Una vita stupefacente: cos’è la tossicodipendenza

Non poter controllare il desiderio di assumere una certa sostanza, bramarla, desiderarla, volerla fino al punto d’impazzire, fino a stare male, fino a morire. Secondo i dati delle agenzie governative e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le droghe statisticamente più consumate sono: la Cannabis, la Cocaina e gli oppiacei (eroina e morfina), ma non importa quali siano, il loro comune denominatore è uno soltanto: provocare, nell’individuo che le assume, una condizione di dipendenza fisica o di dipendenza psichica.

Per definizione la tossicodipendenza è una forma di dipendenza patologica, che si verifica quando una persona consuma una sostanza, come droghe illegali o farmaci, in modo compulsivo e incontrollabile. Questa dipendenza è causata da cambiamenti chimici nel cervello e, come già detto, può portare a gravi conseguenze per la salute psicofisica, infatti può causare problemi di salute come danni a organi vitali, malattie infettive e disturbi psicologici come ansia e depressione.

“Colui che farà ricorso a un veleno per pensare, ben presto non potrà più pensare senza veleno” diceva Baudelaire, ma la strada della dipendenza davvero non ha inversioni di marcia? No. La disintossicazione, e dunque la perdita della dipendenza da sostanze, è un percorso difficile e spesso fatto di ricadute, ma non per questo impossibile, soprattutto se si ha il supporto delle Terapie Brevi.

Come si auto-inganna un tossicodipendente?

Gli autoinganni più frequenti adottati dalle persone bloccate nella morsa della dipendenza sono:

Illusione di potere, che si manifesta con la frase “Tanto smetto quando voglio”. È il risultato della sensazione di onnipotenza. Con l’illusione di poter dominare la realtà ovunque e comunque la conseguenza peggiore è invece la perdita della capacità del pensiero progettuale, che lascia sempre più spazio all’azione impulsiva, che nella persona dipendente si manifesta sotto forma di compulsione.

Immediatezza. In una società veloce, frenetica, scientificamente avanzata, sentiamo il bisogno di affrontare la vita con la stessa frenesia.  Per questo l’uomo contemporaneo, infatti, cerca rimedi per superare in un attimo, miracolosamente, qualsiasi problema o stato di sofferenza e prova a ricorrere a pericolose vie di fuga per rimediare a ciò che non va, a ciò che non è come dovrebbe essere.

Bisogno di evasione. Non riuscendo a raggiungere i risultati sperati subentra un senso di disperazione o delusione, che progressivamente assume le sembianze della depressione. Il desiderio di evasione che ne può scaturire spinge verso rifugi che intrappolano illudendo di aver allontanato il pericolo.

Trasgressione. Le norme sono alla base di ogni società. Il gusto del proibito rende la trasgressione un piacere di cui non si riesce a fare a meno e che si soddisfa nell’atto compulsivo. Il trasgressivo compulsivo spinto dal piacere, dall’illusione del controllo, dal desiderio di distinguersi dalla massa, diventa vittima di se stesso e dei suoi stessi desideri.

Un uso eccessivo induce all’abuso e all’intossicazione. Continuando ad abusare di qualcosa si crea la dipendenza, che è la luce che rende ciechi anziché permettere una maggiore e migliore visibilità. Il bagliore, l’illusione vissuto nello stato di “innamoramento” di ciò che si usa, che dà piacere e che può rendere dipendenti, impedisce di percepire la realtà per quella che è, auto-inganna e rende vittime di se stessi . Come diceva Ghandi, infatti, “la propensione dell’uomo di ingannare se stesso è immensamente superiore alla sua capacità di ingannare il prossimo”.

Di cosa ha bisogno un tossicodipendente e come si trattano le eventuali ricadute?

Cosa faceva il tossicodipendente prima di esserlo? Chi era prima di essere un tossicodipendente?

Quando chi ha problemi di tossicodipendenza si rivolge ad uno psicologo, la valutazione e il trattamento si svolgono “lottando” con il paziente per liberare, nel minor tempo possibile, le sue competenze e le sue risorse utili per svolgere una vita responsabile e sana, lontano dalla prigione della droga. Infatti la psicoterapia che lavora sulla psicopatologia sottostante alla dipendenza aiuta questi pazienti ad assumere un cenno di controllo sulle tempeste interiori che hanno dentro.

Infatti proprio le loro tempeste possono portare i tossicodipendenti ad andare incontro a ricadute, anche dopo un periodo di risultati positivi. In questi casi, il focus viene mantenuto comunque sugli aspetti positivi, considerando la ricaduta come una risorsa piuttosto che come una sconfitta. Non si tratta di negare o abolire i sentimenti di vergogna, rabbia o frustrazione che il paziente può sperimentare, ma di mettere le ricadute sotto una luce diversa, in modo da far ricordare al paziente tutte le strategie e abilità che le altre volte hanno funzionato bene e lo avevano portato a raggiungere i risultati desiderati e gli obiettivi prefissati. Se vuoi sapere come funzionano le Terapie Brevi nei casi di tossicodipendenza ti invito a leggere il mio articolo “Istruzioni in caso di abuso: uscire dalla tossicodipendenza con le Terapie Brevi”.

Dr Flavio Cannistrà

Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy

co-Direttore dell’Istituto ICNOS

Terapia Breve

Terapia a Seduta Singola

Ipnosi

Bibliografia

Cannistrà F, Piccirilli F. (2021). Terapia Breve Centrata sulla Soluzione. Principi e Pratiche. Roma: EPC Editore.

Portelli C. &  Papantuono M., Le nuove dipendenze. Riconoscerle, capirle, superarle. San Paolo Edizioni, 2017

Watzlawick, P., G. Nardone (1997), Terapia breve strategica. Raffaello Cortina Editore 1997