Vincere la bulimia con la dieta del piacere

Nel mio articolo “Una fame da bue: cosa significa avere la bulimia” ho cercato di spiegare i significati di questo disturbo alimentare, ma cosa si può fare per risolvere il problema?

Chiaramente sai che la mia risposta è sempre: ricorrere al supporto delle Terapie Brevi, ma perché anche in questo caso possono essere utili? La terapia breve strategica pone in primo piano la figura del paziente e mira a fornire tecniche personalizzate che consentano al soggetto di trovare soluzioni funzionali, aiutandolo a ritrovare contemporaneamente anche un rinnovato equilibrio emotivo. Il lavoro terapeutico si svolge sia durante le sedute in studio che a casa propria, attraverso l’applicazione di compiti pratici.

Il concetto chiave sul quale impostare una terapia psicologica rispetto alla problematica bulimica è la messa a punto di soluzioni che modifichino le modalità di percezione del soggetto riguardo al cibo e alle dinamiche emotive che si trova ad affrontare ogni giorno. Il lavoro solitamente va a gestire sia le emozioni, che i comportamenti.

Scrivere per tirar fuori, fino a venirne fuori…

In questi casi diventa, infatti, molto importante anche riuscire a essere in grado di capire, toccare e vivere con positività la ricchezza del proprio mondo emotivo.

Per questo una strategia molto efficace è rappresentata dalla scrittura. Riuscire a mettere su carta tutte le dinamiche emotive che ti tormentano, ti permette di “far emergere” gli aspetti emotivi e ti aiuta a ritrovare una maggiore chiarezza interiore.

Naturalmente la scrittura dovrà essere accompagnata da una terapia psicologica condotta sotto la guida di uno psicologo esperto, che consenta di mettere in pratica anche quegli accorgimenti terapeutici specifici studiati ad hoc per il soggetto.

Basta sacrifici: l’ossimoro della dieta del piacere

Saltare i pasti è una delle tentate soluzioni disfunzionali più utilizzate, ma spesso si rivela un sacrificio inutile. La parola dieta nel nostro dizionario sociale ha assunto un significato correlato al sottrarre cibo all’alimentazione, ma in realtà la parola dieta è modo di vivere, muoversi, mangiare, dormire e quanto altro caratterizzi lo stile di vita.

Infatti, se ci pensi, almeno una volta nella tua vita avrai provato a seguire una dieta, raggiungendo i risultati più disparati. Ma spesso hai ottenuto un successo temporaneo per poi riacquistare i chili persi e talora anche con gli interessi e con un conseguente sconforto emotivo.

Per questo il punto fondamentale su cui si basa la dieta del piacere è “se me lo concedo, posso rinunciarvi”. In altre parole, chi si astiene amplifica il desiderio da cui si è astenuto. Chi si concede il piacere di ciò che desidera dopo un pò non lo desidera più così tanto. Se applichiamo questa evidenza dei fatti, ne deriva che se mi concedo ciò che mi piace, dopo un po’ questo cessa di piacermi così tanto e potrò rinunciarvi senza fatica e senza restrizione.

Un’altra strategia funzionale consiste nel cercare di riappropriarsi del piacere del cibo mangiando solo durante i tre pasti principali: colazione pranzo e cena. In particolare la cosa fondamentale è mangiare solamente le cose che piacciono di più. Lo stratagemma terapeutico consiste nel far passare l’idea che se ci concediamo psicologicamente il piacere di mangiare vi possiamo anche rinunciare, mentre invece se non ce lo concediamo diventa irrinunciabile.

Dr Flavio Cannistrà

Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy

co-Direttore dell’Istituto ICNOS

Terapia Breve

Terapia a Seduta Singola

Ipnosi

Bibliografia

Nardone, G. (2005). Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo. Milano: Ponte alle Grazie.

Nardone, G., Verbitz, T. & Milanese, R. (2001). Le prigioni del cibo. Milano: Ponte alle Grazie.