Come Superare Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo Come risolvere un Disturbo Ossessivo-Compulsivo?
Ripeti di continuo frasi o pensieri nella mente? O cerchi di scacciare immagini che tornano e ritornano di continuo? O ci sono azioni fisiche che devi ripetere un certo numero di volte? Sicuramente già lo sai: stai soffrendo per un Disturbo Ossessivo-Compulsivo.
In psicoterapia questo problema viene considerato come uno dei più ostici da trattare. Eppure non è così. Il fatto è che quando diciamo “in psicoterapia” non teniamo conto del fatto che non esiste “la psicoterapia”, ma “le psicoterapie”: ad oggi ci sono più di 500 approcci diversi.
Naturalmente, però, alcuni sono considerati dominanti, benché più per ragioni storico-politiche che per meriti attuali. Così, succede che nel campo delle Terapie Brevi il DOC sia molto più facile da risolvere di quanto si pensi…
Le psicoterapie più note
Fammi chiarire il punto di cui sopra.
Le psicoterapie più note sono sicuramente la psicoanalisi e la terapia cognitivo-comportamentale (TCC).
«Sono due di quei 500 approcci di cui parlavi?»
Beh, non proprio, perché esistono tanti tipi di psicoanalisi e tanti tipi di TCC. Però sono sicuramente le più conosciute.
«Perché?»
Oddio, per tanti motivi. In linea di massima perché la psicoanalisi (il cui padre fu Sigmund Freud) fu sicuramente la prima forma di talk cure come la conosciamo oggi, cioè una cura con le parole (o delle parole) in cui terapeuta e paziente risolvono problemi psicologici grazie al dialogo – e a delle tecniche specifiche, ovviamente.
La psicoanalisi però fu messa ben presto in discussione, soprattutto per i lunghi tempi di cura (spesso diversi anni), e sorsero nuovi approcci per colmarne le lacune. Uno di questi fu la Terapia Comportamentale (di cui un grande esponente fu Joseph Wolpe) e, successivamente, la Terapia Cognitiva (con Aaron Beck). L’unione delle due portò alla Terapia Cognitivo-Comportamentale.
Quest’ultima ebbe il merito di dare risultati più veloci e, soprattutto, di essere facilmente sottoponibile a misurazioni scientifiche più precise. Queste due cose, unite al fatto che arrivò sulla piazza prima di altre terapie, contribuì a renderla velocemente come “l’alternativa migliore alla psicoanalisi”.
Eppure oggi ci sono approcci di psicoterapia anche migliori.
Le Terapie Brevi
Giuro che ho quasi finito con le spiegazioni. Se poi non ti interessa salta direttamente al paragrafo successivo.
In pratica già dagli anni ’40 si iniziava a parlare di come abbreviare la durata delle terapie, ma potremmo dire che è intorno agli anni ’60-’70 che si ebbero gli studi più interessanti sulle Terapie Brevi e che si iniziò a utilizzare il termine in modo via via crescente, fino a un’esplosione di studi lungo i decenni successivi.
E tra questi ci sono ovviamente quelli che hanno studiato l’efficacia della psicoterapia breve con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo.
Ossessioni e compulsioni: una trappola
Diamo una definizione un po’ più generica di DOC, facendo riferimento al DSM-5, un manuale che non amo molto ma che viene usato spesso dai professionisti della salute mentale per adottare un linguaggio comune.
Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti spesso come intrusivi e indesiderati, e che possono causare ansia o disagio. Spesso la persona tenta di ignorarli o scacciarli, e a volte lo fa con altri pensieri, formule mentali o azioni: in questo caso si parla di “compulsioni”.
Le compulsioni sono dei comportamenti ripetitivi di qualunque genere (lavarsi, riordinare, controllare ecc.) oppure delle azioni mentali (pregare, contare, ripetere parole mentalmente) che la persona si sente obbligata a mettere in atto in determinate circostanze. Lo scopo, spesso, è quello di prevenire o ridurre l’ansia.
