Voltaire diceva: “Il meglio è il nemico del bene”, ma vallo a spiegare a chi è perfezionista.
Il termine “perfezionismo” definisce la consuetudine di esigere da sé stessi o dagli altri una performance di qualità maggiore, rispetto a quella richiesta dalla situazione. Tuttavia, però, come dice Altstötter-Gleich, alla fine il perfezionismo può diventare un veleno per la mente: più ne hai, più ne vuoi.
Infatti il dramma del perfezionismo è che, d’improvviso, ti ritrovi a ricercare la perfezione in maniera sempre più crescente, chiedendo a se stessi il raggiungimento di una condizione più divina che umana.
Infatti lottare per obiettivi ambiziosi non è certamente in sé un problema, anzi questa caratteristica può essere un indicatore di benessere psicologico. Ma se si inizia ad interpretare ogni minima discrepanza dall’obiettivo iniziale come segno di fallimento globale, allora il perfezionismo non è un buon alleato.
Ho già parlato di questa tematica in questo articolo, ma oggi, attraverso le Terapie Brevi, voglio spiegarti come vincere questa tipologia di perfezionismo.
Il controllo che fa perdere il controllo
Monet diceva: “Ho voluto la perfezione e ho rovinato quello che andava bene”. Ma perché si cerca di essere perfetti?
La ricerca della perfezione potrebbe essere definita come una “tentata soluzione disfunzionale” per cercare di difendersi dalle critiche, dalla disapprovazione e dal rifiuto, che si immagina provenire dagli altri nel caso in cui non si riuscirà a dimostrare la propria perfezione.
Paradossalmente, però, può essere considerata una “tentata soluzione disfunzionale”, perché provoca l’effetto opposto, infatti il tentativo di assumere il controllo porta alla perdita del controllo stesso.
C’è una storiella che spiega bene questo meccanismo: “Un millepiedi aveva sempre camminato senza alcun problema per le sue terre. Un bel giorno passò di li una formica curiosa e chiese al millepiedi come potesse riuscire a camminare così bene senza cadere: con tanti piedi per lei era un miracolo che non inciampasse in qualche ostacolo. Molto turbato da questa idea, il millepiedi cominciò a prestare attenzione a dove metteva ogni zampina, e in breve tempo non riuscì più a camminare”.
Verso l’(im)perfezione
Il perfezionismo può essere presente in ogni campo della vita: nel lavoro e nello studio, nelle relazioni personali, nello sport o nella musica, sull’aspetto esteriore o sul peso, sulla pulizia, sull’igiene personale e sulla cura della propria abitazione, nell’amicizia e nei comportamenti sociali.
Il perfezionismo può essere diretto verso se stessi, quando si tende verso un’eccessiva severità verso se stessi, che comporta, come conseguenza, un forte senso di frustrazione. Oppure il perfezionismo può essere diretto verso gli altri, quando si ha la pretesa di un completo adeguamento da parte degli altri ai propri standard di perfezionismo o quando non si riesce a delegare i compiti ad altre persone. Infine il perfezionismo può anche essere percepito come socialmente imposto, quando si ha la sensazione che gli altri abbiano aspettative esagerate su di noi e che sia necessario soddisfarle per averne l’approvazione.
Quando si entra nel loop del perfezionismo si tende ad evitare di svolgere una certa attività, a meno che non si sia certi di essere capaci di svolgerla perfettamente. Non ci si accontenta di un risultato fin quando questo non raggiunge lo standard di perfezione. Si rimandano le attività, per timore di non poterle eseguire al meglio. Si pretende una quantità di tempo oggettivamente eccessiva per svolgere una certa attività.
Per uscire da questo loop potrebbe essere utile indagare la natura del proprio bisogno di perfezione chiedendosi: “Di cosa ho paura?”, “Perché temo tanto l’errore?”. E’ anche importante crearsi delle priorità, ponendosi le seguenti domande: “Cos’è davvero importante per me?”, “Su cosa preferisco focalizzarmi e cosa posso fare senza per forza farlo alla perfezione?”.
L’errore e il fallimento sono insiti nella natura dell’essere umano. E’ impossibile raggiungere sempre l’eccellenza e vivere una vita priva di sbagli. Questo lo sappiamo e ce lo ripetiamo tutti, ma, a volte, ci resta comunque difficile da accettare, per questo parlarne con uno specialista può certamente aiutare a comprendere quali sono i propri disagi psicologici sottostanti e a sviluppare strategie per affrontarli e debellarli.
Dr Flavio Cannistrà
Co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy
co-Direttore dell’Istituto ICNOS
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Nardone, G. (2000): “Oltre i limiti della paura. Superare rapidamente le fobie, le ossessioni e il panico. Milano, Rizzoli.
Nardone, G. (2013: “Psicotrappole. Ovvero le sofferenze che ci costruiamo da soli: imparare a riconoscerle e combatterle”. Firenze, Ponte delle Grazie.