè continue, intense e pervasive. In queste situazioni si può arrivare, nei casi più estremi, anche al delirio, cioè ad avere una serie di convinzioni forti e quasi impossibili da abbattere con la razionalità, con uno sfondo persecutorio.
La paranoia, in questi casi estremi, rientra nelle psicosi, che sono quei problemi in cui la persona non riesce a esaminare la realtà in modo oggettivo, credendo cose non vere.
Il problema della paranoia, quando non è manifestamente delirante, è che spesso parte da dati di realtà oggettivi o plausibili. Magari un amico fortemente paranoico vi dice che tutti i giorni viene seguito, o vi telefona in uno stato di allarme perché “Un tipo mi ha inseguito per aggredirmi”, o vi racconta altre cose che hanno un certo grado di plausibilità e, soprattutto se è una persona di cui generalmente vi fidate, quello che dice può avere senso.
Si tratta di casi estremi, più rari di quelli che ho citato finora, e volevo dedicargli un piccolo spazio per dovere di completezza.
Affrontare la paranoia con la Terapia Breve
Raramente un caso “estremo” di paranoia arriva alla consultazione di uno psicologo privato di sua spontanea volontà. Può capitare se si lascia convincere da parenti o amici che, dopo un po’, si sono accorti che c’era qualcosa che non andava, che i suoi sospetti cominciavano a diventare troppo frequenti e poco realistici.
Più di frequente capita che arrivino ai servizi della sanità pubblica, come i Centri di Salute Mentale (CSM), che spesso sono visti dall’utenza come più appropriati (questo è uno dei motivi per cui per tre anni ho fatto volontariato presso un CSM, così da poter lavorare anche con problematiche più impegnative). Ma in realtà anche un bravo psicologo privato, soprattutto se lavora in team con altri professionisti, può aiutare chi soffre per questo problema.
Se per i casi più gravi preferisco suggerire di contattare direttamente uno psicoterapeuta, per le situazioni o nei periodi in cui ci troviamo ad essere generalmente un po’ troppo diffidenti o sospettosi, c’è uno stratagemma di Terapia Breve che può tornare utile.
Sia chiaro, la Terapia Breve non si riduce a “semplici stratagemmi”. Quello che sto per proporti è uno degli elementi che si usano per aiutare le persone a liberarsi da questa sensazione di essere giudicati o ingiustamente trattati dagli altri (o a capire, perlomeno, quando ciò dipende più da una loro percezione che dalle azioni degli altri), quindi non confonderlo con l’intera terapia: se da solo non basta, chiedi supporto a uno psicologo.
Diciamo che è la stessa differenza che passa tra il cambiare l’olio da soli alla propria automobile, e chiedere l’aiuto a un meccanico. Nel primo caso è una cosa che puoi fare anche da te. Ma se ti rendi conto che, cambiato l’olio, il problema persiste… meglio se fai il numero del meccanico.
Uno stratagemma di Terapia Breve
Lo stratagemma in realtà è molto semplice, e si divide in due parti.
La prima è quella di scrivere, la mattina, tutte le diffidenze e i sospetti di cui ti senti vittima. Fai proprio una sorta di diario, come se dovessi descrivere oggettivamente a qualcuno tutti i pensieri che hai in mente rispetto a questa difficoltà: perché sei diffidente, quali comportamenti non ti tornano, quali situazioni ti hanno messa in difficoltà ecc.
Una volta scritto, lascialo lì, oppure butta il foglio: è fondamentale, infatti, che tu non lo rilegga più.
La seconda parte è sempre scritta, ma diversa. Dovrai infatti appuntarti, giorno per giorno, tutti i comportamenti e atteggiamenti di cui diffiderai realmente. Dovrai, insomma, segnarti su un blocco note tutti i comportamenti che ritieni essere effettivamente degni di diffidenza e sospetto. Durante il giorno, ogni volta che ne noti uno, te lo segni (subito o appena hai tempo). Questo ti aiuterà a discernere meglio quelli oggettivamente reali da quelli più relativi al tuo pensiero.
Ripeto: questo stratagemma è molto utile, ma è solo una parte del lavoro. Se la tua diffidenza è solo temporanea o a un livello molto base, in un paio di settimane di applicazione costante vedrai subito dei risultati. Se così non fosse, il suggerimento è di nuovo quello di rivolgerti a un professionista.
Conclusioni
Abbiamo visto che c’è paranoia e paranoia e che, prima di tutto, questa nasce da diffidenza e sospetto, due caratteristiche umane e, fino a un certo livello, persino sane. Essere un po’ sospettosi non fa male a nessuno, ma il modo migliore per capire se non va è vedere se questo ti sta creando un disagio: in quel caso, forse è bene che pensi a come affrontarlo per poter vivere più leggero.
Se ti rendi conto di aver bisogno di un aiuto in più, puoi rivolgerti ad uno Psicologo. Ricordati che puoi usufruire della terapia online, che ha la stessa efficacia di quella dal vivo.
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Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.