Un intervallo per smettere di vomitare

Kalòs kai agathòs, dicevano i Greci. Ovvero “bello e buono”, per sottolineare come la bellezza fosse la forma esteriore di tutte le virtù morali, il perfetto connubio tra etica ed estetica. Gli eroi greci, così come le divinità, ma anche semplici uomini e donne di alto profilo morale venivano rappresentati da figure attraenti e armoniose. Era inconcepibile immaginare che un animo valoroso potesse avere un aspetto orribile.

Abbiamo ereditato così tanti valori e tante usanze della cultura classica, come questo corto circuito mentale, che ci porta ad associare istintivamente il bello al buono. Un vero e proprio bias cognitivo, chiamato effetto alone, cioè la propensione ad attribuire qualità immaginarie a ciò che viene percepito come attraente.

Si ricorre a tutto per apparire attraenti: bisturi, farmaci, allenamenti estremi, ma soprattutto diete ferree, così ferree, che invece di costruire un bel corpo, finiscono per distruggerlo.

Spesso una fedele ancella, che accompagna queste percezioni corporee, si trasforma in uno strumento per raggiungere quel fisico tanto desiderato oppure per compensare l’ennesima abbuffata. Tuttavia, però, non bisogna dimenticare che il vomito può essere considerato anche un disturbo a sé, infatti nella Terapia Strategica si parla di Disturbo da vomiting, mentre altre volte esso è un corollario all’anoressia o alla bulimia, ma in ognuno di questi casi esso è diventato un comportamento consolidato.

Ma è possibile smettere? Anche stavolta, dalla dispensa delle Terapie Brevi, ti mostrerò una tecnica ad hoc.

I grandi quesiti: perché si sceglie di vomitare?

Per molti sarà difficile da comprendere, ma a volte il vomito è paragonabile all’orgasmo, infatti nel processo del vomiting si possono distinguere tre fasi analoghe a quelle che conducono al raggiungimento del piacere sessuale:

  1. La fase iniziale è detta fase eccitatoria, nella quale si proietta l’ immagine dell’abbuffata, ci si immagina cosa mangeremo.

  2. Successivamente vi è la fase consumatoria durante la quale si ingurgita tutto il cibo messo a disposizione fino a riempirsi e a sentir il bisogno di espellere ciò che si è appena ingerito.

  3. Infine, in ultima battuta, c’è la fase liberatoria, costituita appunto dal vomito.

Laborit studiò che ogni cosa, ripetuta un certo numero di volte, può giungere a trasformarsi in piacere. Così, se all’inizio il vomito è la tentata soluzione per rimediare a un’ingozzata compulsiva, finisce in poco tempo per costruirsi come nuovo problema, dove la sensazione di base è il piacere.

Per questo il vomiting viene considerata una “perversione”, cioè un modo “rovesciato”, “corrotto” (da pervèrtere) di provare piacere attraverso il cibo. E proprio poiché la sensazione di base è il piacere, risolverlo da soli non è facile.

Basta vomitare con la tecnica dell’intervallo

Spesso il vomito nasce per caso. A volte viene suggerito da un’amica (uso il femminile perché è un problema che riguarda soprattutto le donne), a volte viene quasi spontaneo dopo un’abbuffata ingestibile, altre volte viene provato per caso. Il problema è quando a quella prima volta ne segue una seconda, e una terza, e così via fino a diventare un’abitudine ricorrente.

Per affrontare la bulimia o l’anoressia ci sono specifiche strategie, lo stesso vale per affrontare il vomiting: ecco perché è considerato un problema a sé.

Le tecniche usate con anoressia e bulimia, infatti, non funzionano con la sindrome da vomito, che ha una sua peculiarità strutturale. Per tale ragione Nardone ha elaborato la tecnica dell’intervallo.

Se il tuo problema è la sindrome da vomito, allora non ti chiederò grandi sforzi, anzi ti chiedo di continuare a mangiare o ad abbuffarti, come di consuetudine, ma, dopo aver mangiato, ti chiedo di aspettare. Dovrai disporre una sveglia e di caricarla, affinché suoni dopo un’ora. In quell’ora potrai fare tutto quello che desideri: tutto, tranne vomitare. Passata l’ora potrai liberamente andare in bagno e vomitare, come hai sempre fatto, nessuno te lo impedirà.

Conclusioni

La semplicità di questa tecnica si abbina alla perfezione con la sua alta efficacia, infatti, in molti casi, già dopo un paio di settimane porta alla quasi completa scomparsa dell’impulso a vomitare.

Ma è doveroso che io sottolinei che si tratta di una tecnica, per tale ragione è sempre preferibile che sia calzata su misura alle tue esigenze.

In questi casi la figura dello psicologo può risultare fondamentale per comprendere se è adatta alla tua situazione, o se è necessario modificarla o fare qualcosa di diverso.

Con la Terapia Breve, in poche sedute, il circolo viene interrotto mettendo in atto nuovi comportamenti ed eliminando quelli scorretti.

Se vuoi, puoi usufruire anche della Terapia Online, che è efficace come la terapia in studio.

Bibliografia
Nardone, G.
 (2005). Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo. Milano: Ponte alle Grazie.
Nardone, G., Verbitz, T. & Milanese, R. (2001). Le prigioni del cibo. Milano: Ponte alle Grazie.

Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi

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