Due giorni fa abbiamo visto il Cibo Per La Mente: Gli Effetti Della Dieta Sulla Psiche, per capire come la dieta abbia effetti tangibili sulla mente. Come detto, non ci si può limitare a pensare che mangiare sia solo una questione di ingerimento.
La percentuale di insuccesso delle diete va, secondo diversi studi, dal 50% al 95%. Un gruppo di ricerca guidato da Traci Mann, posto che fare una dieta può essere un percorso utile, benefico o addirittura necessario in diverse occasioni, ha studiato la letteratura in materia arrivando a diverse interessanti conclusioni, sintetizzate nel titolo del loro articolo: “le diete non sono la risposta“.
Penso che molto c’è da dire in materia, ma quello su cui mi voglio soffermare in quest’occasione sono 7 comportamenti che di sicuro faranno fallire una dieta.
Prima di tutto, un chiarimento.
Il presupposto da cui si parte è questo: le nostre azioni determinano successi e fallimenti. Quindi identificare comportamenti disfunzionali, cioè che non funzionano, è un buon modo per cambiarli e sostituirli con altri più virtuosi.
Altro punto essenziale, che è ovvio ma che è bene ribadire, è il fatto che queste righe non possono in alcun modo sostituirsi alle competenze di uno specialista del settore. Sono piuttosto una “contributo psicologico” alla dieta, ripresi da alcuni studi e in particolare rielaborati dal libro La dieta paradossale.
Veniamo allora a questi 7 comportamenti che porteranno la dieta a fallire.
- Più te lo vieti, più lo desideri: questo concetto è familiare a ognuno di noi. Chi più, chi meno, ci sono tutta una serie di situazioni in cui desideriamo qualcosa semplicemente perché è proibito – tanto che nel momento in cui non lo è più perde parte del suo fascino. Lo stesso vale per il cibo: il modo migliore per finire per ingozzarsi di un cibo è proibirselo severamente. Se invece potessimo concedercelo ogni tanto vedremmo il desiderio diminuire di intensità…
- Elimina il piacere dalla tua vita: Sant’Agostino ha detto che l’astinenza è molto più facile della moderazione. La dieta spesso è una privazione di piaceri: non solo devo mangiare poco, ma quel poco non deve nemmeno piacermi! E, esponenzialmente, molte persone (più di quante immagini) cominciano a privarsi anche di tanti altre sensazioni piacevoli, non connesse al cibo… Peccato che il piacere sia una delle quattro sensazioni fondamentali, quindi non puoi eliminarlo, pena una vita del tutto insoddisfacente. Come ha saggiamente detto lo psichiatra Matteo Rampin: non viviamo per essere felici, ma siamo felici per poter vivere.
- Se non ci riesci, lasciati andare: questo comportamento è frutto dei due precedenti, più che una scelta volontaria. Di fronte al fallimento della dieta a un certo punto si può arrivare a dire: “Non ci riesco? E allora mi abbuffo!”. Come dire: o tutto, o niente. Peccato che nella vita le misure estreme non siano quasi mai una saggia scelta…
- Brucia tutto ciò che mangi: mi sono fatto un gelato? Due chilometri di marcia. Un piatto di pastasciutta? Trenta vasche in piscina. Un banana split?! La Liegi-Bastogne-Liegi saltando su una gamba sola. Insomma, il principio “brucio ciò che mangio” non è molto saggio: l’attività fisica dev’essere, prima di tutto, un piacere (sennò torniamo al punto 2), e poi fatta con regolare precisione, e non con spasmodica ossessione.
- Se non vuoi tenerlo dentro, tiralo fuori: fa un po’ schifo, ma oggi è una moda: vomitare per dimagrire. Carino, se non fosse che vomitare crea un po’ di problemi, tra cui: ulcere esofagee, perdita di capelli, danneggiamento dei denti, imbruttimento generale (per mancanza di sostanze nutritive) ecc.
- Il Miracolo: quello che io chiamo Il Miracolo è qualunque promessa pubblicitaria più o meno esplicita di un effetto “facile & veloce“: pillole miracolose, diete incredibili dai nomi fantascientifici, rimedi “alternativi” di lontane civiltà. Signori, internet è troppo ben diffuso per avere ancora il dubbio: i miracoli non esistono (non se a prometterli è un essere umano). Per ottenere grandi risultati, bisogna investire grandi energie. Che non vuol dire “ammazzarsi di lavoro” o “faticare fino a morire” (che poi è la stessa cosa); vuol semplicemente dire che quando arriva il Mr. X di turno promettendo grandi risultati con sforzi irrisori dovremmo chiedergli di mostrarci nero su bianco le sue carte. Volendo reinterpretare una delle mie citazioni preferite: i miracoli competono solo Dio, tutti gli altri devono fornirci dei dati.
Quindi, addio dieta?
No, ma con un po’ di cognizione di causa in più riusciremo a capire quali comportamenti la porteranno quasi certamente a un grossolano fallimento.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
Riferimenti bibliografici
Nardone, G. (2007). La dieta paradossale. Milano: Ponte alle Grazie.
Mann, T. et al. (2007). Medicare’s Search for Effective Obesity Treatments. Diets Are Not the Answer. In American Psychologist, v. 62, N. 3, pp. 220-233.