Si saldi chi può: differenziare lo shopping dallo shopping compulsivo

E’ tempo di saldi, è tempo di shopping. “Quel momento, quell’istante in cui le dita si chiudono attorno ai manici di un sacchetto lucido e ancora perfettamente liscio, e tutte le fantastiche cose nuove al suo interno diventano tue, a cosa si può paragonare? E’ come riempirsi la bocca di pane tostato e imburrato dopo aver fatto la fame per giorni. E’ come svegliarsi al mattino e rendersi conto che è sabato. E’ come i momenti migliori del sesso. Tutto il resto scompare dalla mente. E’ un piacere puro, assoluto, totale” così descrive lo shopping Sophie Kinsella.

Ma quand’è che lo shopping diventa una compulsione irrefrenabile? Cosa distingue il sano gesto dell’acquisto dall’ossessione per lo shopping?

Lo shopping compulsivo è un disturbo ossessivo compulsivo caratterizzato dall’impulso irresistibile ad acquistare oggetti, snaturandone però la finalità, sostituendo la necessità dell’oggetto con una spinta emotiva disfunzionale, infatti la modalità non è più una scelta ma un’ossessione. Il piacere si trasforma in seguito in un senso di colpa e vergogna. Si genera uno stato di tensione crescente, in cui l’unico modo per alleviarla diventa soddisfare il bisogno incontrollabile di comprare oggetti, il più delle volte inutilizzati. Ma proviamo a capire meglio attraverso le Terapie Brevi…

Tanti tipi di acquirenti: scopriamo i clienti misteriosi

Molti autori sono indecisi su come collocare questa problematica, infatti l’impulso dello shopping compulsivo non ha per tutti lo stesso valore, ognuno sente l’impulso di acquistare per soddisfare un bisogno differente, per questo si potrebbero quasi delineare “diversi tipi” di acquirenti:

Gli acquirenti impulsivi, ovvero quelli che agiscono l’acquisto senza premeditazione, escono di casa per andare in posta con una raccomandata e tornano con la gonna, la borsetta, presa senza nessuna valutazione circa l’utilità e/o l’entità economica. Spesso poi si pentono dell’acquisto o non lo utilizzano, perché effettivamente non ne avevano necessità.

Gli acquirenti seriali e gli accumulatori, che sentono un senso di obbligatorietà nel reiterare un gesto, che diventa una specie di rituale: ci si focalizza quasi sempre sugli stessi oggetti e spesso si diventa accumulatori di quegli oggetti (borse, scarpe, orologi, profumi…). Infatti molti di essi non si sbarazzerebbero mai degli oggetti accumulati, seppur non li utilizzino mai, come se ci fosse un legame affettivo e un vero e proprio disagio all’idea di non avere più l’oggetto. 

Gli acquirenti emotional buyers, quelli che a fronte di un litigio, di una giornata storta in ufficio, escono e vanno a fare acquisti come forma di ansiolitico, per sedare emozioni negative, quali tristezza, rabbia, molto spesso inconsapevolmente. A volte, come per il cibo, il risultato sono delle vere e proprie abbuffate di acquisti, infatti il gesto è determinato dal bisogno di riempirsi emotivamente, quindi lo shopping diventa un vero e proprio comportamento di compensazione.

Drogati di shopping

Tuttavia, proprio come se fosse una droga, lo shopping compulsivo offre a queste persone il brivido, che vivono nel momento dell’acquisto, simile a quello che provano i giocatori d’azzardo. Ed infatti si manifestano le caratteristiche di una tradizionale dipendenza: il craving (desiderio impulsivo), l’astinenza, la perdita di controllo e la tolleranza – cioè il dover aumentare la “dose” per avere lo stesso effetto.

Inoltre la preoccupazione e l’impulso a comprare sono percepiti come irresistibili anche se insensati e causano uno stress marcato. Comprare frequentemente oggetti inutili, va spesso al di sopra delle proprie possibilità economiche. Tutto ciò interferisce significativamente nella vita sociale e lavorativa della persona o determina problemi finanziari (debiti o bancarotta).

Inoltre oggi viviamo nell’era di internet. La rapidità di un click e una carta di credito per comprare quello che si vuole, la possibilità di comprare articoli e oggetti che si trovano dall’altra parte del mondo, la comodità di svaligiare in pochi minuti un negozio on line direttamente da casa grazie al “carrello virtuale” e la possibilità di avere a disposizione un fattorino che porta la merce a casa, sono tutti fattori che hanno incrementato il fenomeno dello shopping compulsivo anche on line. Per questo, ora che sai riconoscerlo, voglio darti delle indicazioni per uscirne nel mio articolo “Consigli per gli acquisti: smettere di fare shopping compulsivo”.

Dr Flavio Cannistrà

Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy

co-Direttore dell’Istituto ICNOS

Terapia Breve

Terapia a Seduta Singola

Ipnosi

Bibliografia

Kinsella, S. (2011). I love shopping. Milano: Mondadori.

Nardone, G., Cagnoni, F. (2002). Perversioni in rete. Le psicopatologie da internet e il loro trattamento. Milano: Ponte alle Grazie.

Pani, R., Biolcati, R. (2006). Le dipendenze senza droghe. Lo shopping compulsivo, internet e il gioco d’azzardo. Torino: UTET.

Portelli C. &  Papantuono M., (2017). Le nuove dipendenze. Riconoscerle, capirle, superarle. San Paolo Edizioni.