Sono davvero una trappola, perché più vengono messi in atto, più si auto-alimentano, mantengono e rinforzano. E non basta la ragione e la forza di volontà per cessarli, quindi la persona finisce per diventarne vittima. Inoltre, se in certi casi si limitano ad aree specifiche, in altri i DOC tendono a peggiorare e a diventare sempre più dilaganti, ad esempio aumentando di numero, o di frequenza, o durata, rendendo la vita impossibile.
Terapia breve del Disturbo-Ossessivo Compulsivo
Così come esistono tanti tipi di psicoanalisi o di Terapia Cognitivo-Comportamentale, esistono tanti tipi di Terapie Brevi. Io ad esempio sono specializzato nella Terapia Breve Strategica ad Arezzo e in Spagna, ma sono andato anche in California e Australia per formarmi in Terapia a Seduta Singola (una forma di psicoterapia che massimizza l’effetto di ogni singola – e spesso unica – seduta di terapia, e che ora insegno qui in Italia ai miei colleghi), e in più ho conseguito un Master in Ipnosi Ericksoniana, che incrementa notevolmente l’efficacia della psicoterapia (se vuoi capire un po’ meglio quello che faccio clicca qui).
In generale, comunque, le Terapie Brevi sono molto utili per superare il DOC. In linea di massima, in 10 incontri vengono risolti la stragrande maggioranza dei casi e in generale non si va oltre i 20. Per fare un esempio, se vuoi farti un’idea un po’ sommaria e divulgativa, ma comunque interessante, sul modo in cui agisce la Terapia Breve Strategica puoi leggere il libro Ossessioni, Compulsioni, Manie, di Giorgio Nardone e Claudette Portelli.
Ma come si fa a risolverlo?
Risolvere il Disturbo Ossessivo-Compulsivo: dai paradossi…
Studiando diversi tipi di Terapie Brevi posso dirti che ci sono diversi tipi di intervento per questo problema, e spero che tu non voglia che te li descriva tutti! Posso però fare due veloci esempi di come viene trattato il DOC nella psicoterapia breve.
Una delle strategie più usate e studiate, nonché tra quelle che preferisco (per il semplice fatto che è tra le più efficaci), è l’uso di tecniche paradossali. Significa, in poche parole, che si porta la persona a far scomparire l’ossessione o la compulsione chiedendogli di farla ancora di più. È una strategia ampiamente conosciuta e utilizzata, tanto che uno dei primi a dimostrarne l’efficacia con il DOC fu Victor Frankl nel 1975 (ma la tecnica era già nota da decenni e lo stesso Frankl ne aveva già parlato negli anni ’40).
Ti porto un esempio personale.
A un ragazzo* che ogni giorno, più volte al giorno, viveva da anni dei pensieri ansiogeni intrusivi rispetto alle sue condizioni fisiche, chiesi di andarli a pensare volontariamente ogni ora: in pratica, allo scoccare di ogni ora doveva, per cinque minuti, pensare volontariamente quei pensieri. Due settimane dopo mi disse che si erano ridotti del 90%. Gli chiesi di continuare a farlo, però ogni due ore: dopo altre due settimane disse che non erano più un problema. Gli suggerii comunque di continuare a pensarli, ogni tre ore, per essere sicuri che non si presentassero più: dopo altre tre settimane mi disse che quei pensieri gli sembravano già un lontano ricordo. Ci vedemmo altre tre volte, a distanza di tempi sempre più lunghi, così da assicurarci che i risultati si mantenessero nel tempo – e così fu.
«Scusami, ma come può scomparire un’ossessione se mi chiedi di pensarla ancora di più?»
Le tecniche paradossali si imparano con una formazione specifica e riuscire a spiegartele in quattro righe sarebbe arduo. Se dovessi provarci, potrei dirti che nel momento in cui fai volontariamente una cosa che vivi come involontaria (un sintomo, appunto), questa comincia velocemente a perdere di potenza, fino a scomparire.
