Compulsioni

psicologo monterotondo bravo

disturbo ossessivo compulsivo ossessioni compulsivo docLo so, sembra sciocco. Prima di andare a dormire devo fare cinque volte il giro della casa, assicurandomi che ogni serratura, ogni porta e ogni finestra sia chiusa. Poi passo a controllare tutti i rubinetti. Infine il gas. Cinque volte. Poi posso andare a dormire tranquilla. È sciocco, lo ripeto, ma così mi sento tranquilla. Non so dire bene perché o come, solo… tranquilla“.*

La ritualità fa parte della vita, di ogni singolo giorno. Ci alziamo, ci dirigiamo in cucina, mettiamo su la moka, poi andiamo al bagno. Torniamo in cucina, scaldiamo il latte, inzuppiamo un certo numero di biscotti (spesso gli stessi da anni) e lasciamo le tazze nel lavello. Anche a lavoro facciamo la stessa strada, ci fermiamo allo stesso bar e una volta in ufficio le penne vanno lì, i fogli in quel cassetto, i libri là dietro.

Certo, ogni lettore avrà le proprie routine personalizzate. È normale, dopotutto. Una vita caotica è impensabile, insopportabile e l’ordine aiuta a contenere, a mantenere l’equilibrio, a creare una sorta di tranquillità interna – oltre che esterna. Nella scelta degli abiti, dei cibi, delle canzoni, dei piaceri, una certa ridondanza è ricercata da noi stessi e ci dà una certa dose di sicurezza.

Funziona. A volte capita che il benessere sfugga, che il cosiddetto distress cominci a salire, a farci sentire l’acqua alla gola; o che un precedente equilibrio si spezzi, che la tranquillità di un tempo venga a mancare, che le prospettive cambino drasticamente. Può salire l’ansia o abbassarsi l’umore, diminuire il piacere o aumentare la rabbia. Puoi non accorgertene, ma ti ritrovi con la soluzione a portata di mano: il controllo.

Dal controllo alle compulsioni

A volte si parla di “manie”, di essere maniaco per l’ordine, per la pulizia, o per qualcosa di molto specifico (ordinare i dischi in base al colore, le tazzine per la dimensione, i cuscini per la forma), amatorialmente sorridiamo e diciamo di avere le “nostre fisse”. Quando però è la “fissa” ad avere noi, quando la “mania” controlla la nostra vita, allora si parla di vere e proprie compulsioni.

Su queste premesse si basa il cosiddetto Disturbo Ossessivo-Compulsivo, di cui oggi stiamo descrivendo la seconda polarità, quella più legata al fare. Se “fisse” e “manie” ancora ci fanno sorridere, la compulsione è un comportamento di qualunque genere (lavarsi, riordinare, controllare, ecc.) o un’azione mentale (pregare, contare, ripetere delle parole, ecc.) che in qualche modo previene o riduce l’ansia o il disagio. A volte bisogna raggiungere una soglia prestabilita o uno stato predefinito, prima di smettere, altre volte la durata della compulsione è legata alla sensazione: fino a quando basta.

Non sa sempre darsi una spiegazione, la persona deve farlo e basta per placare l’ansia, o per scongiurare qualcosa. Altre volte la spiegazione c’è, ma agli occhi altrui sembra eccessiva, incredibile. In ogni caso, resistere è difficile, perché la tensione aumenta, quella tensione che proprio la compulsione può diminuire. Allora, prima o poi, può finire che la persona alzi le mani e si arrenda ad essa, integrandola nella propria vita come fosse un’abitudine quotidiana. Causa disagio, fa perdere tempo, interferisce con la vita, con il lavoro, con le relazioni. Ma è il controllo di cui non si può fare a più a meno.

Possiamo spezzare le compulsioni? Sì e molti risultati mostrano la brevità e l’efficacia di interventi strategici e condotti per obiettivi, senza l’ausilio di farmaci. Da soli, lo confessiamo, può essere difficile. Con il supporto di un bravo terapeuta, la vita può riiniziare a prendere il suo corso, sereno, tranquillo, anche routinario se vogliamo, ma non più incatenato al dover fare senza potersi fermare.

Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia Seduta Singola

Ipnosi

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Riferimenti bibliografici

Nardone, G. (2000). Oltre i limiti della paura. Superare rapidamente le fobie, le ossessioni e il panico. Milano: Rizzoli.

*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.