Per definizione il disturbo psicosomatico è la risposta fisica ad un disagio psicologico. In particolare, situazioni di stress emotivo, ansia patologica, paura costante o di forte preoccupazione possono portare il fisico ad esprimere, sotto forma di campanello di allarme, un disagio più profondo.
I disturbi psicosomatici sono infiniti, sono tanti quanti la mente umana può crearne, ma, in genere, possono manifestarsi:
– nell’apparato gastrointestinale (gastrite psicosomatica, colite spastica psicosomatica, ulcera peptica)
– nell’apparato cardiocircolatorio (tachicardia, aritmie, cardiopatia ischemica, ipertensione essenziale)
– nell’apparato respiratorio (asma bronchiale, sindrome iperventilatoria)
– nell’apparato urogenitale (dolori mestruali, impotenza, eiaculazione precoce o anorgasmia, enuresi)
– nel sistema cutaneo (la psoriasi, l’acne, la dermatite psicosomatica, il prurito, l’orticaria, la secchezza della cute e delle mucose, la sudorazione profusa)
– nel sistema muscoloscheletrico (la cefalea tensiva (o mal di testa), i crampi muscolari, la stanchezza cronica, il torcicollo, la fibromialgia, l’artrite, dolori al rachide, la cefalea nucale).
Forse sai bene cosa sono, perché li stai sperimentando proprio sulla tua pelle, per questo, probabilmente, c’è una domanda che ti attanaglia maggiormente: come si guarisce dai disturbi psicosomatici?
A me “guarire” non piace come termine, è un termine molto medico e rischia che questo tipo di problemi vengano affrontati in maniera troppo medica, cioè che si “curino”, per l’appunto, si “guariscano” solo con pillole e compresse. Per questo voglio riporti il mio rimedio naturale: le Terapie Brevi.
I disturbi psicosomatici vengono dal corpo o dalla mente?
Prima ho usato il termine “guarire” proprio per questo motivo. Molte persone guardano a questi disturbi come problematiche mediche, quindi, parliamo il loro linguaggio.
Tuttavia, però, davanti a questo tipo di disturbo, non c’è una prevaricazione della medicina sulla psicologia o viceversa, ma deve esserci una cooperazione, perché i disturbi psicosomatici sono diverse facce della stessa medaglia.
Ci si concentra molto soltanto sulla componente medica del sintomo, perché c’è una forte correlazione tra disturbi psicosomatici e l’alessitimia, cioè la difficoltà o incapacità a riconoscere ed esprimere i propri stati emotivi e anche quelli altrui. Quando si avverte un disturbo psicosomatico, infatti, ci si concentra prevalentemente sul sintomo e non ci si capacita di come sia arrivato, né da dove, né tanto meno si riesce a percepire perché, dato che la persona non avverte alcun tipo di problematica emotiva o relazionale.
Come si risolvono i disturbi psicosomatici?
Proprio perché non riesci a riconoscere i sentimenti, gli stati d’animo e le emozioni e non sei in grado quindi di esprimerli ed elaborarli a dovere, continui ad incrementare “ in qualche modo” la problematica psicosomatica. Dico “in qualche modo”, e mi mantengo volutamente sul vago perché non voglio andare a creare impropri nessi causali da un lato, né ad avallare delle teorie tanto forti, quanto vincolanti dall’altro, quindi, limitiamoci a dire questo: non riesci ad esprimere ed elaborare, in una certa misura, i tuoi stati emotivi.
Per questo un buon modo per uscire da questa difficoltà è proprio quello di utilizzare delle tecniche espressive. Ad esempio? Ad esempio la mia benamata scrittura, infatti attraverso di essa verranno espresse proprio quei sentimenti, che non riescono ad emergere.
Per sottolinearti quando ciò possa essere utile ti racconto di un signore*, che venne da me per una sindrome della bocca urente, che era insorta subito dopo che era morta la moglie. Era un trauma che da un certo punto di vista era bello che risolto, quindi era rimasto soltanto questo tipo di sintomo psicosomatico. In questo caso la scrittura andò proprio a lavorare sulle emozioni, egli scrisse delle sue emozioni circa l’evento della morte della moglie, ripercorse gli ultimi giorni di vita, i suoi sentimenti a riguardo, come si sentiva oggi rispetto a questa perdita.
A volte però il sintomo psicosomatico non si ricollega ad un evento come il lutto del signore che ti ho descritto sopra. In questo caso allora la scrittura sarà più vaga, nel senso che scriverai, esprimerai, elaborerai i tuoi sentimenti in una maniera più generale. Come ho fatto nel caso di una ragazza, che venne da me per una fastidiosa orticaria e alla quale io diedi semplicemente il compito di tenere un diario serale su cui poteva scrivere quello che voleva a patto che fosse un accesso ai propri sentimenti. Lei finì poi per scrivermi tante cose rispetto al suo passato, al suo nucleo familiare, alla sua infanzia, ma fu una sua scelta, non andammo noi specificatamente a lavorare su quello. Quello che scriveva rimaneva lì, poi lo dava a me che lo custodivo come il custode segreto dei suoi pensieri.
Ovviamente non si esaurisce tutto qui perché c’è la seduta, la seduta che è un supporto in tal senso. Essa sarà incentrata sempre, anche quella, sull’aiutare la persona ad entrare in contatto con le sue emozioni, a connettere l’operativo e il comportamentale con l’astratto e l’emozionale.
Dr Flavio Cannistrà
Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy
co-Direttore dell’Istituto ICNOS
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Pennebaker, J.W. (2004). Scrivi cosa ti dice il cuore. Milano: Erickson.
*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.