Se soffrissi di una qualche compulsione abbastanza semplice, come ad esempio controllare che le luci o il gas la sera siano spenti, l’indicazione sarebbe semplice: ogni volta che vai a controllarlo farlo per cinque volte (se già lo fai per cinque volte, fallo per dieci). Puoi non farlo, ma se lo fai anche solo una volta allora devi rifarti tutto il giro delle luci e del gas per altre cinque volte. Fallo per una-due settimane, costantemente, tutte le volte, e vedrai come perderanno di potenza velocemente. Naturalmente questo esempio non si sostituisce all’esame e alla consulenza di uno psicologo.
«E se la compulsione non è così semplice?»
No problem, perché le tecniche paradossali si adattano a qualunque tipo di compulsione e ossessione, solo che, perdonami, in tal caso evito di darti spiegazioni-ricetta in quest’articolo: se fosse sempre possibile risolverle semplicemente leggendo due-tre istruzioni sarebbe fantastico – e noi psicologi saremmo tutti scrittori. Sebbene la tecnica paradossale sia, in questi casi, l’intervento d’elezione, il terapeuta ha il ruolo di monitorare gli sviluppi e, soprattutto, di adattarla alle specifiche caratteristiche del problema e alle specifiche esigenze della persona.
Insomma, se è un’ossessione o una compulsione più strutturata ti consiglio caldamente di rivolgerti a uno psicoterapeuta.
…alle risorse personali
In altre forme di psicoterapia breve viene posto l’accento sulle risorse personali. Ad esempio, si fa in modo di portare la persona a osservare e descrivere cosa sta già facendo con successo per risolvere le ossessioni e le compulsioni, e anche cosa fa nei momenti in cui ne è libera.
In altre parole, si utilizzano i punti di forza della persona e si sposta la sua attenzione sui momenti liberi dal problema. Da qui, si passa poi ad amplificarli e a renderli dominanti nella propria vita, in modo tale che velocemente prendano lo spazio delle ossessioni, quasi soffocandole e facendole scomparire.
Sebbene meno “spettacolare” delle tecniche basate sul paradosso, anche quelle basate sulle risorse personali hanno dimostrato una grande efficacia, anche per i problemi di natura ossessivo-compulsiva (come hanno per esempio mostrato Gingerich e Peterson nel 2013).
«Tu cosa preferisci?»
Dipende dalla persona che ho di fronte. Ho imparato a lavorare con ciò che funziona meglio con chi ho davanti e di solito nel primo incontro mi è facile capire se è meglio una terapia paradossale, una incentrata sulle risorse personali, una più ipnotica o altro ancora.
Conclusioni
Solitamente, come detto, le Terapie Brevi non vanno oltre i 20 incontri, e in genere si mantengono sotto i 10. E questo vale anche per il DOC. Nel 2016, la media delle mie terapie è stata di circa 4 incontri, grazie anche alla mia formazione in Terapia a Seduta Singola, e la psicoterapia con la durata più ampia è stata di 16 incontri, poiché anche se mi do come limite 10 sedute, nei casi in cui alla decima stiamo andando bene e ci rendiamo conto di aver bisogno di qualche incontro in più proseguiamo fino alla risoluzione totale del problema.
Questo a dimostrazione che per la maggior parte dei problemi, compreso il Disturbo Ossessivo-Compulsivo, bastano pochi incontri di Terapia Breve per risolverlo definitivamente.
E tu? Hai avuto esperienze di psicoterapia con il DOC? Sarebbe davvero prezioso se volessi lasciare il tuo commento qui sotto.
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Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
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Riferimenti bibliografici
Gingerich, W.T. & Peterson, L.T. (2013). Effectiveness of solution-focused brief therapy: a systematic qualitative review of controlled outcome studies. Research on Social Work Practice, 23(3), 266-283.
Frankl, V. (1975). Paradoxical intention and dereflection. Psychotherapy: Theory, Research & Practice, Vol 12(3), 226-237.
Nardone, G. & Portelli, C. (2011). Ossessioni, Compulsioni, Manie. Milano: Ponte alle Grazie.
*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.