Come intervengono le Terapie Brevi nell’età evolutiva?

Nel 2017 uscì il mio primo libro professionale “ Aiutami a diventare grande. Guida strategica per i problemi di bambini e ragazzi”. Non sono stato io l’autore principale di questo libro, l’autrice principale è stata la mia collega e amica Franca Scarlaccini, psicologa della Valle D’Aosta. Nel 2015 Franca mi parlò di un metodo che aveva elaborato e raffinato e che utilizzava da oltre 10 anni con bambini e adolescenti. Era una sua elaborazione personale, che aveva un ottimo riscontro in termini di efficacia.

Ascoltandola mi sembrò davvero un ottimo metodo e le chiesi di leggere gli appunti che aveva scritto. Esaminandoli mi convinsi della forti potenzialità del suo lavoro e la invitai a scriverci un libro.

Ma cosa c’entra questo libro con le Terapie Brevi? Il mio lavoro è stato principalmente quello di portare nel libro le mie conoscenze nel campo delle Terapie Brevi. Se da un lato ho contribuito a definire meglio gli aspetti del capitolo sulla Teoria, dall’altro ho curato maggiormente gli approfondimenti relativi a linguaggio da utilizzare e alle integrazioni prese da diverse esperienze delle Terapie Brevi – principalmente, ma non solo, dalla Terapia a Seduta Singola, dalla Terapia Breve Strategica e dalla Terapia Breve Centrata sulla Soluzione.

Terapie Brevi e spesso indirette: la chiave per l’età evolutiva

I genitori che si rivolgono ad uno psicologo, solitamente, si fanno portavoce della sofferenza del figlio e, già dal primo contatto con il professionista, chiedono di portarlo in studio per “vedere cosa succede”. Chiedono tutto ciò perché, chiaramente, sanno che lo psicologo è l’esperto dei problemi e che aiuta le persone in difficoltà, ma dimenticano che per un bambino entrare nello studio di uno Psicologo, spesso, può essere destabilizzante. Infatti questo può farlo sentire un bambino “problematico” o “difficile” e si rischia di creare l’effetto Profezia che si auto-avvera, che anziché risolvere il problema lo potrebbe solo amplificare ancora di più.

E allora cosa fare? Le Terapie Brevi suggeriscono la Terapia Indiretta, ovvero “usano” i genitori come alleati. Agendo sugli adulti e assumendoli come “co-terapeuti” risulta facilitato qualsiasi tipo di cambiamento. Qualsiasi bambino accetterà più facilmente cambiamenti portati avanti con i propri genitori piuttosto che con una persona esterna e sconosciuta.
Inoltre, questo circolo virtuoso in cui “si aiutano i genitori ad aiutare i figli” porta ad un maggiore senso di efficacia della famiglia e allo sviluppo di competenze genitoriali nuove e sane.

Attraverso le Terapie Brevi molte difficoltà e molti disturbi presentati dai bambini si possono superare guidando i genitori e fornendo loro gli strumenti e le strategie più efficaci. Infatti lo psicologo, attraverso i genitori, analizza il funzionamento del problema: quali sono i comportamenti problematici del bambino, come si manifestano, in quali situazioni, in quali momenti compaiono e in quali non compaiono, e in ultimo alla presenza di chi vengono messi in atto. Questa indagine iniziale permetterà di definire in modo concreto qual è il problema, comprenderne il funzionamento nel presente e di identificare quelle che in ottica strategica vengono definite le “tentate soluzioni disfunzionali”, ovvero tutto ciò che è stato fatto fino a quel momento per tentare di risolvere il problema ma che non ha funzionato.

Ma come si aiutano i figli a “diventare grandi”?

Ritornando al libro sopracitato, come ti dicevo, contiene un protocollo, quello che poi abbiamo chiamato “protocollo Scarlaccini” e che è stato pensato per risolvere una grande quantità di problematiche dell’infanzia e dell’adolescenza. Il protocollo prevede principalmente il lavoro con i genitori (o, quando necessario, con gli insegnanti o altre figure di riferimento per il bambino/adolescente) e predilige, quindi, la terapia indiretta.

Si tratta di un protocollo molto flessibile, che pur avendo 4 strategie di intervento ben delineate, si può adattare a ulteriori metodi di intervento. Le 4 strategie permettono, da un lato, di bloccare una serie di comportamenti che mantengono in vita il problema, e dall’altro di creare delle nuove prospettive e dei nuovi comportamenti che consentono di uscirne fuori.

Le 4 strategie, qui estremamente sintetizzate, sono le seguenti:

  1. Intervenire ogni volta come se fosse la prima: questo intervento serve a evitare di continuare a mettere in atto una serie di comportamenti che solitamente sono stati attuati fino a quel momento, ma che anziché risolvere il problema finiscono per mantenerlo in vita.
  2. Evitare ogni tentativo di convincimento: con i bambini e con i ragazzi, una delle azioni più comuni dei genitori e degli insegnanti per indurli a superare un problema o un comportamento indesiderato, risiede in diverse forme di tentativi di convincimento razionale. Interrompere questi tentativi, seguendo alcune accortezze, diventa già un intervento largamente efficace.
  3. Tagliare le raccomandazioni preventive: le raccomandazioni preventive (un po’ tutte quelle cose che iniziano con: “Mi raccomando: …”) rischiano di incancrenirsi in un ulteriore sistema che mantiene in vita il problema (se ti devo fare continue raccomandazioni vuol dire che non sei in grado di farcela da solo) e che alimenta i comportamenti oppositivi del figlio.
  4. Creare una prospettiva positiva: in questo intervento ricadono una serie di accorgimenti che individuano le risorse del figlio e le mettono a servizio della soluzione, in modo che possa lui stesso attingere direttamente ad esse e utilizzarle.

Un protocollo flessibile, come la stessa tenace flessibilità che si richiede ai genitori, per aiutare, davvero i figli a diventare grandi…

Dr Flavio Cannistrà

Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy

co-Direttore dell’Istituto ICNOS

Terapia Breve

Terapia a Seduta Singola

Ipnosi

Bibliografia

Scarlaccini, F., Cannistrà, F. & Da Ros, T. (2017). Aiutami a diventare grande. Guida strategica per i problemi di comportamento di bambini e ragazzi. Roma: EPC Editore.