Per la psicosomatica cardiologica certi fattori emotivi e comportamentali sono decisivi.
Stress E Infarto: Come Ci Aiuta La Psicosomatica abbiamo visto come la mente influenza il corpo. Addirittura certi comportamenti mettono a repentaglio la vita, aumentando il rischio infarto.
Più in generale, però, il tuo stato emotivo può dare vere e proprie frustrate al tuo corpo, lasciando segni evidenti.
Ma tornando ai “problemi del cuore“, quali sono i fattori di rischio a cui si sono interessati gli studi di psicologia?
Innanzitutto, Depressione: Meno Farmaci, Più Psicoterapia
Pare che ne sia affetto tra il 20 e il 40% di chi soffre per patologie delle coronarie. Capita che alcuni medici sottovalutino o neghino questo disturbo, mentre un’adeguata psicoterapia della depressione aiuta anche dal punto di vista cardiologico.
Una spiegazione dell’elevato rischio nell’associazione depressione-malattie coronarie va ricercata nella scarsa collaborazione, nel clima di rinuncia in cui si cala spesso chi soffre di questo disturbo dell’umore, arrivando a seguire con irregolarità (o a non seguire affatto) la terapia farmacologica necessaria.
Secondo fattore, è il fumo di sigaretta, considerato da Littman “la causa di morte più evitabile della nostra società”.
«Lo so che smettere di fumare diminuisce il rischio di un infarto miocardico, ma questo che centra con la psiche?».
Centra nel momento in cui fumare è un comportamento complesso. Nel suo libro Come smettere di fumare, Branka Skorjanec (psicoterapeuta strategia) mostra come il fumare possa partire come tentativo di soluzione disfunzionale (un comportamento messo in atto per risolvere un problema, ad esempio il bisogno di sentirsi più sicuri e inclusi nel gruppo, che però non lo risolve: lo mantiene, oppure ne crea uno nuovo), rimanendo poi in atto sia per cause fisiologiche (stimolazione di sistemi neurologici al servizio del piacere), sia per cause comportamentali: appunto, l’abitudine.
E all’abitudine si lega l’inattività fisica.
Questo terzo fattore è fortemente connesso al rischio infarto (infatti un programma di riabilitazione fisica in chi ha un disturbo coronarico riduce del 25% la possibilità di morte) ed è altrettanto fortemente legato alla motivazione personale.
Ma c’è di più.
Muoversi, in generale, regala energia, dona forza, previene numerosi disturbi, stimola la creatività, infonde benessere e piacere. Accorgersi che basta poco per aumentare intensità, frequenza e durata di sensazioni e sentimenti piacevoli è il primo passo da compiere: il secondo è uscire di casa e cominciare.
E infine, ultimo fattore di rischio della nostra lista è lo stress sociale.
Fattori come un livello economico basso, la disoccupazione, il lavoro precario, la solitudine e la mancanza di sostegno familiare e sociale, sembrano favorire l’insorgenza di una malattia coronarica.
Se l’ultimo punto oggi ci tocca tutti più da vicino, tanto che in molti si rivolgono allo psicologo per ritrovare un proprio centro, un obiettivo e le forze e le risorse per raggiungerlo, sui primi puoi già iniziare a muoverti autonomamente, cominciando col fare piccole cose che spezzino i circuiti viziosi che li alimentano.
«Anche con la depressione?».
Sì. Se il rischio più grande è la rinuncia, rinunciare a rinunciare è il primo step che puoi attuare.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
Per approfondimenti:
Skorjanec, B. (a cura di). (2008). Come smettere di fumare. Milano: Ponte alle Grazie.
Trombini, G., Baldoni, F. (1999). Psicosomatica. Bologna: Il Mulino.
Porcelli, P. (2009). Medicina psicosomatica e psicologia clinica. Modelli teorici, diagnosi, trattamento. Milano: Raffaello Cortina.